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Scuole che Costruiscono

15 settembre 2023

Scuole che Costruiscono

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L’Intelligenza Artificiale e il linguaggio delle piante, ma anche le sfide dell’outdoor learning e lo stile anti manualistico e non dottrinario di un libro dal titolo “Educare controvento”: all’Università Cattolica del Sacro Cuore sono stati tanti gli spunti di riflessione, a cui si sono poi aggiunti numerosi workshop. Nel campus piacentino dell’Ateneo è andato in scena il convegno “Funamboli tra il verde e il blu” organizzato dalla rete Scuole che Costruiscono, nata nel 2016 e comprendente oggi dodici istituti piacentini e uno di Brescia. Un appuntamento inserito nel contesto di “Reimagining - La scuola oltre i confini”, la tre giorni di incontri stile “Ted Talks”, con laboratori, condivisioni di esperienze educative e didattiche. «Un appuntamento - ha spiegato introducendo la giornata la dirigente scolastica e promotrice della rete Simona Favari - che dimostra la vivacità del mondo della scuola e la voglia di riflettere insieme». Una dimostrazione che si coglie anche dalla partecipazione: ad ascoltare gli ospiti erano presenti 500 docenti, per contenere i quali non è stato sufficiente il centro congressi Mazzocchi, tanto che si è dovuta utilizzare anche l’aula Piana. Introdotto dall’assessore alla scuola Mario Dadati e da Pierpaolo Triani, professore ordinario di Pedagogia Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e sin dall'inizio supervisore scientifico della rete Scuole che Costruiscono, il primo a prendere la parola è stato Fabio Mercorio, docente di Computer Science all’Università di Milano Bicocca.

«Dialogando con gli insegnanti noto che c’è confusione rispetto a cosa significhi insegnare il digitale oppure con il digitale - attacca - è importante verificare come la propria materia possa essere insegnata con il digitale e con l’Intelligenza Artificiale, tenendo presente cosa generano queste ultime nello studente». Aspetto, questo, che Mercorio sintetizza con un termine: «impazienza». «Viviamo in un contesto in cui possiamo avere tutto molto velocemente - prosegue - eliminare il tempo di attesa nell’insegnamento significa ridurre la capacità di pensiero e il tempo di apprendimento. L’insegnante deve rielaborare i contenuti, avendo la consapevolezza di trovarsi di fronte a uno studente che ha un tempo di attenzione ridottissimo, una capacità bassissima di essere coinvolto e che pretende il risultato immediato. Di fatto il docente deve imparare come nel mondo digitale quello che insegna è ancora - e lo è per certo - interessante. Ma deve capire come farlo diventare interessante per l’alunno».

Ma anche i temi ambientali sono entrati nella mattinata del convegno. Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica, ha infatti introdotto gli ascoltatori nel linguaggio delle piante, spiegando come comunicano e parlando dei segnali e dei messaggi tra il mondo vegetale e l’ecosistema circostante; si è poi proseguito con Franco Lorenzoni, autore del libro edito da Sellerio “Insegnare controvento”, maestro elementare e fondatore del Centro di sperimentazione educativa “Casa-laboratorio di Cenci”, che fra le altre cose ha sottolineato come le parole della maestra e formatrice Nora Gacobini - «Non si può educare se non si ha grande una visione» - abbiano colto nel segno e abbiano un significato importante ancora oggi. «L’articolo 3 della Costituzione ha una grande visione - dice Lorenzoni - parla di pari dignità, di rimuovere gli ostacoli e, soprattutto, di pieno sviluppo della persona umana. Sembra quest’ultima un’utopia, ma un’utopia davanti alla quale noi insegnanti dobbiamo dimostrare di essere all’altezza. Lorenzo Micheli, curatore del programma “Education festival del pensare Contemporaneo” ha trattato delle sfide dell’outdoor learning per la scuola del futuro.

In chiusura, Triani ha invitato a rileggere il lavoro dell’insegnante attraverso alcuni concetti oggi imprescindibili per chi vuole fare passare il suo messaggio e diffondere cultura: la comunicazione, l’organizzazione, l’adattamento a un mondo che cambia, sapendosi anche difendere dai rischi, con la consapevolezza che i ragazzi crescono oggi in una sovrabbondanza quasi inutile.

Un articolo di

Filippo Lezoli

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