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State Attenti! Lo sport come antidoto alla distrazione

22 marzo 2024

State Attenti! Lo sport come antidoto alla distrazione

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Le attività motorie e sportive possono essere l’antidoto contro la riduzione della capacità di attenzione di bambini e ragazzi?

La risposta affermativa emerge dal convegno Come On!, organizzato presso il campus di Santa Monica dell’Università Cattolica dalla Facoltà di Psicologia - che nel campus cremonese ha attivato un corso interfacoltà con Scienze, agrarie alimentari e ambientali , Consumer behaviour: psychology applied to food, health and environment - e dal CONI. Obiettivo, trovare possibili risposte a un  problema di rilievo crescente: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che a livello globale circa il 5% dei bambini e adolescenti sono affetti da ADHD, (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), una delle condizioni neurocomportamentali più frequentemente diagnosticate in età pediatrica.

«È osservazione comune da parte di coloro che hanno a che fare con i bambini, che rispetto al passato, questi sono più irrequieti, impulsivi, scoordinati. Ma se come adulti confrontiamo i nostri modi di comportarci attuali con quelli che avevamo anni addietro, anche noi ci accorgiamo di essere diventati maggiormente “frenetici”» a sottolinearlo è il preside della Facoltà di Psicologia della Cattolica, Alessandro Antonietti, tra i promotori del convegno, che sottolinea un vero e proprio viraggio generalizzato verso l’ “iperattività”, generato dal cambiamento degli stili di vita, da una crescente accelerazione dei tempi, dall’aumento delle stimolazioni e delle richieste, dallo svolgimento contemporaneo di più attività.

«Tra le concause, anche il numero inferiore di opportunità (di giochi, di intrattenimenti, di cibi ecc.) che nel passato erano a disposizione dei bambini, così come più precise, condivise e rispettate norme di comportamento, che rendevano più facile strutturare un’organizzazione mentale interna».

Oggi la crescita è più difficile, dunque, come il compito degli adulti. Un aiuto può arrivare dall’attività motoria. Per allenare l’attenzione, spiega Antonietti, «bisogna pensare ad attività che ingaggino il bambino e il ragazzo per portarlo a comprendere le caratteristiche dell’ambiente che gli sta attorno e di compiere scelte con razionalità cosciente e capacità d’intuizione. Con domande o richieste mirate si cerca di attivare le funzionalità motorie più efficaci in ogni situazione».

Secondo il metodo della Bussola della Mente Funzionale, illustrato nel convegno, il soggetto viene guidato o lasciato sperimentare per scoperta personale. Più in particolare questa metodologia si caratterizza in 4 fasi: la prima è libera, affinché il bambino possa sperimentare le situazioni per tentativi ed errori; nella seconda viene richiesto, attraverso domande o indicazioni, di orientare l’attenzione sullo scopo, su di sé, sull’ambiente, sulle situazioni;  la terza è la fase riflessiva in cui si invitava descrivere verbalmente ciò che si è fatto;  la quarta fase è per verificare gli eventuali miglioramenti.

«Per apprendere abbiamo bisogno di provare e riprovare, capire, osservare, associare, cioè di tempo. Tempo per maturare e crescere attraverso esperienze concrete e simboliche. Tempo, ma anche luogo» prosegue il preside Antonietti. «La scuola è il luogo nel quale per imparare occorre trovare angoli personali per pensare, rielaborare, scambiare, fare gruppo. In questa logica lo spazio e i suoi arredi rappresentano un micro-paesaggio definito, chiaro, pensato e curato».

Del resto, le conoscenze non sono solo trasmissione di contenuti codificati, ma anche condivisione, fiducia, piacevolezza dello stare bene insieme, ascolto di saperi senza linee di demarcazione: «Abitare la scuola vuol dire far parte di una rete di relazioni. Soffermarsi sulle cose per ragionare è irrinunciabile per la conoscenza e le relazioni sociali. Presi dai nostri programmi scolastici, ci troviamo sempre più̀ a chiedere prestazioni astratte che poco hanno a che fare con il pensiero concreto e riflessivo, piuttosto con risposte immediate, meccaniche, pre-confezionate. Non dobbiamo dimenticare che il pensiero ha bisogno di tempi sospesi, apparentemente informali, poco produttivi, ma che preparano alla sintonia necessaria per comprendere, apprendere e risolvere».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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