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Il packaging del futuro è "bio"

23 aprile 2022

Il packaging del futuro è "bio"

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Gli imballaggi di domani: bio, sostenibili, ma anche efficaci e resistenti. A questo è dedicata la ricerca di Cecilia Fiorentini, piacentina di 28 anni, che ha appena discusso e ottenuto il titolo di PhD alla Scuola di dottorato Agrisystem dell’Università Cattolica. “Development of new bio-based plastics for the food packaging sector” è il titolo della sua tesi, legata al progetto europeo Newpack, che ha riguardato lo studio e lo sviluppo di nano-additivi naturali derivati da sottoprodotti, quali paglia di grano e gusci di gamberi, per essere aggiunti in miscele di bio-plastiche a base di PLA-PHB come agenti di rinforzo.

Dopo la laurea triennale e magistrale in Scienze e tecnologie alimentari in Cattolica a Piacenza, Fiorentini ha iniziato la ricerca di dottorato cercando di dare seguito a quella che è stata la sua tesi magistrale sulla valorizzazione dei sottoprodotti enologici, per concentrarsi poi sulle bio-plastiche, create quindi da fonti naturali.

«Il progetto ha tanti partner e conta su aziende che creano le bio-plastiche PHB - spiega la ricercatrice - all’interno di questo contesto il mio obiettivo è stato di produrre additivi che potessero migliorare le proprietà meccaniche del packaging, soprattutto la resistenza dei film realizzati. Ci siamo pertanto orientati verso la produzione di cellulosa a partire dalla paglia di frumento, dal momento che in letteratura è stato dimostrato come possa migliorare le proprietà meccaniche in bio-plastiche, le quali non si presentano tutte con le medesime caratteristiche».

Il nodo infatti è che il packaging bio deve potere competere come resistenza e affidabilità con quelli sul mercato che bio non sono. Il tutto nell’ottica della commercializzazione. «Occorre trovare delle strategie per questo fine» dice Fiorentini, il cui lavoro è stato rivolto anche allo studio di estratti naturali che possano avere funzione antimicrobica e antiossidante, da aggiungere nella bioplastica finale per ottenere il cosiddetto packaging attivo. Seguendo le attuali innovazioni nel settore del packaging alimentare, sono stati realizzati su scala semi-industriale anche materiali attivi grazie all’aggiunta di estratti commerciali naturali alle miscele di PLA-PHB per provare a estendere la durata di conservazione degli alimenti. «In generale - prosegue - i risultati ottenuti sono promettenti e rappresentano un buon punto di partenza per ulteriori studi e una futura commercializzazione».

Durante il dottorato, Fiorentini ha svolto anche ricerche all’Istituto italiano di tecnologia di Genova. Discussa a marzo la tesi, ora collabora con l’ateneo piacentino, ma già fissa il prossimo obiettivo. «Vorrei provare a lavorare in un’azienda, è un'esperienza che mi manca».

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Redazione

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