Se il futuro dell’agricoltura si basa sulla sostenibilità, la sostenibilità della zootecnia punta tutto sul benessere degli animali in allevamento, parte integrante della strategia Farm to Fork (F2F) dell'Unione Europea, che mira a rendere le pratiche agricole in Europa più sostenibili attraverso una politica alimentare integrata, che coinvolge l'intera filiera produttiva.
Lo sa bene Michele Premi, 30 anni, che dopo la laurea triennale in Scienze agrarie e una magistrale in Produzioni animali, conseguite entrambe all’Università Cattolica, ha dedicato la sua ricerca di dottorato alla misurazione oggettiva dei parametri che identificano e certificano i fattori che determinano il benessere animale e, di conseguenza, la sicurezza della catena alimentare.
Durante gli anni universitari Michele ha sempre seguito l’azienda agricola famigliare cerealicolo-zootecnica di Castelverde, in provincia di Cremona, insieme al papà e al fratello, e ha continuato a farlo anche durante i quattro anni di dottorato per il Sistema Agro-alimentare Agrisystem.
Una passione che arriva da lontano e che ti fa guardare lontano, quella per la zootecnia: tra sostenibilità e sicurezza alimentare che forma avrà la zootecnia del futuro?
«La zootecnia sarà caratterizzata da una sempre più crescente attenzione al benessere animale ed alla conseguente sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Questo sarà agevolato dall’utilizzo di sistemi di precision farming, strumenti informatici in grado di registrare dati di interesse relativi alle condizioni degli animali e del sistema allevamento. Il controllo continuo del bestiame sarà sempre più automatizzato e mirato a monitorare il singolo individuo: in questo modo gli allevatori potranno verificare meglio le condizioni di salute e benessere dei loro animali. La tecnologia permetterà la riduzione del lavoro manuale (anche se il rapporto con gli animali richiederà sempre un contatto di cure e grande attenzione), ma non quello intellettuale».
Durante il dottorato Michele ha progettato con i colleghi del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti-DIANA della Cattolica di Piacenza il software Ideal basato sul modello SDIB (Sistema Diagnostico Integrato di Benessere) e, negli USA presso la Oregon State University ha implementato il modello con un modulo di valutazione per il sistema pascolivo. Il software è stato utilizzato per la valutazione del benessere sia in aziende zootecniche degli States che in quelle situate in Pianura Padana. Un progetto che è valso a Michele Premi, la Targa Balestrieri, lo storico riconoscimento di ANGA – Confagricoltura e Fiere Zootecniche Internazionali.
Il benessere degli animali è al centro delle tue ricerche: come si traduce in concreto e in che modo impatta sulle produzioni e sulla catena alimentare?
«Maggiore è il benessere garantito alle bovine, migliori è la produzione di latte, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi, dato che vivendo in un ambiente più accogliente possono esplicitare meglio il loro potenziale genetico. Ciò si traduce in un ovvio beneficio anche sulla tavola dei consumatori, con prodotti più salubri e sicuri. Gli studi realizzati in Cattolica evidenziano la forte correlazione tra livello di benessere in allevamento e performance degli animali».
Un percorso, il tuo, che si divide tra università e azienda: pensi che la ricerca possa impattare sull’agricoltura del futuro e in che modo?
«La ricerca ha da sempre un impatto sugli allevamenti. Basti pensare a quanto siano migliorate le strategie alimentari e manageriali negli ultimi 20 anni. Tutte le innovazioni sono passate da centri di ricerca che hanno potuto, attraverso il modello scientifico, proporre soluzioni correttive laddove necessario».
Possiamo dire quindi che, grazie alla ricerca, gli allevamenti oggi sono più sostenibili che in passato e che il benessere animale è certamente migliorato… Facci qualche esempio
«Il nostro team è impegnato in un progetto (Lattegra - P.S.R. Regione Emilia Romagna) che valuta l’efficienza di un nuovo sistema di condizionamento ambientale utile per i periodi caratterizzati da stress termici. Poi c’è BENELAT (finanziato da Regione Lombardia) che, attraverso la valutazione del genotipo degli animali in relazione a marcatori del DNA associati a biomarcatori di benessere, ha come obiettivo l’incremento della sostenibilità e della competitività del comparto zootecnico da latte lombardo».
«O ancora, Il progetto LEO (Livestock Environment Opendata – finanziato da FEASR e Mipaaf) di cui siamo partner, per creare una banca dati digitale con tutte le informazioni relative al comparto zootecnico, settore produttivo chiave per l’economia del nostro Paese. Solamente combinando assieme le informazioni sull’ambiente, la sanità, il benessere animale, il clima e la qualità dei prodotti, sarà effettivamente possibile valorizzarle per vincere le sfide del futuro: sostenibilità, sicurezza e biodiversità. Queste ricerche come quelle effettuate nel passato hanno portato e porteranno ad un efficientamento dell’intera filiera con conseguente marcata riduzione delle emissioni di gas clima alteranti per unità di prodotto».