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Vedere con gli occhi degli altri
Al via martedì 18 febbraio un ciclo di video-incontri, promossi dal Creleb, dedicati alla cultura libraria e rivolti a insegnanti e bibliotecari
| Francesco Chiavarini
05 settembre 2025
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Il 6 settembre 2025 ricorrono i cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri (Porto Empedocle,1925– Roma, 2019), scrittore di fama internazionale, protagonista della narrativa italiana negli ultimi decenni, nonché regista e autore teatrale e radiofonico. Come scrittore di gialli, Camilleri ha reso celebre il personaggio del commissario Montalbano, attraverso la sua serie di romanzi ambientati in Sicilia. In occasione del centenario, il professor Dante Liano - docente di Letterature ispano-americane e direttore scientifico del “Dìa Negro”, il tradizionale appuntamento annuale dell'Università Cattolica dedicato al noir – traccia un ritratto di Camilleri, descrivendo quali sono le sue principali innovazioni in questo genere letterario.
La poesia discende su un'opera, non importa la forma. Può essere in versi, ma anche in prosa, come in un dialogo teatrale, e c'è poesia anche nella musica, nell'architettura, nella pittura. Lo Spirito, dice Borges, è un Amanuense assoluto e la sua grazia si diffonde tra alcuni eletti toccati da quella magia. Andrea Camilleri possedeva quel dono, o forse era posseduto da quel dono.
Basta ascoltare il suo discorso al momento della consegna del Premio “Pepe Carvalho”: lì racconta il suo rapporto con Manuel Vázquez Montalbán e come, il giorno in cui seppe della morte dell'amico, ricevette una copia dell'ultimo libro, tradotto in italiano, dell'autore catalano. Con straordinaria efficacia, Camilleri racconta che il libro si intitolava Happy End. Ma la storia non finisce qui. E conclude l'aneddoto con una frase singolare: “Grazie, Manolo. Messaggio ricevuto”. È vero che Camilleri e Vázquez Montalbán hanno avuto una stretta amicizia che andava oltre il semplice ambito letterario. Tuttavia, i punti di contatto tra i due scrittori sono numerosi e vanno oltre l'omaggio che Camilleri ha reso all'amico, chiamando Montalbano il protagonista di numerosi romanzi polizieschi. Entrambi coincidono nella saggezza narrativa e nell'efficiente costruzione dei loro racconti. Inoltre, i loro eroi sono personaggi dal carattere forte e dai tratti quasi funambolici. Carvalho e Montalbano sono appassionati di gastronomia e questa caratteristica è piuttosto singolare nella storia del romanzo poliziesco. Carvalho è un amante della buona cucina e si diletta nella preparazione dei suoi piatti preferiti, non tutti catalani. Montalbano ha un gusto rigorosamente siciliano, stimolato dalle prelibatezze preparate dalla devota Adelina.
"Il cielo nelle stanze", Camilleri al Gemelli (18/11/2010)
Si potrebbe ipotizzare che, in questo e in altri aspetti, siano proiezioni dei loro creatori. Infatti, il radicalismo antifranchista di Carvalho deriva dalla militanza politica di Vázquez Montalbán. Allo stesso modo, la critica al socialismo e al processo di transizione spagnolo riflette lo scetticismo marxista dell'autore. Il punto di incontro con Camilleri sta nel fatto che la critica sociale non viene abbandonata, ma affinata. Un'altra ipotesi possibile è che entrambi gli autori potrebbero essere debitori della lezione di Sciascia, il cui magistero si estende anche agli autori ispano-americani.
"Il mio primo romanzo? È nato al Gemelli" | Vita e Pensiero
Tale lezione recita che il primo impegno risiede nel creare opere di eccellente fattura che, proprio per questo, possono toccare un altro impegno: l'impegno civile. Da lì, Camilleri ottiene una singolarità che lo eleva a livelli diversi. Come alcuni autori, crea un linguaggio che è, come ogni linguaggio, una configurazione fittizia, una creazione tutta sua: il presunto dialetto siciliano di Vigata. L'arte di Camilleri sta nel farci credere che quella creazione linguistica sia il vero siciliano. Non solo, la seduzione suprema sta nel far credere al lettore di essere in grado di comprendere tale dialetto: una meravigliosa operazione magica che coinvolge l'autore, il testo e il lettore. Con un'aggiunta ancora più favolosa: l'elevazione di quel dialetto fittizio a lingua letteraria, in modo che quell'artefatto sia totalmente e completamente verosimile. In questo modo, realizza l'operazione artistica di elaborare opere la cui verità letteraria è così intensa da creare, con quell'illusione, una bellezza autentica e inoppugnabile.
Un articolo di
Docente di Letterature ispano-americane e direttore scientifico del “Dìa Negro”