Il 21 ottobre, esattamente ad un anno dalla sua scomparsa, colleghi e amici si sono incontrati nella suggestiva Cripta dell’Università Cattolica per ricordare Fabio Ranchetti (1948-2020), un filosofo economista. Filosofo, poiché Ranchetti si era laureato in filosofia alla Statale di Milano, economista in quanto ha poi proseguito i suoi studi specializzandosi in storia del pensiero economico a Cambridge, presso il Trinity College.
I relatori, tanti, tutti amici di Fabio, tramite i loro interventi riescono a restituire un’immagine fedele dell’uomo, filosofo, economista anche ai presenti che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Lo fanno ripercorrendo le molteplici sfaccettature del suo profilo che, come ricorda la sua amica e collega Bruna Ingrao, prima relatrice della giornata, era quello di “un economista e storico del pensiero economico, docente dedito e appassionato, studioso erudito e uomo di cultura, voce libera e profonda che ha arricchito la storia del pensiero economico con sguardo critico che spaziava dall’economia alla filosofia, dalla linguistica alla letteratura.”
Gli anni di Cambridge vengono ricordati da Maria Cristina Marcuzzo e da Lilia Costabile che hanno condiviso con lui quell’esperienza. Quegli anni sono rimasti sempre vividi nei ricordi di Fabio e non poteva essere altrimenti: come scopriamo dalle relatrici, Ranchetti ebbe come supervisor della sua tesi di master Frank Hahn e Richard Goodwin ma lì ebbe occasione di incontrare, tra gli altri, anche Piero Sraffa, Joan Robinson, Richard Kahn, James Meade.
Ranchetti inizia la sua carriera accademica nel 1979 all’Università di Torino dove entra a stretto contatto con Claudio Napoleoni. Di questo importante incontro e anche e soprattutto del loro volume, pubblicato nel 1990, “Il pensiero economico del Novecento”, ci parla Roberto Marchionatti. Volume di riferimento per ripercorrere l'evoluzione della teoria economica nel Novecento, a partire dal ruolo centrale della teoria dell'equilibrio economico generale di Walras. Oltre a Walras, come ci ricorda nel suo intervento Franco Donzelli, Wicksteed e Edgeworth, sono stati, assieme a Keynes e Sraffa, oggetto dei contributi scientifici di Ranchetti.
Nel 1990 Ranchetti diviene professore associato presso l’Università di Pisa e poi dal 2000 professore ordinario. Negli anni seguenti tiene corsi di economia all’Università di Pavia e al Politecnico di Milano. Anche dopo la pensione continua a dedicarsi all’insegnamento a Milano presso l’Università degli Studi e l’Università Cattolica.
Tra la commozione dei presenti, a metà incontro, parte un filmato in cui lo stesso Fabio Ranchetti parla di “Ridistribuzione e uguaglianza”, tema a lui caro, per poi passare, idealmente, la parola sullo stesso tema ad Andrea Boitani.
Chi l’ha conosciuto sa quanto Fabio fosse legato ai suoi libri. Della sua biblioteca, eredità familiare che ha continuamente alimentato, lo stesso ebbe a dire: “La mia biblioteca è organizzata secondo un disegno, o, se vogliamo, un progetto culturale ben preciso. Prendiamo Thomas Mann. Nella mia biblioteca, i testi di Thomas Mann (…) stanno insieme non solo ai libri su Thomas Mann, ma anche ai libri che riguardano la storia del periodo (…) Non basta. Nei libri di Thomas Mann la musica ha un ruolo fondamentale. Pertanto, accanto, sugli scaffali, vi sono i CD da Beethoven a Schönberg, i musicisti da lui prediletti e di cui scrive. (…).
Insomma: letteratura, economia, musica, cinema, fotografia, teatro, storia, filosofia, religione non vengono considerate -come in qualsiasi biblioteca - ‘sezioni’ differenti, ma differenti aspetti di una medesima realtà.”
Tito Boeri interviene raccontando di quando l’amico fraterno Ranchetti ha curato la rappresentazione teatrale di brani di Thomas Mann al Festival dell’Economia di Trento: un aneddoto, che fa sorridere i presenti, da cui traspare sia la multidisciplinarietà degli interessi di Fabio ma anche la sua scrupolosità e fedeltà al testo che in quell’occasione gli impedì di accontentare gli attori che richiedevano piccoli cambiamenti per esigenze di copione.
La gentilezza, la cultura, l’attenzione ai più deboli, la dedizione agli studenti di Fabio Ranchetti traspaiono dai molteplici e commossi interventi che si susseguono a fine giornata, moderati con affettuosa partecipazione da Giangiacomo Nardozzi. Uno studente ricorda di quando una sera il prof. Ranchetti ha aderito ad un cineforum, unico docente tra tanti studenti e, in attesa dell’inizio del film, si è seduto con loro su dei gradini in strada a mangiarsi una pizza direttamente dal cartone. Chi l’ha conosciuto sa che Fabio Ranchetti era anche questo. E se ne va ricordandolo con un sorriso, proprio come lui avrebbe voluto.