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Sport, metafora della vita che ci emoziona ogni giorno

28 marzo 2025

Sport, metafora della vita che ci emoziona ogni giorno

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C’è chi, dovendo coordinare un certo numero di persone e trovandosi davanti alle piccole grandi sfide del lavoro di ogni giorno, agisce pensando a cosa farebbe un grande allenatore in quel contesto. E chi, invece, si considera proprio un atleta, prendendo l’attività sportiva talmente sul serio da renderla prioritaria, posizionando tutti gli altri impegni nei momenti liberi (dallo sport) della giornata. «Nella mia agenda, prima viene la bici, e poi tutto il resto» racconta Linus, direttore di Radio Deejay, al Graduation Day del Master Comunicare lo Sport. «Sono così matto da considerarmi un atleta, e la cosa curiosa è che il mio percorso professionale e quello sportivo sono molto simili. All’inizio è stato molto difficile, solo negli ultimi anni ho goduto dei benefici di quello che ho fatto».

La sua fortuna, dice, è stata «nascere nel momento giusto», quello del boom della radio, e delle radio libere in Italia. Nascere professionalmente, s’intende. «Ho finito la scuola e ho incominciato subito a fare radio», racconta il conduttore di Deejay chiama Italia. «Ho iniziato nel 1976, l’anno prossimo sarà il mio 50° “campionato”. Ma da quando sono diventato direttore, sono diventato anche un giocatore migliore». Il mondo, sostiene Linus, si divide tra piloti e passeggeri. «Io mi sono trovato a essere le due cose in contemporanea. Quando ho iniziato a dirigere Radio Deejay, mi ricordo bene la diffidenza che c’era tra coloro che fino al giorno prima erano miei colleghi. Ma è stato quello il momento in cui ho incominciato a capire che potevo fare di più».

Del resto, un professionista deve essere «estremamente esigente nei confronti di sé stesso», aggiunge Consuelo Mangifesta, una che lo sport di alto livello l’ha vissuto e lo vive ogni giorno. Nel suo palmares ci sono due Coppe dei Campioni, quattro scudetti e altrettante Coppe Italia. L’apoteosi l'ha raggiunta con quella fenomenale Matera allenata prima da Giorgio Barbieri e poi da Massimo Barbolini. Ma l’ex schiacciatrice, oggi responsabile di comunicazione, eventi e pubbliche relazioni della Lega Pallavolo Serie A femminile, è nota anche per il commento tecnico durante molte serate di volley trasmesse dalla Rai.

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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«Dopo 23 anni di pallavolo, sono riuscita a rimanere nel mondo del volley» racconta Mangifesta, guardando negli occhi gli studenti del Master Comunicare lo Sport seduti, nelle prime file, sulle poltroncine rosse dell’aula Pio XI. «Un piccolo step è stato portato a termine, nel vostro grande viaggio. E tra qualche anno vi accorgerete di come tutti i tasselli trovino il loro posto». In fondo, è successo perfino alla nostra Nazionale femminile di pallavolo. «Ogni anno si partiva con la medaglia già al collo, e si tornava a casa senza. Il 2024 è stato l’anno in cui la Nazionale ha potuto lavorare in maniera più serena, e lo si è visto». A Parigi, l’Italia di Julio Velasco ha vinto, per la prima volta nella storia, l’oro olimpico. Gestendo al meglio la squadra, a partire da Paola Egonu, e regalandoci una delle medaglie più belle della 33esima Olimpiade.

«Le soft skills contano sempre di più» commenta Emanuele Corazzi, direttore di Cronache di Spogliatoio e moderatore dell’evento. «All’inizio servono competenze e talento. Poi, più cresci e più pesano le soft skills. Bisogna tenere in mente che conta la maratona, non i cento metri: non il risultato immediato, ma quello ottenuto sul lungo periodo». Lo sport, non a caso, è sempre una metafora della vita. «Quando sono diventato responsabile di una redazione, nel fare le scelte pensavo cosa avrebbe fatto Josè Mourinho in quella situazione. E certamente mi è stato di grande aiuto».

La consegna dei diplomi è «il raggiungimento di un traguardo» spiega Paola Abbiezzi, direttrice didattica del master Comunicare lo Sport. «Lo sport ci suggerisce la metafora dell’allenamento, della pazienza, anche della caduta. Non è detto che i traguardi si raggiungano subito, ma oggi siamo sul podio. E siamo molto contenti di festeggiare in questo modo».


«Sono tanti i temi che ritornano continuamente, tra il mondo della formazione e quello dello sport», ribatte Patrizia Musso, direttrice didattica del Master Account & Sales Management e docente del master Comunicare lo Sport. «Ci sono il coraggio, la preparazione, l’andare avanti anche quando il risultato non arriva. Per questo mi piace tantissimo il titolo dell’evento di oggi, con quel punto di domanda: “Momenti di gloria? Puntare al traguardo, assaporando il percorso”».

Nel percorso, però, «ogni tanto qualcosa ti viene tolto» racconta Massimo Ambrosini, ex capitano del Milan, dopo l’addio di Paolo Maldini, e oggi al commento tecnico a Dazn. «Devi essere pronto a riconquistarlo. A me è successo tante volte, nella mia carriera ho subito diversi infortuni. È accaduto anche quando sono arrivato a Milano, a 18 anni. Dopo due stagioni, venni ceduto in prestito al Vicenza. Le sensazioni che ho ricavato a Vicenza le ho riportate con me al Milan, al mio ritorno, e le ho cullate fino a quando ho giocato. Forse è anche per questo che mi emoziono ancora, nel lavoro che faccio». Commentando una partita di calcio, o guardando negli occhi una ventina di studenti pronti a spiccare il volo.

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