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Start Up, PMI e Big Pharma: una tesi sui nuovi rapporti tra industria e ricerca in epoca Covid

08 marzo 2021

Start Up, PMI e Big Pharma: una tesi sui nuovi rapporti tra industria e ricerca in epoca Covid

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Gaetano Lamberti ha affrontato la pandemia con l’approccio del ricercatore. Ha voluto capire meglio, esplorare le dinamiche di un comparto industriale, quello delle Life Science, che si è trovato ad affrontare un nemico sconosciuto. Partendo dalle competenze acquisite con la laurea magistrale in General Management e dal suo interesse per le dinamiche di politica economica, Gaetano si è laureato, seguito dal professor Francesco Timpano, con una tesi sul settore farmaceutico, sulle politiche di ricerca in epoca Covid-19 e sul contributo delle start-up in questa partita.

Gaetano, partiamo da qui: secondo te in che modo le start up hanno contributo durante la pandemia?
«Le start up “life science” e le PMI sono il vero motore innovativo dell’industria farmaceutica, grazie soprattutto alla loro grande flessibilità. Durante la pandemia, il 75% dei nuovi farmaci a livello globale sono stati realizzati da queste realtà, che hanno sviluppato importanti idee e soluzioni innovative. I prodotti realizzati dalle start up vengono poi spesso concessi in licenza alle grandi aziende farmaceutiche che hanno le risorse per concretizzare le soluzioni. Da qui si comprende l’importanza della collaborazione in questo comparto».

Uno spirito collaborativo che proseguirà anche dopo la pandemia? 
«Questo processo collaborativo, orientato all’“open innovation”, era già in atto da qualche anno nel settore farmaceutico, ma si è rafforzato molto in questi mesi di pandemia. Le attività di ricerca e sviluppo farmaceutiche sono sempre più esternalizzate dalle cosiddette “Big Pharma”, alle start up e alle organizzazioni accademiche e private, portando alla nascita di un numero maggiore di partenariati pubblico privati, alleanze di sistema, centri di innovazione farmaceutica e piattaforme di crowdsourcing. In tale contesto pandemico abbiamo assistito ad una collaborazione senza precedenti, che ha portato realtà molto diverse tra loro a collaborare verso un fine comune, riducendo i tempi necessari per lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19, contraendo anche i rischi ed i costi insiti nelle fasi iniziali di ricerca».
 
Le Big Pharma continueranno ad avere un ruolo centrale… 
«Dalle interviste e delle analisi effettuate per la mia tesi magistrale, è emerso che, nonostante l’importanza delle start up e dei centri di ricerca, le “Big Pharma” continueranno a detenere una posizione centrale. Questo perché in un settore che si occupa della salute delle persone, la fiducia nell’azienda che realizza il farmaco è una componente fondamentale».
 
Ci sono state realtà italiane capaci di giocare un ruolo strategico nella lotta al virus?
«Il comparto industriale italiano si è mostrato estremamente proattivo nella lotta al Covid-19. In riferimento ai casi da me indagati per la tesi, ci tengo a citare il grande valore aggiunto che stanno apportando realtà quali Toscana Life Science e IRBM. Il primo, grazie al suo laboratorio di ricerca interno, il Monoclonal Antibody Discovery (MAD) Lab, sta sviluppando anticorpi monoclonali in grado di aiutare le persone affette dal Covid-19 a guarire da tale virus, il secondo, invece, in collaborazione con l’Università di Oxford e AstraZeneca, ha partecipato allo sviluppo di uno dei vaccini contro il Covid-19 che è in fase di somministrazione ormai nella gran parte delle zone del Pianeta».

Partendo dalla tua ricerca di tesi, quali sono secondo te i “DRIVERS” capaci di guidare lo sviluppo del comparto Life Science?
«Innanzitutto, si potrebbe pensare ad un’implementazione maggiore della telemedicina, per ridurre il sovraffollamento nelle strutture ospedaliere, permettendo comunque un servizio di qualità ai pazienti. Anche una ricerca e sviluppo più agile potrebbe permettere alle aziende di muoversi ed operare in modo migliore in un ambiente esterno volatile e complesso. Per ridurre gli oneri ed i rischi insiti nelle fasi precoci di ricerca, invece, si potrebbe promuovere una maggiore collaborazione precompetitiva, favorendo la nascita di un numero maggiore di bandi aperti esclusivamente a consorzi». 



L’appuntamento su questi temi è per il 9 marzo, alle 9 con il webinar organizzato dal professor Francesco Timpano:
 

 

Un articolo di

Sabrina Cliti

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