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Rapporto Ismu 2022, una bussola per i fenomeni migratori

02 marzo 2023

Rapporto Ismu 2022, una bussola per i fenomeni migratori

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«Senza le migrazioni non potremmo essere quello che siamo oggi: una società complessa, articolata e sfaccettata». Vincenzo Cesareo, segretario Ismu, introduce il XXVIII Rapporto sulle migrazioni 2022 della Fondazione. Fotografare la realtà, restituire una immagine chiara e obiettiva sono gli obiettivi della ricerca, senza cadere in semplificazioni né polemiche politiche. «Questi temi necessitano di una riflessione meditata e questo Rapporto è uno strumento prezioso» - afferma il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli durante l’apertura dei lavori, moderati dalla giornalista del Corriere della Sera Marta Serafini -. «Questo tema deve essere affrontato nella sua complessità - ribadisce la vicepresidente della fondazione Cariplo Valeria Negrini - per diminuire le diseguaglianze e far sentire tutti parte di un destino comune condiviso».

Leggi il Rapporto ISMU 2022-2023

Il lavoro dell’Ismu costituisce uno strumento importante per una opinione pubblica che fatica a orientarsi davanti a questo tema. «Pensare di prevenire questi fenomeni è come cercare di imbrigliare le forze della natura ma conoscenza, lucidità e metodo sono gli strumenti che abbiamo per affrontarli e governarli» - chiarisce Anelli.

Tutti i numeri del rapporto ISMU

A gennaio 2022 sono oltre 6 milioni gli stranieri in Italia, in aumento di 88.000 rispetto all’anno precedente. Si tratta di circa il 10% di tutta la popolazione. «La crescita arriva soprattutto dalla componente regolare non residente - spiega la responsabile sezione statistica Ismu Livia Elisa Ortensi -. È ripreso, infatti, il flusso di persone con permesso di soggiorno». Inoltre, il rapporto registra una flessione degli irregolari, per gli effetti della sanatoria del 2020 che inizia a pesare sul bilancio totale. Resta invece sopra la media nazionale il tasso di povertà tra gli stranieri, attestandosi al 30,6%, mentre sono in aumento gli sbarchi di oltre il 55%, per un totale di 105.129.

Parlare di migrazioni e riportare numeri, però, non deve fare perdere di vista il soggetto del racconto: persone, uomini e donne che decidono di lasciare il proprio paese per la necessità e la speranza di un futuro migliore. «Raccontare attraverso i dati permette a tutti di fare le proprie valutazioni» - chiarisce Gian Carlo Blangiardo, presidente della fondazione Ismu. Per questo il tema delle migrazioni è strettamente legato ai diritti umani. Lo storico Marcello Flores ricorda, durante la conferenza, che in questo campo «è aumentato il relativismo: l’accettazione trasversale dei diritti umani diminuita - chiarisce -. Sta venendo meno la concezione universalista dei diritti». Dal rapporto Ismu è nato anche il Libro bianco sul governo delle migrazioni, che raccoglie proposte concrete e immediatamente attuabili ed è stato presentato negli scorsi giorni in ambito europeo.

La guerra in Ucraina

Ampio spazio nel report viene dato anche alle migrazioni causate dalla guerra in Ucraina. «Su 43 milioni di abitanti ucraini, ci sono stati 18 milioni di persone che si sono spostate o all’interno del paese o al di fuori» - spiega Cesareo -. Un dato che va completato con un’altra cifra: 9 milioni di ucraini sono tornati nel proprio paese. «Vuol dire che Kiev è un paese che guarda al futuro» - sottolinea Yaryna Grusha Possamai, scrittrice e docente di Lingua e Letteratura ucraina all’Università Statale di Milano nel corso della presentazione del rapporto Ismu. L’atteggiamento degli italiani verso i profughi che scappano dalle bombe russe è di accoglienza, in controtendenza rispetto al trattamento riservato ad altre nazionalità che storicamente arrivano in Italia. Ne sono esempio gli iraniani, che «arrivano soprattutto via terra attraverso la rotta balcanica» - ricorda Samirà Ardalani, rappresentante dell’Associazione Giovani Iraniani Residenti in Italia. «Tra gli sfollati che arrivano da Kiev ci sono 5000 minori non accompagnati - spiega la responsabile della sezione statistica di Ismu Livia Elisa Ortensi -. Sono bambini che, se rimarranno in Italia, dovranno essere inseriti in un percorso scolastico, chiave di volta per una corretta integrazione tra le nuove generazioni». È un lungo processo: «Gli effetti si vedono nella scuola, che è e deve essere democratica e pubblica - ricorda Mariagrazia Santagati, responsabile del settore Educazione di ISMU e sociologa dell’educazione in Università Cattolica. In un simile contesto di fiducia, si raccolgono molte storie positive e di affermazione».

Raccontare le migrazioni

«Siamo un paese dove l’immigrazione esiste da più di 40 anni, ma viene trattata come emergenza». Laura Silvia Battaglia, reporter di guerra freelance e direttrice delle testate della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica, riflette su come si possano raccontare i fenomeni migratori inserendoli in un contesto più ampio. È un modo per superare l’ottica emergenziale in cui rimangono incastrati nel dibattito pubblico. Un metodo che viene spesso utilizzato dal giornalismo italiano è «dare un pugno nello stomaco allo spettatore» - spiega Battaglia. Si tratta di un approccio estremamente emotivo, in cui la voce dei migranti viene circoscritta all’esperienza del viaggio o del naufragio. Suggerisce Battaglia: «Bisogna accompagnare la testimonianza e il racconto sul campo con una massiccia quantità di dati». Così si ritorna all’etimologia della parola informazione, cioè mettere in una forma e quindi contestualizzare le singole storie in una prospettiva ampia.

Un articolo di

Giorgio Colombo

Scuola di Giornalismo

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