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Una Laurea Honoris Causa a Vincenzo Cesareo

25 maggio 2023

Una Laurea Honoris Causa a Vincenzo Cesareo

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Il professor Vincenzo Cesareo, Emerito di Sociologia in Università Cattolica, ha ricevuto questa mattina dall’Università degli studi G. d’Annunzio di Chieti la Laurea Magistrale Honoris Causa in Ricerca sociale, politiche della sicurezza e criminalità. 

Alla cerimonia nell’Auditorium del Rettorato, dopo i saluti istituzionali del Magnifico Rettore Sergio Caputi, è seguita la Laudatio conferita dal professor Michele Cascavilla, presidente del corso di laurea in Ricerca sociale, Politiche della Sicurezza e Criminalità presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche e Sociali dell’Ateneo di Chieti. Il professor Cesareo ha poi pronunciato la Lectio Doctoralis. Il professor Andrea Lombardinilo ha moderato la cerimonia.

Fondatore della Sociologia della persona, il professor Cesareo ha donato alla comunità accademica straordinari contributi scientifici tesi a porre al centro del dibattito la persona, è stato direttore dell'Istituto di Sociologia dell'Università Cattolica e del Dipartimento di Sociologia, presidente del Comitato Ordinatore della Facoltà di Sociologia presso l'Università Cattolica a Milano, nonché membro del Consiglio di Amministrazione dello stesso Ateneo, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, del Consiglio di Amministrazione dell'Ambrosianeum e di quello della Fondazione Luigi Moneta. Ha ricevuto il Diploma di Medaglia d'Oro della Repubblica quale "Benemerito della scuola, della cultura e dell'arte”.

Pubblichiamo ampi stralci della prolusione del professor Cesareo intitolata “La centralità della persona per un nuovo welfare”. 


Desidero esprimere la mia profonda e commossa gratitudine all’Università Gabriele D’Annunzio per il conferimento della laurea magistrale honoris causa.
Sento anche il dovere di ringraziare i colleghi di questo Ateneo che in più occasioni mi hanno invitato, consentendo di discutere alcuni miei lavori, fornendomi suggerimenti e critiche costruttive molto utili. 

Nel corso degli anni ho potuto direttamente constatare con molto piacere il grande sviluppo di questa Università e l’importanza assunta all’interno del sistema universitario italiano.
Nell’intervento di oggi cercherò, seppure in termini sintetici, di affrontare una questione centrale per il nostro Paese: quella del welfare.
Il tema lo affronto alla luce di un approccio che ho elaborato e definito “costruzionismo umanista”, in base al quale la realtà sociale è concepita come un insieme articolato di costruzioni storiche prodotte dalla costante attività svolta dagli esseri umani tramite le loro reciproche interazioni. In tale approccio le categorie di “azione sociale” e di “struttura sociale” rappresentato due poli in relazione circolare fra loro, per effetto di un duplice movimento. 

Il primo è quello di “interiorizzazione” che procede dall’oggetto, in questo caso la struttura sociale, verso la soggettività propria dell’essere umano, condizionandone le sue azioni. Il secondo movimento è quello di “esteriorizzazione”, che dalla soggettività della persona, tramite le sue azioni, procede verso l’oggettività della struttura incidendo su di essa. (…)

Nel costruzionismo umanista assume un rilievo essenziale il concetto di “persona”. Esso è definibile in antitesi al concetto di individuo, concepito come un’entità astratta proprio perché “astrae” l’essere umano dal suo contesto relazionale, dall’intreccio con i suoi legami e lo considera nella sua generalità (…)

Ho ritenuto definire homo civicus la persona che si qualifica per una elevata soggettività e una elevata significatività esistenziale, mentre definisco homo psychologicus la persona, anch’essa con elevata soggettività, ma con scarsa significatività esistenziale (…)

Porre al centro la persona e non l’individuo comporta anche di riconoscere alla responsabilità individuale e collettiva un rilievo tale da definire la proposta di welfare che sto illustrando come Welfare Responsabile. 

L’agire responsabile implica l’assunzione di responsabilità rispetto a delle azioni compiute o da compiere in vista di qualcosa o verso qualcuno (Lenoci, 2021). Va inoltre distinta una responsabilità riguardante esclusivamente sé stessi - tipica della personalità egoistica-narcisistica così diffusa nella società contemporanea - e una responsabilità che tiene conto anche degli altri. La responsabilità comporta necessariamente la libertà, in quanto richiede che il soggetto sia libero di scegliere tra soluzioni diverse, che implicano anche l’imprevedibilità, e quindi il rischio di non conseguire il risultato atteso. A sua volta la responsabilità non si limita a tener conto degli effetti dell’azione sullo stesso soggetto agente (individuale o collettivo), ma anche richiede che quest’ultimo si faccia carico dei vincoli di solidarietà entro le relazioni sociali in cui è inserito. La responsabilità, così intesa, è connaturata al Welfare Responsabile e ne costituisce un aspetto distintivo. (…)

Il welfare deve essere in grado di “vedere” le persone impegnandosi nel personalizzare i servizi per l’utente-cittadino, cercando di fare emergere le risorse personali e sociali, contribuendo a far sì che le persone possano vivere in modo sempre più autonomo e responsabile. In questo senso il welfare è anche relazionale, ossia costruito a partire dalle relazioni più significative delle persone (…)

Nella prospettiva del Welfare responsabile Stato, Mercato e Terzo settore sono i tre pilastri indispensabili che trovano forma in tre specifici tipi di Welfare (municipale, aziendale e comunitario) e che sono sempre più chiamati a raccordarsi tra loro e a creare virtuose sinergie, valorizzando anche il contributo delle reti non formalizzate e di singoli cittadini. (…)

È però necessario che i diversi stakeholders agiscano in maniera riflessiva per comprendere e valutare i bisogni emergenti, mutevoli, fluidi, relativamente eterogenei e complessi; per condividere i diversi orientamenti e le mission, per trovare e attivare risorse; per produrre risposte innovative, efficaci e sostenibili. (…)

Tale proposta (del Welfare responsabile) recepisce la centralità di quei tre stessi concetti (persona, responsabilità, libertà), declinandoli operativamente per costruire un sistema di welfare che sia effettivamente realizzabile ed efficace. Perché ciò possa avvenire è però indispensabile che i tre pilastri citati (Stato, mercato e Terzo settore) si impegnino a collaborare tra loro attuando il principio dell’et-et e quindi attivando delle “filiere di responsabilità”, poiché nessuno di essi è in grado di affrontare da solo tale importante e ardua sfida. A partire da un approccio teorico si è costituito un gruppo di studiosi impegnati a declinare operativamente questa proposta nella realtà italiana. Si è anche ritenuto utile avviare una collaborazione con enti impegnati in attività innovative di welfare. A tale scopo si è costituita una rete delle reti: una prima rete, quella inter-universitaria, comprende docenti di 20 Atenei e di differenti discipline, una seconda rete è costituita di enti (per ora oltre 50) interessati a sperimentare nella propria attività la proposta di Welfare responsabile.

 

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Redazione

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