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Ragazze e ragazzi a scuola di pari opportunità

25 ottobre 2024

Ragazze e ragazzi a scuola di pari opportunità

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«La diversità è un valore e crea valore. In moltissimi studi si documenta che la presenza di diversità di genere nelle organizzazioni è fonte di valore. E dove ci sono più donne nelle posizioni di vertice c’è un maggior orientamento alla sostenibilità ambientale e sociale e all’innovazione tecnologica». 

Con queste parole il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Elena Beccalli ha aperto il suo contributo all’incontro promosso venerdì 25 ottobre a Palazzo Marino dall’ufficio del Garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano. 

Quale futuro per ragazze e ragazzi di Milano?” è il tema scelto per un confronto tra alcune classi di due scuole superiori e quattro delle cinque rettrici degli atenei della città: oltre a Beccalli, Giovanna Iannatuoni (Bicocca), Donatella Sciuto (Politecnico), Marina Brambilla (Statale), mentre la quinta rettrice Valentina Garavaglia (Iulm) entrerà in carica a novembre 2024. 

La platea nella sala dell’Orologio era solo logisticamente divisa tra le studentesse e gli studenti da un lato e le rettrici e i rappresentanti del Comune dall’altro (oltre al sindaco Giuseppe Sala, anche il Garante Silvio Premoli ed Elena Lattuada, delegata del Comune per le pari opportunità). I giovani hanno messo sul tavolo questioni importanti e delicate che li riguardano da vicino, come le pari opportunità nel mondo del lavoro (in termini di avanzamento di carriera e di conciliazione tra famiglia e lavoro); nelle diversità di genere, religione, sesso; la sicurezza in città; il problema della casa. 

E a cominciare dal sindaco Giuseppe Sala le risposte sono arrivate schiette e puntuali. «Cinque rettrici in città sono un fatto storico. Quando viene eletto un rettore o una rettrice, dico sempre loro che fanno parte della vita sociale di Milano e chiedo di partecipare ai momenti importanti perché chi guida dà l’esempio e deve metterci la faccia». Per usare ancora le parole del sindaco, al di là del genere, un rettore arriva a ricoprire questo ruolo perché ha sviluppato delle competenze e ha conquistato la fiducia della comunità.  

Le rettrici hanno dimostrato di incarnare il modello che cercano di trasmettere alle studentesse e future professioniste: continuare a essere generose, perché questa è una caratteristica femminile, e «cominciare a essere più competitive e ambiziose» – come ha sottolineato Iannantuoni.

«Studi scientifici dimostrano che le donne ai vertici impattano sui comportamenti nelle organizzazioni e implicano meno frodi, orientamento a comportamenti etici – ha specificato ancora Beccalli –. Possiamo essere portatrici di un sistema universitario inclusivo, con attenzione alle differenze di genere e all’inclusione». E ha continuato: «Io sono una ricercatrice di finanza, uno dei settori dove le donne sono poche, in particolare sono rare nelle posizioni di presidente e amministratore delegato. La metà degli studenti di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative sono femmine, eppure nei ruoli apicali delle aziende le donne sono ancora molto poche. Si apre un problema più generale. Consideriamo che nel nostro Paese sono ancora un terzo le donne che non dispongono di un conto corrente e questo chiede di pensare a dei programmi ad hoc per favorire la parità delle opportunità». In particolare, ha continuato la professoressa Beccalli, «nella Facoltà di Scienze bancarie vogliamo offrire alle studentesse e agli studenti le stesse opportunità, la possibilità di fare network, di ricevere borse di studio per intraprendere percorsi di leadership in ambito finanziario, di superare quegli stereotipi che le stesse studentesse portano con sè. Women in finance nella nostra università è un programma che va in questa direzione».

Per favorire questo processo inclusivo è importante che lavorino in sinergia università, istituzioni, mondo del lavoro, abolendo gli stereotipi ma anche, per esempio, favorendo la partecipazione femminile ai bandi che finanziano i progetti, come ha sottolineato il sindaco Sala. Inserire lo sguardo e la prospettiva delle donne in tutti gli ambiti, e non solo in quelle materie e professioni che da sempre sono state identificate come appannaggio delle donne (come quelle di cura), significa evitare «pregiudizi maschili che portano con sé, ad esempio, i sistemi di intelligenza artificiale sviluppati nel 90% dei casi da uomini» - come ha detto la rettrice Sciuto.

La strada comincia a essere spianata, ora bisogna percorrerla insieme. «Oggi ancora una donna su due non lavora – ha detto Iannantuoni –. Perché? Perché non è stata messa nelle condizioni per lavorare? Perché non è stata aiutata dalla famiglia, dalla società, dalla politica?». Inoltre, il fardello del senso di colpa è qualcosa che le donne devono imparare ad abbandonare. Ancora oggi la domanda sulla conciliazione tra famiglia e lavoro viene rivolta solo alle donne: indice di una società che deve ancora fare molti passi prima di giungere a una vera parità che affondi le sue radici nella cultura della parità. 

Le università possono fare molto in quanto istituzioni culturali. «Noi non siamo solo una grande azienda ma abbiamo un ruolo formativo e quindi il dovere di insegnare la parità, i diritti in termini di capacità economica attraverso la quale passa la possibilità delle donne di essere indipendenti – ha specificato Marina Brambilla –. Oggi è ancora una notizia il fatto che siamo rettrici donne, verrà il giorno in cui questo sarà normale». Sempre che si riesca a invertire la rotta della denatalità. «L’inverno demografico è un problema che riguarderà anche le università perché avremo sempre meno popolazione attiva. Voi giovani – ha detto Iannantuoni rivolgendosi in chiusura alle ragazze e ai ragazzi presenti – dovete cominciare a occuparvi di questi temi. Mettere a frutto il vostro talento per voi stessi ma anche per gli altri».
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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