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L’arte della mediazione si impara in Cattolica

06 maggio 2022

L’arte della mediazione si impara in Cattolica

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Ci sono le due parti: cinque studenti da una parte del tavolo a impersonare i dirigenti e i legali dell’azienda Tao Motors, cinque dall’altra dove sono seduti gli omologhi della X Motor Corps Spa. Nel mezzo due mediatori professionali esperti: il commercialista Alfonso Lanfranconi e l’avvocato Annalisa Scrivani. A osservare il tentativo di risolvere la controversia commerciale, il docente dell’ateneo piacentino Antonino Barletta, ordinario di diritto processuale civile. È una simulazione, ma molto realistica, che permette agli studenti di Economia e Giurisprudenza di esercitarsi con lo strumento della mediazione, sul quale la stessa Guardasigilli Marta Cartabia punta per abbreviare i tempi della giustizia civile, assicurando decisioni da parte dell’autorità giudiziaria più rapide e quindi più incisive, in armonia con le indicazioni contenute nel Pnrr.

A essere coinvolti nel laboratorio sono infatti gli studenti di Giurisprudenza, nei panni dei legali delle parti, e quelli di Economia, nel ruolo degli imprenditori, a dimostrazione di come in Cattolica l’arma vincente sia ritenuta l’interdisciplinarietà, nel caso specifico quella proposta dalla doppia laurea di Diritto ed Economia della facoltà di Economia e Giurisprudenza del campus di Piacenza.

Il laboratorio sui temi della mediazione non è una novità per gli studenti piacentini, ma in vista della riforma della giustizia sta diventando strategico per la formazione dei futuri giuristi, che dovranno essere dotati di tutti gli strumenti necessari per risolvere le controversie sia fuori sia dentro i tribunali, maneggiando competenze sia di tipo giuridico che economico, come prevede la laurea attiva alla Cattolica.

«Introdurre la cultura della mediazione è fondamentale per risolvere le controversie in modo efficace» dice Scrivani, mentre Lanfranconi precisa come «più che abbreviare i tempi della giustizia, la mediazione introduce una modalità alternativa per risolvere le controversie». «In tribunale c’è un giudice e sotto di lui gli avvocati che difendono le parti - spiega - nella mediazione invece le parti sono gli attori principali, ci sono poi i legali e il mediatore, che rappresenta un facilitatore affinché si raggiunga la soluzione più gradita per entrambe le parti».

Il mediatore-facilitatore non spinge in una direzione o nell’altra, non promuove alcuna forzatura, sono invece le parti che devono decidere se accordarsi o meno, sfruttando il canale comunicativo aperto dal mediatore stesso. Quest'ultimo deve inoltre sapere leggere anche gli aspetti emotivi delle controversie, cogliere anche i significati del linguaggio non verbale.

Durante l’ultima simulazione gli studenti hanno discusso su di un caso specifico, l’interruzione del contratto finalizzato alla realizzazione del progetto di motore a idrogeno da svilupparsi negli anni a seguire, progetto sospeso per decisione dell’antitrust competente, in applicazione di una clausola presente nel contratto.

Per il docente Antonino Barletta l’idea alla base del laboratorio è di «non limitarsi ad apprendere nozioni, bensì di sperimentare e simulare, aspetti che fra l’altro fanno parte della formazione dei mediatori. Abbiamo importato in università una logica della formazione dei professionisti della mediazione».

E mentre i ragazzi, faticosamente ma con cipiglio, arrivano a una possibile soluzione della loro controversia, Barletta rivolto a loro dà un insegnamento che potrebbe risultare utile anche fuori dalle aule universitarie: «Il migliore modo per ispirare fiducia è manifestare fiducia negli altri».

Un articolo di

Redazione

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