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Dal campus alle favelas: il volontariato che trasforma

14 marzo 2025

Dal campus alle favelas: il volontariato che trasforma

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«Partecipate, perché farà molto bene più a voi stessi che agli altri». Giovanni Bandera, che insieme ad altre sei persone dello staff tecnico amministrativo dell’Università Cattolica lo scorso anno ha aderito al Charity Work Program, non ha dubbi. Il programma di volontariato promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale-CeSiora aperto anche ai lavoratori e alle lavoratrici dell’Ateneo, (consulta il Bando 2025), è un’esperienza da fare.

Insieme a Giulia Garofalo - che già da studentessa sognava il volontariato internazionale - ha trascorso tre settimane in Brasile, a Canavieiras, all'asilo Giardino degli Angeli, un luogo dove i bambini provenienti dalle favelas hanno la possibilità di studiare e crescere in un ambiente sereno, sicuro e familiare.

«Sono partito – racconta – con la voglia di mettermi a disposizione delle persone più bisognose, avevo poi la curiosità di vedere come avrei reagito a una realtà e a uno stile di vita che non mi appartenevano». Così anche Giulia: «l'unica aspettativa era di dedicarmi ai bambini, di dare il mio contributo nella loro esperienza scolastica e di aiutarli nell'apprendimento dell'inglese».

Giulia, che ha competenze linguistiche ed esperienza nell’insegnamento, ha collaborato alle lezioni di inglese e affiancato i ragazzi e le ragazze del doposcuola nello svolgimento di compiti e nel ripasso di varie materie scolastiche, laboratori creativi e giochi. Insieme a Giovanni ha svolto anche piccoli lavori domestici: pulizia della sala mensa e dei locali della scuola, attività di giardinaggio e di manutenzione. «Eravamo coinvolti ogni giorno anche nel momento del pranzo – raccontano – aiutando nella distribuzione dei pasti e nel riordino del refettorio».

Un articolo di

Valentina Stefani

Valentina Stefani

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Una volta a settimana la visita alle famiglie dei bambini che frequentano l’asilo, accompagnati dalla direttrice della scuola. «Si partiva in bicicletta per raggiungere le favelas, a poca distanza dall’asilo», racconta Giovanni. «L’iniziativa – spiega Giulia – aveva lo scopo di incentivare la frequenza e offrire supporto nella gestione dei più piccoli».

«Vedere le loro abitazioni – continua – e le difficoltà quotidiane che affrontavano mi ha fatto riflettere su ciò che consideravo importante nella mia vita e su come molti aspetti della nostra quotidianità siano, in realtà, superflui e sopravvalutati».

L'esperienza con il Charity Work Program è stata per entrambi un'occasione che ha suscitato una profonda riflessione. «Ho vissuto ogni attimo come un regalo e un momento di grande ispirazione – racconta Giulia –  mi ha insegnato che per essere di aiuto a qualcuno bastano anche piccoli gesti, che fare del bene non necessariamente significa dare materialmente, ma spesso passa anche dalla sola presenza e disponibilità ad esserci. Tutto questo può diventare una sana abitudine implementabile in molti aspetti della propria quotidianità».

«È vero – concorda Giovanni – questo pensiero mi accompagna tutti i giorni e a volte mi influenza nelle scelte quotidiane, ho imparato che si può vivere anche senza tutto quello che ci circonda e stare bene lo stesso».

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