NEWS | Brescia

«L’informazione è l’architrave della democrazia»

07 dicembre 2023

«L’informazione è l’architrave della democrazia»

Condividi su:

Due volte direttore del Corriere della Sera (dal 1997 al 2003 e poi dal 2009 al 2015), del Sole24Ore, di case editrici come Rizzoli e, attualmente, Longanesi ma anche il primo giornalista – curiosità – a pubblicare il suo indirizzo email.

Ha attraversato il mondo della comunicazione editoriale, dell’informazione e del giornalismo, Ferruccio De Bortoli, Presidente di Fondazione Corriere della Sera, che è stato ospite della sede bresciana dell’ateneo per fare dono della sua esperienza agli studenti di Storia delle istituzioni europee della facoltà di Lingue con la lezione aperta “Il mondo della comunicazione tra innovazione digitale e bisogno di informazione. Valori, esperienze, contaminazioni, rischi”. 

Il quesito «Perché i giovani non leggono più i giornali?» posto dai docenti Maria Paola Pasini e Angelo Martinelli ha dato il La ad una cavalcata attraverso le epoche ed i relativi mezzi giornalistici, punti vista, cambiamenti e criticità del settore, esemplificati anche attraverso fatti di cronaca passata e attuale.

Si è così scoperto che «I giovani forse non leggono più i quotidiani cartacei ma non è detto che non consultino fonti di informazione digitali alternative».

La transizione dall’analogico al digitale porta con sé fattori che sia chi produce che chi consuma informazioni deve tenere presente.

«La censura, ad esempio. Se ai tempi della sola carta stampata era semplice da attuare, gestibile in base alla coscienza e all’esperienza del giornalista, col digitale non esiste più. E cosa c’è di più subdolo e pericoloso di un calderone di informazioni inutili nel contesto delle quali quelle importati…scivolano via inosservate?» ha fatto notare De Bortoli.

Non solo, perché nell’era dei social e dei blog in cui il lettore è anche produttore di contenuti e non v’è più il gradino di separazione tra chi comunica e chi riceve, chiunque può scrivere il falso o l’incompleto e chiunque, giornalisti compresi, può cascarci.

«Ecco perché abbiamo bisogno di giornalisti che ci spieghino come stanno le cose. La libertà di informazione esiste solo in presenza del rispetto delle regole. Tant’è che informarsi correttamente costa fatica: non basta uno sguardo distratto al titolo di un sito web, serve leggere di un fatto considerando fonti e punti di vista diversi».

Che fare quindi? «Dubitare sempre - consiglia De Bortoli – perché anche ciò che è confezionato bene può essere falso».

L’informazione autorevole e ben fatta è dunque lo strumento che permette al cittadino libertà di scelta consapevole, senza essere un suddito, consegna al lettore un ordine di grandezza delle questioni. Preserva il diritto dei singoli di formare un proprio pensiero critico.

C’è poi la questione tutta contemporanea degli algoritmi che con la trappola della verosimiglianza portano a visualizzare contenuti in cui tutti la pensano in un certo modo, corroborando e confermando di fatto quel tipo di opinione.

«Per alimentare e trovare conferma dei nostri pregiudizi esistono infatti quantità di modi».

Nel mezzo vi sono i regimi politici che tendono a sopprimere la stampa libera poiché d’intralcio; la tempistività nel dare una notizia che non permette verifiche accurate a scapito della qualità; e questioni come i diritti soggettivi costituzionalmente in conflitto tra loro (pensiamo al diritto alla libertà d’espressione, alla privacy o all’oblio) ma di cui un buon giornalismo deve tenere conto tra etica professionale, coinvolgimento emotivo e la dimensione del distacco che deve avere la giusta grandezza.

Perchè se troppa sfocia nel cinismo, se troppo poca il rischiò è che l’empatia comprometta l’oggettività.

Un articolo di

Bianca Martinelli

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti