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L’Italia “brucia”, salute a rischio

28 luglio 2022

L’Italia “brucia”, salute a rischio

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Il cambiamento climatico sta danneggiando la salute delle persone. Pensiamo solo che le malattie sensibili al clima comprendono circa il 70% dei decessi globali, di cui quelle cardiovascolari costituiscono la percentuale maggiore (il 32,8%). Ma la cosa più grave è che l’impatto del cambiamento climatico sulla salute è in via di peggioramento e colpisce in modo schiacciante le comunità svantaggiate ed emarginate, aggravando disuguaglianze sanitarie già esistenti.

E in Italia gli scenari sono da allarme rosso: il Paese che sta pagando il prezzo più alto di questi cambiamenti climatici. Nel 2021, infatti, l’Italia è stato il Paese in area Ocse con il maggiore numero di incendi registrati: 1.422. Dopo la Turchia, il nostro è stato il secondo Paese per superficie bruciata con ben 159.537 ettari. Si tratta numericamente del dato più alto registrato nell’ultimo decennio.  E dagli incendi alle ondate di calore, il dato non cambia. Nel 2020 l’Italia ha segnato uno degli incrementi di temperatura maggiori in tutta Europa, con +1,54 °C rispetto alla media del periodo 1961-1990 e continua a surriscaldarsi più velocemente della media globale. 

Il Report

Bisogna quindi agire con rapidità attuando una veloce e decisa riduzione delle emissioni ed una strategia di risposta al cambiamento basata sulle evidenze scientifiche possono diminuire notevolmente i futuri rischi per la salute. Anche perché i benefici per la salute superano di gran lunga i costi delle azioni volte al miglioramento del clima. Strategie ben progettate per la riduzione delle emissioni di gas serra e per il rafforzamento della resilienza al cambiamento climatico, hanno risultati e benefici significativi per la salute e il benessere cominciando da: acqua, aria e suolo più puliti; miglioramento della salute mentale; comunità più attive e resilienti; diete più sane.

A lanciare l’allarme ai decisori politici affinché si intervenga con urgenza, come fatto per affrontare il Covid, è il report “Il cambiamento climatico in Italia: l’impatto sulla salute umana e i processi di adattamento” realizzato dall’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), nato nel 2019 dalla collaborazione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e la sede di Roma dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il Report, presentato venerdì 22 luglio da Chiara Cadeddu, coordinatrice scientifica dell’IIPH, ha fotografato lo scenario italiano alla luce del documento “Climate Change Is A Health Crisis”: «Occorre – ha sottolineato Cadeddu – costruire un sistema salute resiliente, implementando meccanismi di allerta e di risposta rapida e assicurando la disponibilità di risorse adeguate, con una governance dell’adattamento che sia coordinata a più livelli, in modo da creare sinergie tra il livello locale, regionale e nazionale».

La ricerca, evidenzia come l’impatto dei cambiamenti climatici sia fortemente dannoso per la salute e il benessere umano, soprattutto in Italia. I numeri sono infatti allarmati e sono confermati anche dal dato sempre più preoccupante legato alle vittime per i disastri climatici, che in Europa ha superato il numero di 650mila casi negli ultimi 50 anni. Dati che hanno appunto spinto gli esperti della sanità a lanciare un allarme alle Istituzioni. «Il Rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, pubblicato due mesi fa, è stato silenziato – ha evidenziato Walter Ricciardi, professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – in Italia non ha avuto alcun ascolto, eppure è strano, lo stiamo vedendo in questi giorni, perché il nostro è uno dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico e forse quello che necessita di più di interventi urgenti».


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