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Whatsapp, mail e social: le comunità parrocchiali ai tempi del Covid

18 gennaio 2021

Whatsapp, mail e social: le comunità parrocchiali ai tempi del Covid

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La pandemia da Covid-19 ha reso più digitali le parrocchie italiane. Relazionarsi con gli altri, partecipare alla vita comunitaria, alle attività pastorali e anche diffondere informazioni relative a esse: tutto corre sempre di più attraverso chat, post social ed email. Una parrocchia su due usa Facebook e il 70% dei parroci che ha risposto ai nostri questionari usa tecnologie digitali per entrare in rapporto con gli altri. Un processo accelerato da lockdown e distanziamento.

Nei giorni più drammatici della pandemia ci siamo resi conto di quanto fossero importanti le relazioni sociali e di quanto mancassero, al nostro vivere quotidiano, gli ambiti che rendevano possibili e accessibili tali relazioni. In particolare, abbiamo patito l’impraticabilità di contesti relazionali plurimi, a volte coincidenti con luoghi e spazi fisici, a volte identificati a livello simbolico.

Cosa sono i contesti relazionali plurimi? Sono i contesti che creano “comunità”. Un esempio di essi, prossimo alla vita quotidiana delle persone e delle famiglie, è costituito proprio dalle parrocchie, realtà di cui si conosce poco a livello sistematico, per lo meno in rapporto al contributo che offre alla costruzione di comunità e di relazioni nella società contemporanea.

L’indagine è stata condotta da una équipe multidisciplinare composta dai professori Anna Bertoni, Donatella Bramanti, Elisabetta Carrà, Alessandra Carenzio, Laura Ferrari, Simona Ferrari, Raffaella Iafrate, Linda Lombi, Sara Nanetti, Chiara Paolino, Stefano Pasta, Sonia Ranieri, Camillo Regalia, Pier Cesare Rivoltella, Marco Rondonotti e diretta da chi scrive. È stata avviata nel 2019, nell’ambito di un progetto di ricerca triennale finanziato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore come progetto di rilevante interesse per focalizzare le relazioni sociali al tempo dei personal media nel contesto delle parrocchie.

L’ipotesi di partenza, illustrata durante un seminario di studio tenutosi in Università Cattolica il 9 aprile 2019, intendeva andare oltre la prevalente chiave di lettura della liquidità della società, caratterizzata inevitabilmente da relazioni sociali rarefatte e legami evanescenti, per documentare la presenza di solide relazioni sociali in grado di generare ambiti comunitari di condivisione della vita sociale.

Nel 2020 è apparso purtroppo drammaticamente chiaro, attraverso la pandemia, che, oltre la supposta “liquidità” esiste una componente irriducibile del “sociale”, costituita da quelle relazioni che attribuiscono senso e sostanza al vivere in società. Senza le tecnologie digitali, il venir meno delle relazioni in presenza non avrebbe consentito la sperimentazione – seppur a volte parziale e riduttiva – di forme connettive, in grado di supportare i legami a distanza.

L’indagine è stata condotta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, attraverso la somministrazione on line di un questionario che ha raccolto i dati relativi a 420 parrocchie italiane. L’obiettivo della rilevazione era di comprendere se e come in esse si generassero e si sviluppassero relazioni sociali interpersonali e associative in grado di costruire ambiti di comunità e quale fosse la presenza delle tecnologie digitali in tali relazioni. Inoltre, ci siamo posti l’obiettivo di esplorare se e come il loro apporto andasse nella direzione di supportare e rinforzare le relazioni medesime, da un lato e, dall’altro, di introdurre itinerari innovativi.

Il questionario è stato compilato dal parroco (o dal soggetto facente funzione). Le parrocchie che hanno partecipato allo studio sono collocate soprattutto nel nord Italia (68,1%). Circa una parrocchia su due fa parte di un’unità pastorale (46,3%).

