Il tema del coinvolgimento sociale nel settore profit da molti anni accompagna il dibattito sull’evoluzione della cooperazione allo sviluppo ex. L.125/2014. Su questi temi ho impostato il mio percorso di dottorato in Università Cattolica, seguita dal professor Roberto Zoboli, durante il quale ho studiato le dinamiche di scale up delle iniziative di business inclusivo promosse dalle imprese profit nei Paesi in via di sviluppo. Nel periodo di studio, che mi ha portata per un anno all’estero, per un MSc alla London School of Economics, avevo notato la presenza di studi di progettazione specificatamente dedicati a questo tema e ho deciso di fondare, assieme ad alcune colleghe, De-LAB.
Ci occupiamo di accompagnare imprese profit in percorsi di Sostenibilità Integrata, Cooperazione, e Responsabilità Sociale d’Impresa, perché possano distinguersi dai competitor e intraprendere percorsi di Business Responsabile/Purpose Economy in Italia – attraverso i modelli dell’Innovazione Sociale – o all’estero – attraverso i modelli del Business Inclusivo.
Il tema del business inclusivo è strategico per due ragioni: da un lato la possibilità di cogliere le opportunità di crescita che sono offerte dai mercati emergenti, con i quali però non si seguono le logiche dell’internazionalizzazione d’impresa ma, appunto, del business inclusivo, che parte dall’ascolto dei bisogni per generare prodotti o servizi pensati ad-hoc per persone a basso reddito.
Dall’altro, perché il coinvolgimento del profit nelle direttrici portanti della cooperazione allo sviluppo permette un efficientamento dei processi ed uno scambio pubblico-privato-non-profit che genera innovazione e ottimizzazione nell’allocazione delle risorse. Questo è il punto chiave su cui De-LAB opera accompagnando diversi attori nella creazione dei cosiddetti “ecosistemi inclusivi”.
Che il profit potesse essere attore di impatti sociali ed ambientali positivi è, quindi, un fattore a noi molto chiaro e nel corso degli anni abbiamo notato con sollievo l’emergere di un paradigma di Business Responsabile meno di nicchia e più condiviso, soprattutto a livello finanziario con l’impegno di alcuni grandi fondi di investimento a considerare scelte di allocazione del capitale che valutassero non soltanto la generazione del profitto ma anche le ricadute positive sull’ambiente e sulle comunità.
Il fenomeno delle B-CORP, e parallelamente l’inclusione nell’ordinamento giuridico delle Società Benefit (l’Italia è stata il primo Paese al mondo dopo gli Usa a riconoscerle ufficialmente) sono due aspetti della progressiva e crescente attenzione verso modelli di business che non siano distruttivi di risorse comuni. Per questo motivo, nel 2018 abbiamo scelto di rifondare il nostro Statuto scegliendo la forma della Società Benefit (siamo una srl SB) e nel 2020 abbiamo ottenuto la certificazione B-CORP.
Oltre che per motivi identitari e valoriali, il motivo di entrambe le scelte è stato l’aver notato – nel tempo - come in molti casi la sostenibilità o la CSR fossero diventate delle dichiarazioni autoreferenziali. Al contrario, avevamo voglia di mantenere un “patto di coerenza” coi nostri stakeholder, e così abbiamo investito risorse interne per intraprendere il percorso di certificazione B-CORP, che è durato 7 mesi, a cavallo tra il primo lockdown e la seconda ondata Covid.
In generale, le imprese profit che scelgono di diventare B-CORP sono avvantaggiate rispetto alle altre poiché entrano a far parte di un network relazionale molto vivo e in continua crescita, dove possono stringere relazioni, apprendere notizie di governance in anteprima, confrontarsi con altri imprenditori. “Migliorare assieme ai migliori” è, per De-LAB, una frontiera molto stimolante, soprattutto in questo periodo di crisi dove occorre – come dice l’etimologia del termine – ricercare nuove opportunità. In quest’ottica crediamo che il Business Inclusivo rappresenti un vero scenario di ricerca e progettazione dove lavorare assieme agli imprenditori più lungimiranti e alle istituzioni nazionali come AICS, motivo per cui, nel 2019 abbiamo lanciato il nostro progetto di business inclusivo in-house, chiamato Kokono: una culla in materiale biodegradabile per salvare le vite di neonati in contesti di povertà assoluta. E il percorso di crescita è ancora in corso…