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Mediazione familiare, come accompagnare la transizione del divorzio

04 aprile 2022

Mediazione familiare, come accompagnare la transizione del divorzio

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La mediazione familiare, con i valori che ne sono alla base quali la solidarietà, il rispetto tra i coniugi, il bene della prole, è sempre stata al centro dell’attenzione scientifica e didattica dell’Università Cattolica e in particolare del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia. 

In questa prospettiva è nata la pubblicazione La mediazione familiare. Indicazioni e strumenti per accompagnare la transizione del divorzio (Franco Angeli 2021), curata da Costanza Marzotto, Paola Farinacci, Marta Bonadonna, e presentata il 28 marzo dalle coautrici e dagli esperti invitati a illustrare i temi dal punto di vista clinico, giuridico, giudiziale, evidenziandone le criticità ed esponendo le riflessioni su quanto raggiunto e le proposte per un’evoluzione di tale istituto.

Nell’introdurre i lavori e dare il saluto a nome del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, il direttore Camillo Regalia ha fatto riferimento a tutti coloro che tramite il master organizzato in Cattolica dalla professoressa Marzotto e giunto alla XIII edizione, si sono formati per dare un aiuto alle famiglie. Ha poi ricordato il professor Vittorio Cigoli, recentemente scomparso, che ai temi del divorzio e della separazione ha dedicato studi ed energie. 

Apprezzamenti alla professoressa Marzotto sono stati rivolti anche dalla professoressa Eugenia Scabini, direttore della collana Psicologia Sociale e Clinica Familiare delle Edizioni Franco Angeli, che l’ha riconosciuta «pioniera di tali studi finalizzati ad una elaborazione culturale che vede il divorzio come un fenomeno in movimento per uscire dalla crisi coniugale in modo positivo con la fiducia e la speranza che i legami futuri possano dare nuova linfa alla vita familiare in modalità diversa». In collegamento video è poi intervenuta Elena Garbelli, Presidente della Società Italiana di Mediatori Familiari che ha ribadito l’importanza della formazione permanente per i mediatori «al fine di rendere la loro posizione imparziale, neutrale, equidistante, intervenendo con intelligenza appassionata nella mediazione dei conflitti con un provvedimento preventivo che non crei una esasperazione del conflitto e del conseguente disagio».

La parola poi è passata agli esperti nei loro ruoli clinici e accademici per andare oltre le vicissitudini familiari dell’amore e del dialogo. 
L’aspetto clinico è stato affidato a Simona Taccani, psichiatra, psicoterapeuta e psicoanalista, direttore del Centro di Ricerca di Psicoterapia Milano, la quale ha evidenziato quel clima di conflittualità senza regole, dove tutto è giocato, anche il linguaggio, su un terreno di belligeranza che può sfociare in situazioni di violenza. «Molto fa lo sviluppo psichico delle parti. In particolare, va sottolineata la valenza terapeutica della mediazione familiare, in quanto comporta cura e accompagnamento in una funzione curante».

Sotto il profilo giuridico Andrea Nicolussi, docente di Diritto civile della famiglia e dei minori, componente della Commissione per i decreti attuativi sulla legge delega dei processi civili, si è soffermato sulla tutela del minore tramite la mediazione familiare prima che la crisi familiare scivoli in conflitto. «In generale il diritto guarda al passato e non si preoccupa della prospettiva futura, mentre nella mediazione c’è il bene della relazione tra le parti e il guardare al futuro con una prospettiva nuova. Nella mediazione ci sono profili di carattere psicologico con aspetti peculiari rispetto alla dimensione giuridica. Non c’è contrapposizione tra diritto e mondo delle relazioni. Il mediatore è neutrale ma non è neutro, la legittimazione del suo agire è esplicitamente funzionale a consentire che il coniuge raggiunga un accordo con particolare riferimento all’interesse materiale dei figli». Circa gli accordi raggiunti ha poi detto che «il dialogo deve essere maggiormente avallato dal diritto, attraverso la mediazione l’accordo dovrebbe avere efficacia diversa rispetto ad un accordo qualunque. L’auspicio è quello di un rapporto armonico tra diritto e mediazione. Lo scopo della mediazione è di aprire spazi autoregolativi per cui l’incontro tra diritto e vita non deve essere legato ad automatismi da algoritmo. Occorre prevedere un rapporto personale tra uomo e uomo, mai la prevaricazione soprattutto se a scapito dei figli».

Sull’applicazione dell’istituto ha parlato Anna Cattaneo, presidente della IX sezione civile del Tribunale Ordinario di Milano, che ha espresso la sua fiducia nella mediazione (disciplinata dal legislatore con un articolo inserito nel codice civile nel 2006 e ripreso dalla riforma del 2012 e 20139) «a condizione che sia supportata da un adeguato consenso informato che le parti debbano avere prima di iniziare un giudizio in modo tale da evitare l’esasperazione del conflitto in vista di una soluzione finalizzata al bene comune di tutti senza particolari traumi».
 

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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