Nel 2022 le differenze inventariali delle aziende del settore del Retail e della GDO hanno raggiunto in media l’1,38% del fatturato annuo, portando la stima del valore delle perdite a circa 4,6 miliardi di euro. Queste perdite derivano da furti e frodi, ma anche da errori amministrativi, scarti, rotture e altre inefficienze operative. A questo valore va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza o contrasto alle perdite, raggiungendo così un costo economico totale stimato pari a 6,7 miliardi di euro, l’equivalente di 114 euro per ogni cittadino italiano. Sono alcuni dei risultati dello studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2023” realizzato da Crime&tech, spin-off di Transcrime - Università Cattolica, con il supporto di Checkpoint Systems Italia e la collaborazione dell’associazione Laboratorio per la Sicurezza.
«Questo studio ha l’obiettivo di provare a quantificare le perdite e fornire alle aziende degli spunti di riflessione sulle soluzioni da poter adottare - ha commentato Marco Dugato, amministratore di Crime&tech e ricercatore di Transcrime -. L’ambizione è incoraggiare le aziende e i fornitori di servizi ad adottare sempre più delle strategie aziendali in tema di sicurezza che siano basate sulla raccolta e analisi sistematica di dati».
Lo studio
Questo studio si pone in continuità con le precedenti analisi svolte da Crime&tech a livello nazionale (La Sicurezza nel Retail in Italia, 2017 e la Sicurezza nel Retail in Italia, 2021) ed europeo (Retail Security in Europe – Going beyond shrinkage, 2019), sempre in collaborazione con Checkpoint Systems.
I dati presentati all’interno del report sono stati raccolti attraverso un questionario online distribuito a un campione di security manager appartenenti a 40 gruppi aziendali del settore Retail e GDO, per un totale di oltre 10.300 punti vendita. È stata realizzata un’analisi di informazioni su più di 103.000 singoli eventi criminali registrati in punti vendita di tutta Italia tra il 2021 e i primi nove mesi del 2023, per un valore totale della merce rubata o recuperata pari a oltre 4 milioni di euro.
In particolare, lo studio ha mostrato che nel 2022, il valore del costo economico totale causato dalle differenze inventariali e dal costo delle misure per contenerle è pari a 6,7 miliardi di euro (114 euro per cittadino). Questo valore evidenzia un aumento rispetto al dato stimato in studi precedenti. Inoltre, tra i settori considerati, Fai da te (2,00%) e Supermercati, Ipermercati e Discount (1,98%) sono quelli che registrano i valori più alti di differenze inventariali. Tuttavia, i valori rilevati devono essere considerati con cautela in quanto le aziende adottano diversi me¬todi per classificare e quantificare le perdite. Le aziende identificano la localizzazione del punto vendita come l’elemento in grado di influire in maniera più decisa sul valore delle differenze inventariali. A seguire ci sono altri elementi strutturali del punto vendita come la dimensione, il design, il numero di dipendenti, le misure di sicurezza adottate e l’estensione dell’assortimento.
Le differenze inventariali nel 48% dei casi sono di natura sconosciuta, mentre nel caso delle differenze con origine conosciuta, la causa più frequente è rappresentata dai furti esterni, seguiti da furti interni, scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e frodi commesse da fornitori.
Cause delle perdite
Tra i furti esterni prevale il taccheggio, seguito dal furto con scasso e dal furto di necessità. Rapine e frodi sono invece le modalità indicate come meno frequenti. Rispetto al 2021, l’82% delle aziende intervistate ha registrato un aumento dei casi di taccheggio nei propri punti vendita. L’incremento è stato rilevato da aziende di tutti i settori. Secondo il 53% dei rispondenti, sono aumentati rispetto al 2021 anche i furti di necessità, che avevano già registrato un aumento dal 2019 al 2020.
Il valore medio della merce rubata o recuperata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 40 euro. Questo valore varia però significativamente in base ai settori merceologici considerati. I modi operandi più utilizzati dai taccheggiatori sono la tecnica del grab and run e la rimozione delle etichette antitaccheggio. Lombardia e Lazio sono le regioni dove il valore totale della merce rubata è più alto, ma a livello di singolo episodio i valori medi più alti sono stati registrati in Trentino-Alto Adige, Calabria e Abruzzo.
Secondo i rispondenti al questionario, il 60% degli eventi di taccheggio sono riconducibili ad attività di Organised Retail Crime, ovvero all’azione di gruppi di due o più persone che si associano per derubare o frodare le aziende del settore Retail e GDO in maniera pianificata, sistematica e ripetitiva, con la principale finalità di rivendere illecitamente la merce sottratta.
La maggioranza degli autori di reato identificati è di genere maschile, soprattutto nei settori Elettronica di consumo e Fai da te. D'altra parte, la categoria dell'Abbigliamento fast fashion mostra una maggior presenza di autrici di reato di genere femminile.
Per quanto riguarda le frodi esterne, i rispondenti indicano il wardrobing, lo scambio di etichette dei prodotti e i mancati pagamenti al self-checkout o self-scan come le modalità più comuni.
La diffusione di sistemi alternativi di checkout è una tendenza consolidata all’interno del settore Retail e GDO. L’adozione di questi sistemi, oltre a presentare dei vantaggi, espone le aziende al rischio di furti o errori in buona fede.
La modalità più frequente di frode online è il furto d’identità.
Furti e frodi interne sono la seconda causa di natura criminale delle differenze inventariali. Le modalità maggiormente rilevate sono il furto della merce a opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale o parziale degli scontrini, il furto di denaro dalla cassa e il reso di merce fraudolento. I cassieri risultano essere i dipendenti più frequentemente coinvolti.
Relativamente ai furti e frodi da fornitori, la maggior parte dei rispondenti affermano di aver subito furti o frodi da parte di fornitori di servizi logistici (83%), come corrieri e trasportatori, e due terzi degli intervistati ha registrato furti o frodi da parte di fornitori di altri servizi (66%), quali ad esempio società di sicurezza, pulizia e vigilanza.
Prodotti più rubati
I prodotti più rubati con più alto valore economico per settore merceologico sono: i capispalla e maglieria (Abbigliamento), gli alcolici e tonno e carne in scatola (Supermercati, ipermercati e Discount), le calzature e occhiali (Calzature e accessori), smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile (Elettronica di consumo) e gli accessori per le smart-home e utensili elettrici (Fai da te).
I prodotti più rubati per numero di pezzi per settore merceologico sono: i cosmetici e la maglieria (Abbigliamento), gli alcolici e i salumi e formaggi (Supermercati, Ipermercati e Discount), le calzature e gli occhiali (Calzature e accessori), gli accessori per la telefonia mobile e le pile (Elettronica di consumo) e le spine e prese elettriche e la colla (Fai da te).
Per approfondimenti sui dati del report, comprese le misure di contrasto e di prevenzione si può consultare il Rapporto completo alla pagina dedicata sul sito di Transcrime.