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Fiducia, una macchina per costruire l’aurora

28 marzo 2025

Fiducia, una macchina per costruire l’aurora

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Cinque giorni nel segno della fiducia, «questa macchina per costruire l’aurora», come l’ha poeticamente definita il cardinale José Tolentino de Mendonça, protagonista di diversi incontri della seconda edizione di Soul, il festival di spiritualità promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Arcidiocesi di Milano. Dopo l’avvio nel 2024, con una serie di eventi incentrati sul tema della meraviglia, il titolo scelto per quest’anno ha spostato l’attenzione su un versante non meno urgente e delicato: “Fiducia, la trama del noi”.

Numerosi, anche questa volta, gli appuntamenti che hanno coinvolto docenti dell’Ateneo e autori della casa editrice Vita e Pensiero. Presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica, inoltre, si è svolta la cerimonia inaugurale del 19 marzo, protagonista lo scrittore israeliano David Grossman.

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Redazione

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«Essere oggetto di fiducia o avere fiducia – ha detto ringraziando gli organizzatori per l’invito - è una cosa decisamente buona, ma anche molto rara nel mio Paese, perché oggi in Israele dominano la rabbia, la violenza, il razzismo. Quando capita una cosa buona, uno si accorge di che cosa è stato privato. Se si riesce ad arrestare il sospetto e a superare stereotipi e generalizzazioni, diventa più facile coltivare la gentilezza».

David Grossman, quel salto nel vuoto verso la pace

«Quando uno nasce e trascorre la vita in un conflitto militare terribile come quello in cui io sono sempre vissuto – ha aggiunto Grossman - diventa un grande guerriero. È difficile avere un sentimento di speranza e leggere la realtà con gli occhi del nemico. Ma riuscire a ri-raccontare la storia significa innescare un dialogo e non essere intrappolati negli stereotipi, nei pregiudizi, nell’odio. Questo presuppone un prezzo incredibile: uscire dalle nostre ristrettezze mentali, non essere più sospettosi e monodimensionali nel nostro pensiero, non vedere più un unico livello di pensiero che è quello dell’odio, ma cercarne degli altri».

La fiducia è un tema chiave anche in campo economico come ricordato nel corso dei due eventi ospitati giovedì 20 marzo al Museo Diocesano. Nel primo sono intervenuti la rettrice dell’Università Cattolica Elena Beccalli e il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro.
 

Le banche e le strategie per riconquistarsi la fiducia

«La relazione in ambito finanziario - ha spiegato la professoressa Beccalli ricordando l’importanza del concetto di reputazione - si fonda sulla fiducia che la banca deve avere nei confronti del proprio cliente per erogargli il credito e che il cliente deve avere a sua volta nella banca per affidarle il proprio risparmio. Sta qui la vera essenza dell’attività bancaria. Del resto, è la stessa etimologia del termine “credito” a ricordarci che fare credito a qualcuno significa fidarsi di lui». Per Gros-Pietro la fiducia nelle banche – in calo – può essere risollevata intercettando i bisogni del territorio in cui ciascun istituto opera perché «nessuna banca può prosperare se non prosperano i suoi clienti».

A seguire, il dialogo tra Ivana Pais, professoressa di Sociologia economica del nostro Ateneo e Luigino Bruni docente di Economia politica della Lumsa di Roma, ha evidenziato come la fiducia sia una “moneta rara”. «Di fronte alla fragilità delle persone – ha spiegato Bruni nel sottolineare il passaggio dalla figura del manager a quello del consulente - le imprese, avendo capito quanto sia complicato amministrare lavoratrici e lavoratori giovani, hanno deciso di appaltare esternamente la gestione delle emozioni».

La fiducia, da moneta rara a nuovo modello economico

Negli ultimi tempi non sono però mancati modelli economici alternativi, in cui la fiducia ha ricoperto un ruolo determinante come ha ricordato Ivana Pais facendo riferimento all’avventura della sharing economy, una proposta di «risocializzazione dell’economia» che, per un certo periodo, ha avuto anche un forte richiamo per via del desiderio di «radicare gli scambi economici nelle relazioni personali».

