«Malattia, dolore, e cura sono tra le dimensioni più profonde dell’esistenza umana. E per questo chiamano sempre in causa la dimensione religiosa e sono attraversate dalla spiritualità. Grazie al conforto, al sostegno e alla preghiera, i malati e anche chi si prende cura di loro, ogni giorno, sperimentano l’interazione tra le condizioni fisiche e quelle spirituali». Così S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, aprendo l’incontro di presentazione del libro “La spiritualità del prendersi cura: la forza dell’amore nel dolore” di Paola Argentino (ed. Mondadori Università), psichiatra e direttrice dell’Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy "Nino Trapani", presentato il 19 ottobre nel campus di Roma dell’Ateneo in occasione della trentesima edizione del Master in Psico-Oncologia e della decima edizione del Master in Pastoral Counselling per il ben-essere psicofisico e spirituale, istituiti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, dei quali la dottoressa Argentino è coordinatrice scientifica. «Anche le neuroscienze – ha continuato il Vescovo – dimostrano come l’energia spirituale possa contribuire a rafforzare le difese immunitarie contro la malattia, lasciando emergere il particolare legame che esiste tra cura e salvezza in un orizzonte di fede che può dare senso al dolore e alla stessa morte».
E l’incontro è stato un vero esperimento di Medicina narrativa, la narrazione al servizio della Medicina che utilizza il potere del racconto nelle relazioni terapeutiche, grazie all’ascolto, alla lettura, alla scrittura al fine di sviluppare non solo l’empatia nel rapporto medico-paziente, ma anche di arrivare a terapie più mirate attraverso diagnosi condivise, basate certamente sull’evidenza clinica che, proprio grazie alla narrazione, si arricchisce di una più accurata indagine.
Intervallati da brani musicali che hanno accompagnato il reading di alcuni brani del libro, recitati dall’attrice Claudia Koll, si sono succeduti gli interventi dei relatori che hanno toccato tutti i temi psicologici ed esistenziali del curare e del prendersi cura: la spiritual care, l’accompagnamento del paziente terminale, la relazione tra i saperi, l’intercorporeità, il processo di elaborazione del dolore, la resilienza, l’ascolto, l’empatia.
«La spiritual care è una profonda compassione nei confronti di ogni vivente e ogni dolore - ha detto il Prof. Giovanni Salonia, frate francescano cappuccino, teologo e psicoterapeuta, direttore scientifico della scuola di specializzazione post-universitaria in psicoterapia dell'Istituto "Gestalt Therapy Kairos" – Attraverso l’integrazione di saperi diversi, come la Gestalt therapy e le neuroscienze, leggiamo un nuovo approccio che ha elaborato il contatto come esperienza primaria e decisiva dell’umana pienezza».
Su una dimensione profonda e integrale del prendersi cura, con particolare riguardo alle cure palliative, si è incentrato l’intervento della Senatrice Paola Binetti: «Dobbiamo guardare e impegnarci per uno stile diverso di fare medicina, le cure palliative ce lo hanno dimostrato: prendersi cura della persona, particolarmente nella fase più delicata e fragile della sua esistenza, allunga realmente la vita. Non abbiamo tanto bisogno di nuovi spazi, quanto di estendere questa peculiare terapia in tutte le dimensioni della cura, affinché la presa in carico del paziente non riguardi solo il suo corpo, ma tutta la sua persona».
«Atlante, Chirone, Perseo: mi piace sottolineare l’importanza di tre miti, raccontati e analizzati nel libro, per richiamare l'attenzione sulle sfide e sulle difficoltà di chi si prende cura del malato e che - nel prestare la propria opera - si può scoprire fragile e vulnerabile – così nel suo intervento la professoressa Maria Luisa Di Pietro, Associata in Medicina legale alla Facoltà di Medicina e chirurgia e direttrice del Master in Psico-oncologia e del Master in Pastoral Counselling per il ben-essere psicofisico e spirituale - Dal distress psicologico e morale alla sindrome di burnout (mito di Atlante), dal guaritore ferito (mito di Chirone) alla difficoltà di relazionarsi con la persona malata e la morte (mito di Perseo). Sono proprio queste le esperienze del quotidiano per chi lavora in ospedale e chi si confronta con il malato inguaribile; esperienze esplose in modo prepotente durante la pandemia; esperienze che trovano gli operatori sanitari impreparati. Tre miti per ricordare e non dimenticare».
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità - ha detto il professor Luigi Janiri, Associato di Psichiatria alla Facoltà di Medicina e chirurgia – ha già incluso la religione e la spiritualità tra le componenti della qualità della vita e un position statement dell’Associazione Mondiale di Psichiatria dichiara di evidenza scientifica che esse debbano essere collocate tra i fattori che impattano sulla salute mentale. Cercare Dio nel volto dell’Altro significa essere curiosi e partecipi dell’Altro, empatizzare con il suo mondo emotivo, comprendere e curare colui che è bisognoso di aiuto».
Le Health humanities, il vasto campo interdisciplinare che unisce le arti, la cultura umanistica e le scienze della salute e sociali e, come nel caso del volume presentato, la spiritualità continuano ad esplorare e interrogano il mondo della Medicina e dell’alta formazione: «Medicina e spiritualità – ha detto Paola Argentino – da sempre considerati in antinomia scientifica, quali ossimori inconciliabili, diventano nelle spiritual care un binomio inscindibile, alleati contro il dolore, nel prendersi cura, con amore, della sofferenza psichica. La spiritualità non solo è più della somma delle preferenze, delle credenze e delle pratiche religiose, ma si colloca nel qui ed ora della relazione di aiuto, come totalità delle risorse personali e relazionali che danno pienezza di vita al soggetto, ai familiari, ai curanti e, in definitiva, all’intero universo. In questa visione integrata e olistica dell’essere umano viene superata la millenaria diatriba e contrapposizione tra scienza e fede, medicina e teologia, e l’elemento unificante diviene proprio il concetto di spiritualità del prendersi cura».