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La riforma del processo civile riguarda tutti noi

16 maggio 2022

La riforma del processo civile riguarda tutti noi

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Si chiama processo civile, ma la sua riforma è qualcosa che non riguarda solo gli avvocati, bensì ogni famiglia.

L’incontro “Le linee generali della riforma del processo civile”, ospitato dal campus piacentino dell’Università Cattolica, ha posto subito in chiaro questo aspetto di non esclusività. Organizzato all’interno del corso di diritto processuale civile e introdotto da Anna Maria Fellegara, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, e da Marco Allena, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, l’incontro ha avuto come ospite Francesco Paolo Luiso.

Un’occasione ghiotta per entrare nei meandri dell’argomento, dal momento che Luiso è stato presidente della commissione che ha formulato le proposte della riforma. Quest’ultima, fra i tanti obiettivi, ne ha uno su tutti: rendere il processo civile più efficiente, meno lento.

Un esempio della necessità di un cambiamento di rotta giunge dal docente di diritto processuale civile Antonino Barletta, che ha moderato l’incontro. «Nella mia professione - dice - mi sono imbattuto in processi infiniti, ho assistito a parti che sono in causa da più di trent’anni con la pubblica amministrazione. Spesso sono imprese, che vedono pesare sui propri bilanci i ritardi della giustizia, anche perché devono creare fondi ad hoc da utilizzare a tal fine».

Uno stimolo per la riforma giunge dalla Commissione europea, che la considera uno step fondamentale per incentivare la crescita economica. Il perché lo spiega sempre Barletta. «L’inefficienza della giustizia civile porta costi per le imprese, per le banche e per tutti noi - dice - perché quando una banca ha degli incagli per i crediti, che restano non escussi per difficoltà legate ai tempi di esecuzione, deve ad esempio aumentare punti percentuali sui mutui. Il tasso di interesse non è uguale in tutta Italia, dipende invece dalle dinamiche locali e la differente efficienza dei tribunali nelle singole aree del Paese può dunque avere il suo peso».

Ecco allora che il tema della giustizia non dovrebbe interessare solo gli avvocati. Eppure, fa notare Luiso, «quando è uscita la notizia della nomina della commissione per la riforma del processo civile e del processo penale, anche gli organi specialistici di informazione hanno dedicato pagine alla commissione della riforma del processo penale, mentre a quella del processo civile è stato concesso tutto al più un trafiletto. Occorre una nuova consapevolezza del fatto che il tema del processo civile interessa anche imprese e cittadini».

Qualcosa però si sta muovendo. Grazie ai fondi del Pnrr lo Stato ha messo mano al portafoglio e ha preso impegni precisi che riguardano la riduzione drastica della durata dei processi: entro il 2026 dovranno durare il 40% in meno e il numero di processi arretrati dovrà ridursi del 90%. Un traguardo ambizioso, ma per il quale sono state messe sul tavolo ingenti risorse e l’assunzione di 16mila addetti per coadiuvare i giudici. Luiso ha poi parlato dei tanti aspetti che riguardano la riforma: dagli strumenti alternativi agli incentivi fiscali, fino ai nuovi strumenti a disposizione degli avvocati. Si è soffermato sul processo di cognizione che serve per dirimere le controversie, di cui lo stesso Luiso è membro della sottocommissione. Ma, soprattutto, ha risposto alle tante domande degli avvocati presenti, rassicurandoli sul fatto che la riforma migliorerà le inefficienze del processo civile, ma non intende intaccare quanto di buono, invece, già esiste.

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Redazione

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