“Sei la piccola stella che porto/ nei momenti in cui non ho luce”. Questa strofa della canzone Piccola stella di Ultimo racconta un po’ quello che era Elisa, una ragazza speciale che i compagni di corso descrivono come un angelo e come una maestra perché questo era il suo sogno, insegnare ai bambini, ma anche perché da lei si poteva solo imparare. A sorridere, ad ascoltare, ad essere gentili, altruisti e generosi.
Elisa era una studentessa dell’Università Cattolica che se n’è andata nel sonno a ventiquattro anni l’11 aprile, lasciando smarriti i genitori e il fratello Alessandro. Era arrivata al termine del corso di laurea magistrale in “Scienze della formazione primaria” e per questo l’Ateneo ha scelto di consegnare un attestato ai genitori giovedì 29 giugno, alla presenza del preside della Facoltà di Scienze della formazione Domenico Simeone in quanto “è risultata in possesso di tutti i requisiti necessari a presentare la domanda di ammissione all’esame di laurea”.
La sua dipartita ha lasciato attoniti tutti, parenti e tantissimi amici, per l’abbraccio amorevole e corale che ha stretto e stringe la sua famiglia da quel giorno. Le note che risuonano nelle parole dei genitori, nei pensieri e nei racconti di docenti e amici sono leggere e inebrianti, proprio come lei che, ovunque andasse, lasciava segni di gioia e ottimismo. «E d’altronde - ha detto la mamma Carmelina - cosa potevi aspettarti da una ragazza che scriveva “La felicità è una direzione, non un luogo”?».
La sua vita è stata piena e intensa. «Elisa aveva una sensibilità profonda - ha aggiunto la mamma -, era capace di guardare dentro alle persone e portare un po’ di luce. Amplificando e dilatando il tempo (l’abbiamo capito dopo) riusciva a trovare spazio per tutti e tutto: la famiglia, gli amici, lo studio, il divertimento, le sue passioni e i suoi interessi».
E la colonna sonora della sua vita è stata la musica. «A ogni foto e a ogni video in cui immortalava i tanti momenti speciali sapeva abbinare la canzone giusta. La sua guida, maestra anch’ella di nome Elisa, lo sapeva così bene che durante il funerale le ha dedicato un bellissimo ricordo sulle note di Come un pittore, canzone dei Modà amata da Elisa che ha dipinto di colore la sua vita e quella di chi era intorno a lei».
«Viveva sopra le righe, non so come dire, aveva un rapporto “superiore” con le cose materiali che venivano dopo tutto il resto» - ha detto il papà Ilario ricordando un episodio emblematico della vita di Elisa. «Quando arrivavamo in montagna io avevo sempre fretta di fare qualcosa ma lei insisteva per andare a trovare una signora novantenne e mi diceva “Papà, dieci minuti non ti costano nulla, lei è contenta e poi tu puoi continuare a lavorare”».
Elisa aveva dalla nascita problemi di salute ma sembrava che fosse altro a guidarla nella vita, qualcosa di molto più grande della materia, qualcosa che la rendeva capace di amare in modo semplice e incondizionato. «Sembrava che si alzasse ogni giorno pensando che se ne poteva anche andare serenamente» - ha aggiunto il papà.
E anche nelle sue parole c’era traccia di questo “oltre” che la caratterizzava. «Le cose importanti per lei erano vivere l’oggi perché la vita può cambiare da un momento all’altro, e tenere tutti insieme. Questa è la sua eredità» - ha concluso la mamma con cui Elisa aveva un legame speciale, come se fossero, oltre che madre e figlia, anche amiche e sorelle.