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La forza della fragilità

26 maggio 2022

La forza della fragilità

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Come state? Una domanda semplice, quotidiana, che ci sentiamo ripetere ogni giorno, ma alla quale difficilmente diamo il giusto valore. Una domanda però che, se colta nel suo significato più profondo, può aprire a spazi di riflessione inesplorati. 

Così hanno fatto gli studenti di quattro scuole secondarie delle province di Brescia (Liceo Classico Arnaldo e Centro Professionale AFGP Bonsignori di Remedello) e Bergamo (Licei Opera Sant’Alessandro e I.T.I. G. Marconi di Dalmine), che dopo aver vissuto due anni di isolamento, solitudine e distanza dovuti alla pandemia, hanno accolto dapprima con stupore e poi con impegno e consapevolezza la sfida di fermarsi e ascoltarsi, rispondere a quel Come state?, condividendo con i compagni di classe il loro sentire più intimo.

Una sfida, perché parlare di sé, raccontando le proprie fragilità e le ferite, anche quelle più dolorose, è tutt’altro che semplice, soprattutto nel periodo dell’adolescenza e dopo una lunga esperienza di chiusura, dove le relazioni sono state vissute a distanza.

Nella costruzione di uno spazio condiviso di ascolto caldo e accogliente, non giudicante, fatto di presenza, di corpi, sguardi e abbracci, i ragazzi hanno scoperto il valore trasformativo del raccontarsi in modo autentico, lasciando cadere le maschere che si indossano per non mostrarsi fragili, per nascondere paure e cicatrici. È proprio nella fragilità che accomuna l’esperienza di ogni persona, invece, che ci si può riscoprire forti e si può imparare a entrare l’uno nel mondo dell’altro, a spostare lo sguardo, a guardare l’altro e capire che quell’altro non è qualcuno da cui doversi difendere, ma qualcuno a cui tendere la mano o che, in quello stesso momento, già sta tendendo la sua. 

«Ci siamo presi per mano e insieme abbiamo camminato, tutti allo stesso passo» e dopo questa strada percorsa insieme «non siamo più gli stessi di prima»: questi alcuni dei pensieri condivisi dagli studenti delle classi che hanno partecipato al progetto Parole di cittadinanza per rigenerare la convivenza sociale.

Un progetto realizzato dall’equipe multidisciplinare dell’Università Cattolica, che ha coinvolto il Centro Studi di Pedagogia della Famiglia e dell’Infanzia (CeSPeFI) in collaborazione con lo staff del progetto di ricerca Genius Vitae.

Gli studenti hanno avuto infine la possibilità di narrarsi utilizzando un linguaggio a loro molto familiare, quello audiovisivo, per diffondere messaggi scaturiti dal fare insieme, che dalle aule scolastiche potranno poi riverberarsi nella comunità come parole generative per un modo nuovo di essere collettività.


 

Un articolo di

Sara Damiola e Paola Ronchi

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