A cambiare le regole del gioco è stato quell’ottobre del 1969 quando l’Università di Los Angeles e quella di Stanford riescono a comunicare tra loro scambiandosi informazioni “virtualmente”. Da allora tutto è diventato obsolescenza, inclusa la prima legge della geografia di Tobler secondo cui le cose più vicine sono le più connesse. «Da quando internet ha raggiunto il grande pubblico, stiamo assistendo a grandi ondate tecnico-scientifiche e mediatiche», racconta Juan Carlos De Martin, ordinario di Ingegneria informatica al Politecnico di Torino, Keynote Speaker della prima parte della giornata con Oreste Pollicino, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Bocconi. «Basta ricordare alcune delle ondate precedenti che, quando sono arrivate, hanno saturato pagine di giornali e dibattito pubblico: cloud computing, mooc, big data, blockchain, 5g, metaverso». Insomma, «tutte espressioni accattivanti che hanno in comune tre caratteristiche: la novità tecnica importante, accompagnata da un gigantesco strato di marketing, la forte componente speculativa e infine la tendenza a concentrare l’attenzione su un determinato faro di luce, che inevitabilmente finisce per creare zone d’ombre di cui non si discute». L’intelligenza artificiale non fa eccezione: la sua storia è lunga e attraversata da diverse stagioni. Ma è solo negli ultimi anni che se ne parla con maggiore frequenza poiché nel 2010 avvengono tre fatti nuovi: il miglioramento degli algoritmi, l’ampia diffusione del web, la maggiore disponibilità di dati. «Queste novità producono risultati notevoli, determinando un salto di qualità. Un’ondata tecnica spinta, poi, dall’enorme quantità di capitali investiti e dalla volontà di arrivare primi», rileva De Martin. Di qui il compito delle università: «Restare sobrie e problematizzare ciò che viene dato per scontato. L’intelligenza artificiale è una grande potenzialità che in alcuni ambiti, come la medicina, può aprire a molte opportunità. Ma ci sono anche rischi consistenti che vanno discussi, non lasciati in penombra o spazzati sotto il tappeto».