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«Da eterna poesia a noi vien Dante»

04 novembre 2021

«Da eterna poesia a noi vien Dante»

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La vita di Clemente Rebora come la Divina Commedia, a partire dall’inferno, passando attraverso il Purgatorio e terminando con il Paradiso. Così, lo stesso poeta milanese, pietra miliare del Novecento, tra i «maestri in ombra» di Montale e Pasolini, ha definito la sua stessa esistenza. Durante la Prima Guerra mondiale il giovane Rebora subì un trauma e fu soccorso dall’amore di una donna, un’esperienza associata alla prima cantica della Commedia; alla seconda corrisponde invece la sua ricerca di un’identità e quella che lui stesso ha chiamato una “scelta tremenda”; la terza, infine, è rappresentata dall’ultimo periodo della sua vita cominciato con la conversione e gli ordini religiosi, e con un calvario fisico e mistico. 

Tutto questo è testimoniato da un’edizione della Divina Commedia, sempre al centro della sua produzione, con postille in matita rossa e blu a indicare grazia e peccato. 

Roberto Cicala, editore, critico letterario e docente di Editoria libraria e multimediale in Università Cattolica, è da sempre indagatore di carte d’autore. Il suo ultimo libro è Da eterna poesia. Un poeta sulle orme di Dante: Clemente Rebora edito da Il Mulino, un avvincente saggio tra biografia e critica con appendice di inediti, tra cui gli appunti delle lezioni su Dante, maestro di etica ed estetica, letteratura e fede: si riscopre così un poeta novecentesco per il quale «da eterna Poesia a noi vien Dante».

 


Questo verso «potrebbe sembrare, nei versi per Ezra Pound scritti in età avanzata nel 1955, l’unica testimonianza esplicita di Rebora relativa al suo dantismo, che invece accompagna fin dal 1913 il giovane autore dei Frammenti lirici, la raccolta d’esordio che vorrebbe intitolare I guinzagli del Veltro - scrive l’autore nella premessa del libro -. Ancora prima, in una lettera del 1909, risponde al padre durante un forte contrasto di vedute: “Io sto con Buddha Cristo Dante...” In effetti la Commedia, oltre a rivelarsi una ricca fonte d’immagini e metafore per interpretare e nominare il mondo, anche davanti agli orrori del fronte bellico, offre al poeta milanese spunti concreti per la vita e per l’azione, nei momenti più decisivi, prima ancora che per l’elevazione spirituale».

Il libro è stato presentato mercoledì 3 novembre nell’Aula Magna dell’Università Cattolica durante l’evento “Rebora, una grande anima dall’Inferno al Paradiso” con immagini e testi inediti del grande poeta cattolico Clemente Rebora. La lettura-spettacolo di Lucilla Giagnoni con interventi letterario-musicali al pianoforte di Enrico Reggiani e Martino Tosi esecuzione al piano di brani composti dal poeta (al pianoforte Martino Tosi) e interventi letterari (a cura di Enrico Reggiani, docente di Letteratura inglese in Università Cattolica), racconterà la connessione tra Dante e Rebora. Il reading musicale, promosso da Studium Musicale Di Ateneo, Centro di ricerca Letteratura e cultura dell’Italia unita, Laboratorio di editoria, Dipartimento di Studi medievali umanistici e rinascimentali, è stato presentato da Giuseppe Langella, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea in Università Cattolica. L’ingresso è libero con prenotazione.

Per l’occasione, inoltre, la biblioteca di Ateneo propone un’esposizione di documenti e rarità bibliografiche reboriane.

«Il trentennale lavoro di Roberto Cicala con questo volume porta a compimento un’impresa davvero pregevole e innovativa - si legge nella presentazione del libro scritta da Alberto Casadei -. Il lavoro interpretativo di Roberto Cicala si è fondato sulla paziente raccolta di testimonianze e sullo studio filologico di materiali danteschi appartenuti al poeta milanese, come l’edizione Scartazzini-Vandelli della Divina Commedia, su cui egli stesso ha stratificato vari tipi di commenti e postille nel corso di decenni, quindi senza abbandonarla dopo la conversione».

Casadei continua: «Da questo tipo di note (nonché da cartigli sparsi) si ricavano con chiarezza i luoghi testuali che attiravano Rebora, confermati dai quaderni di appunti di sue lezioni alla fine degli anni ’20. La precisissima trascrizione, criticamente vagliata, di questi materiali (in parte pure riprodotti in fotografia), costituisce di per sé un notevole accrescimento delle nostre conoscenze sulla cultura di Rebora, e in più permette di collocarlo a fianco di autori che si sono impegnati, nel corso del Novecento, a reinterpretare Dante secondo una chiave di lettura inedita e propria, da Eliot a Mandel’štam a Borges». 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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