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Podcast, un'esplosione di creatività

16 giugno 2021

Podcast, un'esplosione di creatività

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Un racconto più intimo, approfondito, perché siamo stufi della superficialità. Una prateria sconfinata fruibile in qualsiasi momento della giornata: mentre portiamo fuori il cane, guidiamo, facciamo i lavori domestici o le mille altre azioni che una quotidianità sempre più veloce ci impone. Forse è questo il segreto dei podcast, il vero fenomeno del momento che, in Italia, sta conoscendo una rapida ascesa.

Per scoprire perché il racconto orale sta tornando di nuovo così in auge la Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica ha chiamato alcuni tra i più esperti del settore per rispondere a domande e curiosità di un pubblico sempre più vasto. A moderare l'incontro Boris Mantova, giornalista radiofonico e docente del master.

 

E allora partiamo dalle basi. Cos'è un podcast? Francesca Milano, Head of Chora Live in Chora Media, lo spiega con parole molto semplici: «Il racconto di una storia. Può sembrare una cosa moderna ma in realtà non fa altro che riprendere la realtà più antica, la tradizione orale. Tutto questo poi può essere trasposto nella comunicazione giornalistica, aziendale, narrativa».

Su come si realizza e su quanto devo durare la situazione si fa più sfumata, perché regole scritte e immutabili non ce ne sono. Ed è forse questa una delle cose più belle e stimolanti. «Una durata media non c'è – spiega – di base possiamo dire che non si dovrebbe scendere sotto i 15 minuti e non superare i 45 ma non è un dogma. Ci sono tantissime eccezioni di successo. Ogni storia deve avere lo spazio che si merita, ed è forse questa la cosa più bella del podcast rispetto ai tempi serrati della radio. L'unica cosa certa è che un podcast, di qualsiasi genere, presuppone un grande lavoro di scrittura. Occorre documentarsi, fare un vero e proprio lavoro giornalistico, non si va a braccio. Chi pensa di mettersi davanti a un microfono e fare un podcast ha sbagliato strada, non è un prodotto che si fa “a braccio”».

Proprio da un'eccezione, i podcast dello storico Alessandro Barbero, parte Gabriele Cruciata, giornalista e podcaster autore di “Buco nero”: «I suoi podcast sforano abbondatemente l'ora ma hanno comunque un grandissimo successo, grazie alla sua enorme capacità narrativa, e non dobbiamo dimenticare il genere, il podcast è un mezzo perfetto per la divulgazione scientifica, forse più della tv». L'unico limite – aggiunge Angelo Miotto, direttore di Q Code-Mag – «è quello di non annoiare».

Ma di che cosa parlano i podcast di maggior successo? «Il crime tira tantissimo – spiega Francesca Milano – ma anche lo sport riscuote grande apprezzamento, a patto che sia affrontato dal punto di visto narrativo e non dalle elucubrazioni tipicamente televisive perché il podcast è incontro, non dibattito».

Uno dei grandi temi del dibattito è il ruolo dei podcast nel giornalismo: «Nuovo baluardo del giornalismo di inchiesta? Si tratta di un insieme di prodotti – ha spiegato Guido Scotti, giornalista responsabile della programmazione di Radio24 - ma da qui a dire che è l'ultima frontiera dell'informazione ce ne corre, non facciamolo diventare la nuova fonte della verità».

Dal giornalismo all'evoluzione editoriale del mercato dei podcast il passo è breve. Le produzioni corporate offrono la possibilità di fare cose molte più interessanti rispetto alle grandi testate – spiega Miotto - e questo è un tema scottante che dovrebbe indurre a una riflessione». Il mercato dunque c'è come conferma la nascita, anche in Italia, di podcast company dedicate, come Chora, è chiaramente un segnale importante in tal senso.

«Tuttavia – ha ricordato Miotto – sono un po' dispiaciuto quando si pensa che il podcast sia arrivato dal nulla quando invece in Italia c'è stata un'intera generazione di audio-documentaristi , penso per esempio a Jonathan Zenti, che ci hanno insegnato molto e continuano a farlo tuttora».

«Il mercato si sta formando, esiste, ma – spiega Scotti – deve essere un prodotto 'complementare' ad altri canali ed integrato in un sistema». Come per esempio i social. «Non possiamo farne a meno – ha ricordato Francesca Milano – dire che è uscito il nostro nuovo podcast non è una notizia, non serve a niente. Una buona comunicazione deve andare al di là del titolo e del lancio ma deve raccontare perché valga la pena ascoltarlo»

Una serie di riflessioni che ha fatto scendere nel dibattito anche Boris Mantova: «Ascoltando le vostre parole mi pare evidente che il podcast è un'esplosione della creatività. La scelta di un'idea, di un contenuto, di un'intervista, di una musica, i testi per raccontarlo e come promuoverlo graficamente...c'è tutto!»

Incalzati dalle tante domande giunte dai social nel corso della diretta i protagonisti del dibattito hanno anche soddisfatto alcune curiosità, prima tra tutte, quelle relative alla realizzazione di un podcast. I costi sono davvero minimi, l'unico investimento su cui tutti i relatori si trovano concordi, è quello di un buon microfono. Il podcast è destinato ad essere un prodotto di media-lunga durata e un audio fastidioso rischia di compromettere anche la più bella delle storie. Per il resto la parola d'ordine è adattarsi: in assenza di una cabina di registrazione, per esempio, l'anta di un armadio o l'automobile sono ottime soluzioni alternative. E anche per il montaggio ci sono tantissimi software open source di ottima qualità. Un'altra cosa molto importante, ha aggiunto Cruciata «è il tono di voce, il podcast è una persona che parla a un'altra persona, serve empatia».

E per capire se un podcast funziona Francesca Milano racconta un aneddoto molto efficace: «Ho cominciato con Veleno, la serie cult di Pablo Trincia, la ascoltavo soprattutto mentre portavo fuori il cane e mi è capitato che per finire un episodio allungassi il giro perché non volevo interrompere l'ascolto, ecco quando succede questo è un chiaro indice che il prodotto è valido...»

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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