Luciano Spazzali, Bruno Cassinari, Paolo Perotti, Armodio, William Xerra, Sergio Agosti, Gianfranco Asveri, Carlo Bertè, Alfredo Casali, Elisabetta Casella, Giancarlo Braghieri, Mauro Fornari, Alberto Gallerati, Giorgio Milani, Bruno Missieri, Andrea Montin, Bruno Sapiente, Graziella Bertante, Romano Tagliaferri, Alessandra Chiappini, Brigitta Rosetti, Sergio Brizzolesi, Paola Foppiani, Giorgio Groppi, Giuseppe Tirelli. Sono solo alcuni degli artisti che hanno firmato le opere d’arte che irradiano di luce e di creatività l’atrio d’onore.
«Tutto è partito da Osvaldo Barbieri, detto Bot» spiega Spaggiari. «Ha svecchiato l’arte contemporanea piacentina, prima di lui si disegnavano ancora le pecorelle sull’Appennino (sorride, ndr). Per questo motivo abbiamo scelto la sua opera più importante per la copertina del catalogo della mostra, un ritratto di sua moglie fatto sul coperchio di una cisterna. Un’opera che non ha mai voluto vendere, e che noi abbiamo acquistato dagli eredi dopo la sua morte».
C’è un altro nome chiave nella storia di questa collezione, è quello di Cinello Losi. «Mi sono reso conto che le prime opere che ho acquistato, create da Cinello Losi e da Gustavo Foppiani, sono datate proprio tra il 1952 e il ’54» continua Spaggiari. «Settant’anni sono passati da quella straordinaria produzione, riconducibile alla “Scuola del fantastico” di Piacenza, e fu proprio un’opera di Cinello a far scattare la scintilla».
Per celebrare questi settant’anni, d’arte ma anche di formazione e di educazione, e di ricerca scientifica ai più alti livelli, la mostra è aperta dall’11 al 31 ottobre, a ingresso gratuito. Sono state selezionate venticinque opere pittoriche pregiate e sette opere scultoree di grande valore. Pezzi unici che rappresentano bene l’ampio ventaglio degli ultimi settant’anni del panorama artistico piacentino, in continuità con l’obiettivo del mim. «Un museo nel quale ogni anno potete vedere qualcosa di diverso rispetto all'anno precedente» spiega Roberta Castellani. «Sempre in movimento, come fa intuire il nome stesso, le cui opere esposte sono soprattutto di artisti emergenti, in modo da offrire una panoramica contemporanea dell’arte, che è sempre in evoluzione».