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Riforma penale, fra dubbi e bisogno di mezzi

27 giugno 2022

Riforma penale, fra dubbi e bisogno di mezzi

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Ridurre i tempi del processo e il numero dei procedimenti penali in corso, conservando la garanzia di una giustizia giusta: l’obiettivo della riforma penale sta qui. Se ne è parlato in un convegno all’Università Cattolica del Sacro Cuore, organizzato dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza, all’interno del corso di laurea magistrale in Diritto e Economia (Doppia laurea 5+1), che ha avuto per titolo “Verso la riforma del processo penale”, un evento che ha visto confrontarsi magistrati, giudici, avvocati, docenti. «Un approccio - ha spiegato nella sua introduzione Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza della Cattolica - che inquadra l’argomento non solo esponendo il proprio punto di osservazione, ma provando ad ascoltare le diverse prospettive, lasciandosi fertilizzare dalle opinioni altrui».

A coordinare i lavori è stata Roberta Casiraghi, docente di Procedura penale dell’ateneo piacentino, che ha spiegato come la riforma miri a migliorare i dati al momento impietosi. «In termini di tempi del processo, il nostro Paese è il fanalino di coda del continente. Si tenga presente che un processo più rapido significa un processo penale più giusto, senza per questo andare a detrimento dei diritti difensivi».

Prima di dare la parola agli intervenuti, Casiraghi ha preso le mosse dalla legge delega, che in alcuni casi, dice, propone «soluzioni che paiono distoniche rispetto allo scopo perseguito». «La legge delega - afferma - dà ad esempio rilievo all’idea di riuscire a fare meno del dibattimento, introducendo il canone di ragionevole previsione di condanna. È da verificare se questa diagnosi prognostica sia in grado di raggiungere il suo obiettivo».

Tutti gli ospiti concordano però su di un fatto: la riforma potrà avere successo solo se sarà supportata dall’aumento di risorse materiali e umane. Di qualunque tipo esse siano, senza quelle le riforme restano sulla carta.

Tra i diversi ospiti invitati, la prima a prendere la parola è stata Grazia Pradella, procuratore della Repubblica del tribunale di Piacenza, che proprio sui mezzi a disposizione ha tracciato un passaggio significativo. «Perché la riforma sia vera - dice - sono indispensabili il personale, i mezzi e gli strumenti affidati alle Procure della Repubblica. Quella che dirigo, ad esempio, ha due uffici fondamentali, quello del dibattimento e della ricezione delle notizie di reato, che sono retti da pensionati. Vi sembra plausibile?».

«I tratti salienti della riforma consistono nell’accelerazione dell’iter processuale - prosegue Pradella - per permettere al cittadino che si arrivi alla pronuncia definitiva il prima possibile, mentre per quanto riguarda la parte concernente i pubblici ministeri e i giudici la volontà è di aumentare le garanzie previste per l’imputato».

Degli effetti della riforma sulla fase del dibattimento si è invece concentrato Stefano Brusati, presidente del tribunale di Piacenza, il quale si è però soffermato anche su tre aspetti generali della riforma. «Innanzitutto - dice Brusati - sottolineo il  richiamo condivisibile alla ratio della riforma Cartabia, che cerca a livello legislativo e applicativo di coniugare i tempi e la qualità della giurisdizione con il rispetto delle tutele. In secondo luogo condivido la ricerca del contenimento dei costi del processo penale e del dibattimento: c’è l’esigenza che al dibattimento arrivi il minore numero possibile di processi. La riforma penale, infine, avrà successo soltanto se vi sarà un cambio di cultura, che definisco empirica, che tiene perciò conto dei costi della giustizia e dell’efficienza».

Il convegno è poi proseguito con gli interventi di Pierpaolo Beluzzi, giudice coordinatore sezione Gip-Gup del tribunale di Cremona, che ha parlato di processo penale telematico, di Paola Corvi, associata di Diritto processuale penale dell’Università Cattolica, che si è soffermata sui riti deflativi del dibattimento. A chiudere sono stati tre avvocati: Gianluigi Bonifati, del foro di Lodi, il cui compito è stato illustrare il tema delle impugnazioni, Andrea Perini e Massimo Brigati, del foro di Piacenza, che hanno trattato rispettivamente della prescrizione del reato e improcedibilità dell’azione e della giustizia riparativa e mediazione penale.

Un articolo di

Redazione

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