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La scomparsa di Angelo Giarda, maestro di Diritto processuale penale

10 maggio 2021

La scomparsa di Angelo Giarda, maestro di Diritto processuale penale

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Domenica 9 maggio il Covid ha causato la morte del professor Angelo Giarda, emerito di Diritto processuale penale dell’Università Cattolica e stimato avvocato penale del Foro di Milano. Avrebbe compiuto 81 anni il 1° giugno prossimo. I funerali del professor Giarda si terranno a Milano martedì 11 maggio, alle ore 11.00, nella Basilica di Sant’Ambrogio, adiacente alla “sua” Università Cattolica.

Laureatosi con il massimo dei voti all’Università di Pavia nel 1963, iniziò la carriera della docenza universitaria e in contemporanea, iscrittosi all’Albo nel 1967, l’attività professionale di avvocato.

Dopo esperienze accademiche presso gli Atenei di Pavia, Sassari e Trieste, nel 1983 divenne professore ordinario di Diritto processuale penale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, dove è stato maestro di vita e di scienza processuale penale per varie generazioni di studenti fino alla pensione nel 2012. Nell’a.a. 2016/17 divenne professore emerito. Per alcuni anni aveva anche professato l’insegnamento di Diritto penitenziario. Coniugando studio, docenza e professione, è stato autore di numerose pubblicazioni sugli istituti più importanti del processo penale.

Alla profondità degli studi univa dedizione, precisione e acume nell’attività professionale, unita a grande umanità, considerata la delicatezza dei casi che seguiva (tra i più recenti è stato il difensore di Alberto Stasi imputato per il delitto di Garlasco). Così nella professione è stato un modello per gli avvocati penalisti che lo stimavano per l’umanità e per la cordialità che ne hanno caratterizzato il tratto, rendendo piacevole la conversazione e il confronto con lui. È stato componente di Commissione di riforma del codice penale e del codice di procedura penale. Negli ultimi anni si è occupato con passione di temi come la riforma della giustizia e il miglioramento della difficile situazione delle carceri italiane.

A tal proposito di recente aveva auspicato che il legislatore, nella formulazione delle norme, tenesse conto non solo delle osservazioni dei magistrati ma anche dei “vecchi professori”, cioè di chi alla concretezza delle vicende aggiunge un impianto teorico basato sullo studio e sul confronto tra i vari istituti.


Il ricordo del professor Gianluca Varraso
«Ha sempre lottato per il rispetto delle garanzie di un giusto processo»

Angelo Giarda non è stato solo un grande professore e un maestro rigoroso, ma una persona di famiglia per tutti noi che abbiamo avuto il dono di averlo incontrato. Mi riferisco in particolare sia alla Scuola triestina di Giorgio Spangher, emerito di Procedura penale dell’Università di Roma La Sapienza, e di Roberto Edoardo Kostoris, ordinario di Procedura penale nell’Università di Padova sia a noi allievi milanesi della Cattolica.

La professoressa Paola Corvi, il professor Enrico Maria Mancuso e io abbiamo condiviso con lui in tanti anni una straordinaria esperienza, prima che professionale, umana.

È dentro di noi la sua passione e il suo impegno per educare al rispetto dei diritti fondamentali delle persone nel processo penale e di tutti gli uomini e le donne in carcere, invocando la effettività di tali diritti e non solo la loro declamazione formale.

Sempre ha voluto lottare, anche come avvocato, per il rispetto delle garanzie di un giusto processo, testimoniando e chiedendo lealtà a tutti i protagonisti della giurisdizione penale.

Ci ricordava spesso quanto si può leggere nella sala dell’Avogaria del Palazzo Ducale a Venezia, lui grande amante della storia e dei libri antichi: “Primum semper ante omnia diligenter inquirite: ut cum iustitia et charitate diffiniatis: neminem, condemnetis ante verum, et justu iudicium; nullum judicetis suspitionis arbitrio: sed primum probate, et postea charitativam sententiam proferte: et quod vobis no vultis fieri: alteri facere nolite”.

Ci mancherà tantissimo, come giurista e come uomo. La sua ironia ci allieterà sempre nei momenti difficili.

 

 

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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