Giocano a scacchi da quando sono bambine. La passione per la scacchiera è cresciuta negli anni insieme con loro e ora che sono studentesse dell’Università Cattolica, Bianca e Giorgia sono convinte che proprio il gioco degli scacchi regali loro una marcia in più nelle decisioni quotidiane, così come in quelle più importanti, rendendole più riflessive e razionali.
In occasione della Giornata mondiale degli scacchi, che si celebra il 20 luglio, Giorgia Mattiello, originaria di Vicenza e iscritta al corso di laurea in Economia e gestione aziendale e Bianca Baldassarri, di Savona, iscritta invece al secondo anno del corso di laurea in Economia delle imprese e dei mercati, ci raccontano la loro passione per il mondo degli scacchi, un mondo che – a detta di entrambe – mette alla prova, spinge al confronto, fa riflettere e stimola, al contempo, una grande prontezza di riflessi.
«Giocare a scacchi è sempre stato un momento di condivisione con la famiglia e di incontro tra amici» racconta Giorgia, specificando che si accosta alla scacchiera soprattutto «durante il periodo estivo, alla sera, nel tempo libero» e sottolineando che le partite a scacchi sono notevolmente aumentate per lei durante la pandemia, nel corso dei lunghi lockdown.
Lo definisce invece «un gioco di logica, strategia e premeditazione» Bianca, che ha iniziato a praticarlo quando era piccola e ci «giocava soprattutto con il nonno». In particolare, Bianca sottolinea quello che da anni studi scientifici asseriscono, vale a dire che cimentarsi nel gioco degli scacchi aiuta a migliorare le proprie facoltà mentali, allena – per così dire – il cervello. Durante una partita, infatti, si elaborano strategie che poi devono essere ribaltate in piani alternativi, a fronte della mossa inaspettata dell’avversario, e ci si focalizza costantemente sull’obiettivo finale. Tutto questo sapendo mantenere sempre la calma come osserva Bianca che confessa quanto tutto questo le sia stato utile nella preparazione degli esami universitari: «Perché nello studio di qualsiasi materia non serve imparare solo a memoria le nozioni, che molto probabilmente dopo l’esame dimenticherai. Al contrario è fondamentale saper ragionare, comprendere la logica che c’è dietro quel che si deve apprendere e per questo giocare a scacchi è il modo migliore per imparare a pensare». Proprio in virtù di questo Bianca si sente di consigliare a coetanei - e non – il gioco degli scacchi. «Allena la mente a ricevere e rispondere a continui stimoli e poi è un passatempo divertente, dove non si finisce mai di imparare nuove tecniche, nel quale vince chi è più astuto, logico, perspicace».
♙ A lezione dall’Accademia ♙
La passione di Giorgia e Bianca per gli scacchi quest’anno è stata alimentata grazie all’opportunità offerta dal Collegio Marianum dell’Ateneo – dove entrambe le studentesse risiedono – che ha promosso un corso tenuto da un esperto dell’Accademia Scacchi Milano.
L’idea di organizzare una serie di lezioni di scacchi – ha spiegato Chiara Cardiliano, vicedirettrice del Marianum – è nata dalla volontà di integrare il progetto formativo del Collegio con alcune iniziative finalizzate a sviluppare competenze trasversali, le cosiddette “soft skills”, oggi sempre più rilevanti per studenti e laureandi che devono inserirsi nel mondo del lavoro. Tra le varie attività proposte dal Marianum – che hanno spaziato dal corso di dizione, a quello di primo soccorso, alla redazione di un efficace curriculum vitae – le lezioni di scacchi, tenute dall’istruttore Elia Mariano dell’Accademia Scacchi Milano, hanno riscosso interesse ed entusiasmo arrivando a coinvolgere circa 25 studentesse. Tanto che per il prossimo anno già si sta pensando di organizzare un secondo corso, di livello avanzato.
A conclusione del corso è stata organizzata anche una visita all’Accademia Scacchi Milano, che si trova in Via De Amicis 17, molto vicina alla sede della Cattolica di largo Gemelli, e anche lì – come hanno raccontato Giorgia e Bianca – le studentesse hanno potuto sfidarsi in qualche partita.
Sfide, partite, giocatori sono tutti termini che appartengono all’ambito sportivo perché gli scacchi, anche se può sembrare curioso, sono uno sport, una vera disciplina sportiva riconosciuta dal Coni.
Una pratica sportiva che alimenta la logica, aiuta i ragionamenti complessi, migliora la memoria di medio e lungo periodo e che vanta una nobile origine.
Nel Medioevo gli scacchi erano infatti considerati gioco d'ingegno, un sottile e ricercato passatempo dei re e dei nobili. L'origine degli scacchi risale all'India del VI secolo, da cui si diffuse verso l'Oriente e, attraverso la Persia, verso l'Occidente. Il domenicano Iacopo da Cessole, nel suo "Ludus scacchorum" realizzato all'inizio del 300, utilizzò gli scacchi come metafora di tutta la società medievale: la scacchiera è la città dove si muovono i rappresentanti di tutte le classi sociali, con i loro vizi e le loro virtù. Il gioco degli scacchi era talmente popolare nel Medioevo da essere rappresentato su numerosissimi cofanetti e su copertine di specchi in avorio del XIV e XV secolo, sempre giocato da re, dame e cavalieri, a testimonianza di quanto fosse diventato il simbolo dell'aristocrazia.