È il momento di osservare il nostro corpo e di capire cosa siamo diventati a quasi due anni dall’inizio dell’emergenza. È quanto si propone di fare il convegno “Il corpo in gioco”, in programma giovedì 4 novembre e organizzato dalla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Piacenza, a cui partecipano docenti e studenti dei licei e degli istituti superiori.
Dopo mesi di restrizioni, che hanno imposto distanze, nascosto il volto e limitato gli spostamenti, riflettere sul corpo significa fare il punto sui cambiamenti che si sono verificati nel sistema di relazioni, a partire da quella con se stessi. Per lunghi periodi ci si è abituati a vedere i nostri corpi rappresentati soltanto dalle immagini di noi stessi dentro le nostre case: lontano dalle persone più care e dagli amici. I corpi hanno sofferto, pianto, percepito la solitudine, immaginato e desiderato rivedere gli altri, ora occorre ripensarli dopo un’esperienza che ha visto tutti “sulla stessa barca” e che trova i cittadini certamente cambiati. Tutto questo solleva alcune domande: come stiamo vivendo oggi il nostro corpo? Come è cambiata la nostra esperienza? Quali difficoltà, quali disagi? Che cosa ci è mancato rispetto al nostro corpo? Che cosa abbiamo imparato su noi stessi?
A inoltrarci nella giornata dedicata al corpo è Elisabetta Musi, docente del dipartimento di Pedagogia della facoltà e tra gli organizzatori dell’appuntamento. «È un grande convegno che chiama a raccolta tutte le aree disciplinari della facoltà - afferma - nonché un momento di presentazione di Scienze della formazione, perché psicologi, sociologi, pedagogisti, filosofi, storici e italianisti rifletteranno tutti su di un tema specifico».
Quest’anno le diverse prospettive convergeranno sul corpo, alla luce delle limitazioni che la dimensione fisica, strettamente correlata con quella intellettuale, ha subìto durante la pandemia. «Le distanze hanno imposto un mutismo al nostro corpo - dice Musi - alle relazioni con gli altri, ma forse anche alla percezione di se stessi. Abbiamo assistito a uno sdoppiamento dell’esistenza: quella incarnata che è sempre ferma davanti ai dispositivi elettronici e quella immateriale fatta di concentrazione, intelligenza ed emozioni. Aspetti, questi ultimi, sempre più incalzati dai ritmi serrati ai quali siamo costretti. La virtualità si è esasperata, pertanto il corpo, che dovrebbe rappresentare una dimensione dinamica e vivace, è invece sempre più rattrappito. Il corpo è a rischio, protetto, ma considerato anche minaccioso. I contatti, che sono la sua fonte di vita, in questo periodo sono venuti meno».
Il convegno è rivolto sia agli studenti universitari sia a quelli delle scuole superiori, invitati quest’anno in misura contenuta per le precauzioni anticontagio. Saranno presenti in università circa un centinaio di studenti, mentre altri 150 seguiranno a distanza. Le scuole piacentine che hanno dato l’adesione sono al momento l’Istituto Mattei di Fiorenzuola, il Liceo Colombini e il Liceo Volta di Castelsagiovanni.
La giornata di lavoro comincerà con gli interventi dei docenti delle diverse aree della facoltà, quindi vi sarà un intermezzo teatrale curato dal professor Gaetano Oliva, con la partecipazione degli allievi del CRT “teatro-educazione”, del Master “Azioni e Interazioni pedagogiche attraverso l’Educazione alla Teatralità e la Narrazione” e del Liceo Scientifico Statale “G. Ferraris” di Varese.
Nella seconda parte della mattinata si terrà una tavola rotonda a cui sono invitati gli studenti delle superiori - «è fondamentale che siano parte attiva dei circuiti culturali, occorre parlare con loro» dice in proposito Musi - alcuni rappresentanti dei quali presenteranno degli elaborati (video e powerpoint).
Nel pomeriggio si terranno infine tre laboratori: “Il corpo in gioco: diventare atleti del cuore”, “La sfida del corpo”, “Mangia e gioca: l’alimentazione, il corpo e la sua cura nella Piacenza del passato”. Sono laboratori dedicati in particolare agli studenti di Scienze della formazione, spiega Musi. «Si tratta di momenti di interazione affidati alle conduttrici dei laboratori, che non solo proporranno delle riflessioni, ma faranno compiere esercitazioni e interagire gli studenti».