I risultati evidenziano frequenti relazioni tra la parrocchia stessa e altri stakeholder del territorio, come gruppi o associazioni parrocchiali, diocesi, associazioni di terzo settore, enti pubblici e, seppur più raramente, con enti privati. Tali relazioni sono mediamente buone (Media=3,49, su una scala da 1 a 5), soprattutto se riferite ad altri gruppi parrocchiali (Media =3,86). La qualità di queste relazioni è più alta nelle grandi parrocchie rispetto a quelle medie e piccole, a significare che nei contesti di grandi dimensioni emerge l’importanza di creare reti di relazioni significative con altri soggetti operanti nell’ambiente circostante la parrocchia. Nel contesto relazionale interno a queste realtà, emerge complessivamente un indice medio di fiducia, aiuto e collaborazione. Quest’ultima, in particolare, è più elevata nelle grandi parrocchie rispetto a quelle piccole.

Il 53% dei parroci ha affermato che la funzione principale della parrocchia è quella di offrire senso di appartenenza alla comunità. A seguire, altre funzioni rilevanti riguardano la capacità di offrire risorse pratiche (27%), fornire ambiti intersoggettivi di socialità (13%), operare un significativo empowerment fiduciario (7%).

Veniamo ora all’utilizzo delle tecnologie digitali nell’ambito della pastorale. Gli strumenti più utilizzati per porsi in relazione con gli altri sono rispettivamente WhatsApp/Telegram (utilizzati per questo scopo specifico dal 56,0% dei rispondenti) e le e-mail (54,0%), dispositivi digitali ampiamenti utilizzati anche per collaborare e favorire la partecipazione. Tra i Social Media, una parrocchia su due ha un account Facebook, molto più raramente Twitter (solo il 15% circa) o Instagram (26%).

Attraverso la costruzione di un indice sintetico, è stato possibile verificare che la maggior parte delle parrocchie (70%) usi le tecnologie digitali per entrare in relazione con gli altri (profilo d’uso che abbiamo definito “2.0”), mentre nel 24% dei casi il ricorso alle tecnologie è limitato alla finalità di facilitare l’accesso alle informazioni (“profilo 1.0”). Una percentuale residuale di parrocchie (6%) ha un profilo avanzato, che abbiamo definito “3.0”, ovvero usa le tecnologie per collaborare e favorire la partecipazione alle attività della parrocchia. Complessivamente si evidenzia che, quanto più il referente delle parrocchie è giovane, tanto più il profilo digitale tende a essere avanzato.

Già da questi primi dati emerge un contributo distintivo delle parrocchie in favore della costruzione sia della comunità locale, sia di quella simbolica in cui le relazioni interpersonali e digitali svolgono un ruolo cruciale. Tale apporto, che da sempre innerva capillarmente il tessuto del nostro paese, oggi potrebbe costituire un tesoro nascosto che merita di essere meglio disvelato, soprattutto a fronte degli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria in termini di isolamento sociale.

Per questo, dopo la prima ondata della pandemia, abbiamo effettuato nell’ottobre 2020 una seconda rilevazione, non prevista nel progetto originale, al fine di rilevare i cambiamenti avvenuti nelle relazioni interpersonali e in quelle mediate digitalmente nella costruzione di contesti comunitari.

Alla seconda rilevazione hanno risposto 144 parrocchie che già avevano partecipato alla prima ricognizione. I risultati preliminari di questa seconda parte dello studio mettono in luce un uso più frequente delle tecnologie digitali nell’ambito delle attività pastorali (I wave= Media 2.10; II wave = Media 2.43, in una scala 1-5) e un atteggiamento mediamente più favorevole verso il loro impiego (I wave= Media 2.69; II wave = Media 2.83, in una scala 1-5), a cui si accompagna anche un leggero miglioramento della qualità percepita delle relazioni con altri stakeholder (I wave= Media 2.51; II wave = Media  2.59, in una scala 1-5).

Un articolo di

Lucia Boccacin

Lucia Boccacin

Docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi

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