L’Università Cattolica si presenta “Uncovered”, senza maschere, svelando la sua vera essenza: l'esperienza di sapere dei suoi docenti che diventa viva grazie ai suoi studenti e che attraverso di loro entra in relazione con il mondo. Il titolo della seconda edizione di TEDxUNICATT, che si è svolto domenica 10 aprile al Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, è partito dalla celebre frase del drammaturgo Luigi Pirandello “Così è, se vi pare”. L’evento è stato organizzato da LIGHTS OFF, associazione studentesca composta da 70 studenti dell’Ateneo, che ha voluto mettere a tema l’illusione, declinata in aree del sapere affrontate ogni giorno in aula. Sul palco si sono alternati docenti dell’Ateneo e altre personalità come lo sciatore Giuliano Razzoli, medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010, o Susanna Di Pietra, interprete della lingua dei segni che si è occupata di tradurre in diretta i bollettini della Protezione Civile durante i mesi più duri della pandemia da Covid-19. A presentare gli speaker lo stand-up comedian Stefano Rapone.
«Oggi vediamo l’università che si svela in modo diverso rispetto all’immagine fatta di aule, docenti e accademia -ha sottolineato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice vicaria dell’Università Cattolica, aprendo l’evento-. Essa ha una sola ragion d’essere: gli studenti, non può esistere senza loro. È bello sperimentare che gli studenti possono essere protagonisti di un’esperienza di sapere. Questi anni complessi impongono la ricerca di soluzioni adeguate che mettano al centro l’Uomo. L’Università in questo ha un grande compito, sia dentro le sue aule sia fuori. E oggi, attraverso il vostro progetto si vede bene la nostra idea di Università».
Per Fiorenzo Galli, direttore del Museo, cultural partner e ospite dell’evento, TEDxUNICATT è: «L’occasione con cui l’Ateneo non solo sceglie di raccontarsi ma anche di riflettere sul suo ruolo. Noi siamo il Museo del “divenire del mondo” e la cultura serve proprio a renderci capaci di conoscere noi stessi per poter entrare in dialogo con chi non sa chi siamo. È uno strumento di pace perché contrasta la paura dell’ignoto, vero carburante dei conflitti».