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“Lolita, Teheran e noi”. Oltre il velo, oltre l’ingiustizia

17 novembre 2023

“Lolita, Teheran e noi”. Oltre il velo, oltre l’ingiustizia

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Un filo rosso scorre tra i tre saggi contenuti in Lolita, Teheran e noi, edito da Vita e Pensiero e presentato nel campus milanese dell’Università Cattolica giovedì 16 novembre durante l’incontro “Oltre il velo: leggere Lolita a Teheran oltre l’ingiustizia” nell’ambito di Bookcity. «Il tema comune è legato alla letteratura come luogo in cui è possibile ragionare e trovare la vita anche parlando di morte, di abuso di potere, di codici della legge che limitano la libertà» - ha dichiarato la coordinatrice della Scuola di giornalismo dell’Ateneo Laura Silvia Battaglia, introducendo l’incontro. 

Il libro, attraverso i contributi di Emanuele Trevi, Luciano Manicardi e Claudia Mazzucato, crea connessioni tra i due testi Lolita di Nabokov e Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi esplorandone le dimensioni letteraria, giuridica, politica.  

A vent’anni dalla pubblicazione del libro della Nafisi, che racconta di un seminario clandestino che l’autrice aveva tenuto nel salotto di casa con sette studentesse per leggere e discutere di opere letterarie occidentali (tra cui Lolita di Nabokov), la figura della donna narratrice e liberatrice ha una forte connessione con le donne iraniane dei giorni nostri «che decidono di sfidare l’autorità e accettano anche di morire per questo - ha aggiunto la giornalista -. È recentissimo l’episodio di Armita Geravand, la sedicenne portata fuori a forza dalla metropolitana a Teheran dalla polizia perché non portava il velo, picchiata fino alla morte cerebrale lo scorso 28 ottobre 2023. E le autorità hanno imposto il silenzio alla famiglia». 

Luciano Manicardi, biblista e monaco già priore della comunità di Bose, ha spiegato che «l’idea di Lolita a Teheran e noi è nata proprio allo scoccare dei vent’anni dall’uscita del libro della Nafisi. Abbiamo pensato che una rilettura del testo potesse essere utile perché la letteratura è capace di dire la realtà e anticipare eventi».

A proposito della giustizia e di come viene applicata, Claudia Mazzucato, docente di Giustizia riparativa e Giustizia penale in Università Cattolica, ha affermato che «la legge può essere concepita in due modi opposti: la legge dei totalitarismi, individuali o politici, che schiaccia e rende l’individuo non solo non protetto ma anche vittima; e quella democratica, che può punire ma anche vietare. Occorre ricordare che il diritto penale serve per proteggere e che un reato in una democrazia non è mai l’atto trasgressivo ma l’atto offensivo, diversamente cadiamo nell’atrocità dei crimini della disobbedienza. Non dobbiamo sentirci sudditi della legge da seguire ciecamente». 

Proprio come nel caso della Lolita di Nafisi, la cui esistenza è stata confiscata nel momento in cui l’autorità le ha imposto la sudditanza. «A casa della Nafisi le ragazze si svelano e dall’essere identiche in partenza si colorano poi della loro unicità. Il velo diventa così un’espressione della propria libertà». Quello che emerge dal regime totalitario è invece proprio l’abuso. «A livello politico il regime si impossessa del corpo (la tua vita è mia, sono io che decido come ti vesti, se ti puoi truccare o no, come mangi e se lo fai in modo provocante) e dell’anima. E questa intrusione nell’intimo emerge bene nei due testi di Nabokov e Nafisi» - ha commentato Manicardi.

La letteratura aiuta a capire sempre qualcosa in più della giustizia che è così difficile da raggiungere. «La legge ha il compito di dare un’indicazione lineare, mentre la vita è fatta a curve» - ha commentato la penalista -. Il compito del diritto non è quello di giudicare i singoli fotogrammi ma tutto il film e solo allora si comprende». Allo stesso modo gli esseri umani giudicano e si indignano in modo ipocrita di certi scandali, avendo però una visione libertaria delle azioni e giustificando solo le proprie. 

Un’ultima sollecitazione alla luce delle recenti vicende dell’Iran è arrivata dalla giornalista moderatrice rispetto al rapporto che intercorre tra le donne raccontate nei libri dedicati a Lolita e le ragazze che oggi rivendicano la propria libertà sui social.  

Secondo Manicardi «c’è una storia iraniana di figure femminili liberatrici e combattive e quello che le ragazze del seminario della Nafisi facevano di nascosto è ciò che adesso si fa anche in pubblico a rischio della vita. Oggi non è in atto una lotta di classe ma di vita, una lotta per la felicità che coincide con il diritto di vivere». La capacità espressiva e la libertà delle protagoniste dei libri sono le stesse delle ragazze di oggi e «questo fa paura al regime perché contiene la vita e la sua forza - ha concluso Mazzucato -. Le giovani iraniane manifestano una dimensione generativa rischiando la vita senza inneggiare al sacrificio». 

Le ingiustizie e la complessità della realtà attentano alla nostra capacità di rispettare la dignità inalienabile di ogni essere umano e questo richiamo, ascoltando le parole degli autori di Lolita a Teheran e noi è risuonato forte e chiaro nel pubblico.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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