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Un anno di Covid

03 giugno 2021

Un anno di Covid

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È passato più di un anno dallo scoppio della peggiore pandemia da oltre un secolo. Una minaccia nuova, sconosciuta, che si è abbattuta su un occidente che si illudeva di essersi lasciato alle spalle epidemie e pestilenze, cambiando per sempre la vita di ciascuno di noi. Ai primi bagliori dell’alba di un mondo post-pandemico, non resta che chiederci come sarà la realtà che il Covid ci ha lasciato.

E’ stato questo l’argomento dell’incontro del Collegio Nuovo Joanneum nel Campus di Roma dell’Università Cattolica “Un anno di Covid – Come ha cambiato le nostre vite e cosa ci ha insegnato”, che si è svolto on line il 19 Maggio, con Patrizia Laurenti, professoressa associata di Igiene generale e applicata alla facoltà di Medicina e chirurgia e direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Igiene Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, e Maurizio Sanguinetti, professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica alla facoltà di Medicina e chirurgia e direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche e dell’Unità Operativa Complessa di Microbiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

L’intervista ai due docenti dell’Università Cattolica ha toccato varie tematiche. Anzitutto, i due professori hanno sottolineato la grande importanza della vaccinazione, la principale arma che abbiamo contro il virus, cogliendo l’occasione per dirimere numerosi dubbi sul tema.

Si è discusso della disinformazione causata da molti mass media che, anteponendo il sensazionalismo alla corretta informazione, hanno diffuso disorientamento e sfiducia nella popolazione. La professoressa Laurenti, tuttavia, si è detta speranzosa: nonostante le fake news, buona parte della popolazione (soprattutto i più giovani) si è dimostrata fiduciosa nella scienza, come dimostra il boom di adesioni agli “Open day” vaccinali per gli under 40.

A livello comunicativo c’è stata confusione anche sugli obiettivi della campagna vaccinale: il messaggio che fin troppo spesso filtra dai media è che l’unico fine sia l’immunità di gregge o, addirittura, l’eradicazione del virus, chimera difficilmente realizzabile per un virus respiratorio così contagioso e capace di mutare. Ci si dimentica fin troppo spesso, invece, che il successo della campagna vaccinale si misura in termini di vite risparmiate e di riduzione delle terapie intensive e dei casi gravi. A questo si ricollegano i temi delle varianti e delle positività nei vaccinati; i due relatori hanno sottolineato come vada evitato il sensazionalismo fine a sé stesso, che causa nient’altro che paura e smarrimento immotivati nella popolazione.

È importante, però, non sottovalutare l’eventuale minaccia futura, mettendo in atto, grazie ad adeguati investimenti, strategie di tracking finalizzate al conoscere il genoma del virus che sta circolando (come, ad esempio, sta avvenendo nel Regno Unito). Per questo è necessario rivalutare l’approccio diagnostico: quando buona parte della popolazione sarà vaccinata, avrà poco senso valutare singole positività asintomatiche (di possibile riscontro anche in pazienti vaccinati, ma che hanno un limitatissimo significato clinico), quanto, piuttosto, sarà fondamentale tenere sotto controllo le varianti ed essere pronti ad aggiornare, se necessario, il vaccino.

Sia il professor Sanguinetti che la professoressa Laurenti sono concordi sul fatto che il Sars-CoV-2 abbia portato alla luce una serie di errori accumulati negli anni; in primis i tagli alla sanità, soprattutto ai danni della sanità territoriale che durante questi difficili mesi ha dimostrato tutta la sua importanza. Un altro punto sottolineato dal professor Sanguinetti è l’assenza di un vero network italiano di microbiologia.

Ma, all’alba del mondo post-pandemico, quali sono le lezioni che il virus ci dovrebbe lasciare? Il valore della prevenzione, l’importanza della sanità, il ruolo cruciale della ricerca e della scienza, il tema dell’equità e dello sviluppo (basti pensare alle diseguaglianze tra i vari paesi del mondo nell’accesso a vaccini e cure), dell’attenzione all’ambiente ed al rispetto del delicato equilibrio della natura.

L’incontro si è concluso con una sensazione di dolore, ma, al contempo, un messaggio di speranza: il ringraziamento dei tanti colleghi che, nei mesi più duri della pandemia, non si sono tirati indietro dinnanzi alla catastrofe, reinventandosi, sacrificandosi e facendo tutto il possibile per affrontare questo dramma.

Un articolo di

Daniele Traini

Collegio Nuovo Joanneum

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