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Quanto ci costa il gender gap

02 maggio 2021

Quanto ci costa il gender gap

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A più di un anno dalla diffusione del Covid 19, sono molte le voci che si levano preoccupate per il forte rischio di un impatto negativo sull'uguaglianza di genere. Una seria minaccia ai progressi fatti finora e anche un concreto pericolo che il punto n. 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, «raggiungere l'uguaglianza di genere e l'autodeterminazione di tutte le donne e ragazze», sia un traguardo sempre più lontano.

Non che costituisca motivo di stupore, purtroppo, la circostanza che ancora oggi le donne risultino indietro nelle statistiche di gender equality, continuando a patire, specie in alcuni settori economici, per retribuzioni più basse, minori tutele contrattuali e accesso sbarrato ai ruoli apicali. Senza dubbio, però, è impressionante la misura in cui il peso della pandemia e della recessione economica è venuto, per molteplici fattori, a gravare sull’universo femminile. In Italia, nel dicembre 2020, i dati dell’Istituto di statistica segnano in numeri assoluti 101 mila persone occupate in meno rispetto al novembre 2020: di queste 99 mila sono donne. Inoltre, su base annua, nel 2020 su 4 posti di lavoro persi, 3 sono stati persi da donne. Sono dati che si spiegano, innanzitutto, alla luce del protrarsi di una condizione di generale fragilità nel mercato del lavoro femminile (part-time e altre forme di contrattualizzazione debole) e del fatto che un’alta percentuale di donne è impiegata in settori economici oggi ad alto rischio di chiusura o di forte contrazione dell’attività (commercio al dettaglio e all’ingrosso, servizi di alloggio e ristorazione, arti, spettacolo). Ma vi è un altro ordine di ragioni da non sottovalutare. Per tradizione, o forse sarebbe meglio dire per vocazione, più esposte nei servizi di cura, le donne si sono trovate, in questi tempi difficili, ad affrontare un carico maggiore negli impegni a casa, in particolare rispetto alle necessità attuali di bambini alle prese con la Dad e di interi nuclei familiari in smart working. Ne è la riprova un dato forse meno appariscente dei precedenti ma comunque assai significativo e preoccupante nel medio-lungo periodo. Nel corso del 2020, eccezioni a parte, scienziate e ricercatrici di tutto il mondo hanno visto ridursi in modo sensibile il tasso della produttività scientifica, a differenza di quanto accaduto ai colleghi uomini che l’hanno addirittura aumentato.
 

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L'intervento di

Antonella Sciarrone Alibrandi

Antonella Sciarrone Alibrandi

Prorettore Università Cattolica del Sacro Cuore

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