Il legame tra economia e fiducia è andato in scena, domenica 23 marzo, al Piccolo Teatro, nel cuore di Milano, gremito per ascoltare il monologo titolo “La fiducia nel denaro: la rocambolesca storia di John Law”, scritto da Monica Capuani e letto in modo appassionato dall’attore Lino Guanciale. Un testo dedicato alla vita del pionieristico finanziere scozzese vissuto tra il ‘600 e il ‘700 e teorico del passaggio dalla moneta metallica a quella cartacea.

La fiducia nel denaro: la rocambolesca storia di John Law

Prima del reading, Alberto Foà, fondatore e presidente AcomeA SGR, e Andrea Boitani, docente di Economia Politica in Università Cattolica, hanno raccontato il senso del monologo e la sua declinazione nel nostro presente.

Il legame tra fiducia e democrazia è stato invece al centro dell’incontro animato dal sociologo dell’Università Cattolica Mauro Magatti e da Marta Cartabia, già presidente della Corte costituzionale e ministro della Giustizia. Al centro del dibattito due concetti spesso confusi, ma sostanzialmente diversi: il potere e l’autorità.

Non c’è democrazia senza fiducia

«L’autorità – spiega la giurista - è quella forma di esercizio di un servizio pubblico che fa funzionare il lavoro di altri, che non impone comando, ma permette ad altri di svolgere il loro ruolo. Le istituzioni di garanzia si basano su una fiducia accordata e su una fiducia ricevuta dai cittadini. Non è un caso se sono queste le istituzioni che, nei sondaggi, incontrano maggiore fiducia da parte dei cittadini». Per Magatti «l’autorità è ciò che puntella il presente, rispetto a ciò che si è consolidato nel passato. E in questo modo aiuta a tenere insieme la compagine sociale e a creare consenso sociale. Oggi c’è una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni». 

C'è ancora spazio per il Noi nell'epoca della bolla diabolica dell'algoritmo? È stato questo l'interrogativo a cui, sabato 22 marzo, hanno provato a rispondere i filosofi (e autori Vita e Pensiero) Miguel Benasayag e Mark Hunyadi. Per quest’ultimo «la fiducia, che era l’elemento fondamentale di ogni relazione tra le persone e che, in senso ancora più ampio, era la base stessa della convivenza civile oggi sembra non esserci più bisogno. Al suo posto abbiamo messo la sicurezza, con la relativa pretesa di essere al riparo da ogni rischio. Perché la fiducia comporta sempre una parte di rischio, lo sappiamo bene».

La bolla diabolica dell'algoritmo: c'è ancora spazio per il Noi?

Per Benasayag, però, «il vivente non può essere mai considerato un errore di sistema ed è il motivo per cui possiamo arrischiarci a prestare fiducia perfino al mondo digitale, pieno di insidie ma forse anche di ricchezze ancora inesplorate».

Il tema della fiducia nella lettura è stato invece al centro, nella giornata conclusiva del Soul Festival, domenica 23 marzo, dell’incontro con la neuroscienziata della Ucla University Maryanne Wolf, autrice VeP, e il sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione Antonio Spadaro. Per Wolf «serve empatia con gli autori perché dobbiamo trovare attraverso le loro parole il messaggio che è dentro di noi. Così troveremo il tempo, la trascendenza».

Fede poetica, l’incanto delle storie

Secondo Spadaro «il testo se non è letto non esiste, perché di per sé è un oggetto che non dice niente. È una presenza, è la stessa relazione personale a cui tu ti affidi. Nel momento in cui cominci a leggere, non ti stai relazionando a un testo per interpretarlo, ma stai facendo un atto di fiducia radicale in una storia che non è la tua».

«La fiducia è il fondamento delle nostre relazioni, della coesione sociale e della costruzione del futuro. Senza fiducia non c’è comunità, non c’è progresso, non c’è pace» Con queste parole la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha ricordato, in un video messaggio inviato al Soul Festival, il valore profondo del tema esplorato nell’edizione 2025. Perché è essenziale intrecciare esperienze, visioni e prospettive diverse, per valorizzare il dialogo come strumento di crescita e comprensione reciproca.

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