Promozione, protagonismo e partecipazione. Ecco le chiavi per mettere al centro della ripartenza post-pandemica dell’Italia i giovani, una delle categorie più colpite dalla crisi dell’ultimo anno. Il divario generazionale aumentato dalla pandemia da Covid-19 è al centro dell’ottavo “Rapporto Giovani” dell’Istituto Toniolo, presentato oggi in un webinar con il Ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, moderato dal giornalista Roberto Fontolan. Il volume è il risultato di una ampia indagine condotta a novembre 2020 dall’Osservatorio Giovani: «Abbiamo condotto la prima ricerca nove anni fa, durante l’apice della grande crisi economica del 2012 -ha spiegato Alessandro Rosina, docente di Demografia dell’Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio-. Per i giovani gli anni successivi non hanno portato una ripresa, abbiamo il record europeo di NEET e il divario non si è ridotto nel tempo. L’emergenza Covid ha avuto un impatto consistente e le difficoltà economiche di hanno reso i giovani molto cauti nelle loro scelte».
I più in difficoltà sono evidentemente i giovani che non studiano più ma non hanno un lavoro (i NEET). Tra gli uomini, in particolare, la percentuale di chi si trova bloccato nel percorso di autonomia perché non può permettersi una casa, è pari al 49% dei NEET contro il 27% circa di chi ha un lavoro stabile. Tra gli intervistati che vivono ancora con i genitori il 26% dichiara di rimanere a vivere con loro perché “sto ancora studiando”. Rispetto agli altri motivi a prevalere decisamente sono le difficoltà oggettive: oltre uno su tre afferma di non vivere autonomamente perché non in grado di affrontare i costi di un’abitazione (35%) contro uno su cinque che dichiara “sto bene così” (20,7%)
Un dato significativo è che molti degli intervistati, addirittura il 47% nella fascia tra i 18 e i 24 anni, non conosca “Garanzia Giovani”, il programma avviato nel 2004 e principale strumento per rafforzare la transizione dal mondo della scuola al mondo del lavoro in Italia: «Negli anni molte scelte sono state prese senza una adeguata attenzione alla valutazione del loro impatto sia in fase preliminare che successiva all’attuazione – ha confermato il Ministro Dadone-, stiamo provando a riorientare le politiche pubbliche basandole sull’evidenza dei dati, penso sia la soluzione migliore per raggiungere risultati positivi. Credo inoltre che i ragazzi siano il vettore principale dei cambiamenti e che vadano coinvolti. Li abbiamo consultati sul PNRR e senza l’appoggio di media e reti tv abbiamo ottenuto oltre 15.000 interazioni sui social media. È importante farli sentire parte di qualcosa di più grande di loro».
Anche per Monica Maggioni, giornalista RAI e alumna della Cattolica, il passaggio chiave e rendere i giovani parte integrante del processo di gestione delle risorse di Next Generation EU: «Per loro significherebbe moltiplicare la consapevolezza delle opportunità che li circondano e consentirebbe al mondo degli adulti di comprendere in tempo breve quali saranno gli elementi di non funzionamento».