NEWS | Milano

Fondazione San Bernardino, 20 anni contro il sovraindebitamento guardando avanti

14 giugno 2024

Fondazione San Bernardino, 20 anni contro il sovraindebitamento guardando avanti

Condividi su:

Era il 25 giugno 2004 quando fu firmato l’atto di costituzione della Fondazione San Bernardino. A sottoscriverlo dieci diocesi lombarde che, ispirandosi alla solerzia del santo francescano contro gli usurai, s’impegnavano per un’educazione all’uso responsabile del denaro con l’intento di prevenire fenomeni di indebitamento e di rischio usura. A distanza di vent’anni il lavoro svolto dalla Fondazione, nata per volontà del cardinale Dionigi Tettamanzi, sta dando i suoi frutti. Da allora a oggi sono infatti 4.773 le persone con problemi finanziari che nei suoi 7.293 giorni di operatività ha ascoltato, orientato e consigliato, disponendo interventi di garanzia o erogazione diretta per 479 beneficiari, pari a 5 milioni 803 mila euro e un tasso di restituzione del prestito erogato del 10percento. Gli esiti di due decenni di lavoro a fianco di persone e famiglie esposte a condizioni di estrema precarietà sono stati illustrati e presentati giovedì 13 giugno durante il convegno “20 anni di educazione al debito responsabile e di prevenzione dell’usura”, ospitato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per celebrare l’importante anniversario della onlus, con sede a Milano nella centrale piazza Borromeo, e una ventina di sedi satellite di altrettante città lombarde.

Un servizio prezioso al territorio lombardo, reso possibile grazie ai 10 centri di ascolto della Caritas che intercettano situazioni di difficoltà e ai 16 volontari che gratuitamente mettono a disposizione le loro competenze di ex bancari. Non a caso l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, intervenendo all’incontro, ha definito la Fondazione San Bernardino un «piccolo presidio» che cerca di dissuadere coloro che hanno bisogno di liquidità a ricorrere al «denaro sporco». Monsignor Delpini ha paragonato i prestiti usurai al «sangue infetto» che «avvelena tutto il corpo quando viene iniettato in un organismo che ha bisogno di una trasfusione». Per arginarne la diffusione, bisogna «favorire la sincerità» ma anche far sentire con coraggio la propria voce per contrastare il «sistema», il «grigiore indifferente della società». Una sfida impari e drammatica che, a detta dell’arcivescovo di Milano, «si può vincere solo con un incremento di sensibilità civica, di pratica della legalità, di alleanza delle istituzioni, di formazione e accompagnamento finanziario, di determinazione a contrastare l’omertà».

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

Condividi su:

 

Ed è quello che nel quotidiano fa la Fondazione San Bernardino. «La nostra missione consiste nell’ascolto, nell’accompagnamento e nell’intervento per restituire dignità bancaria alle persone», ha spiegato Luciano Gualzetti, presidente dell’organismo, citando gli istituti bancari con cui sono in atto convenzioni per l’erogazione di credito, vale a dire Banche di Credito Cooperativo, Banca Mediolanum e Banca Intesa Sanpaolo. A chiedere aiuto sono «soggetti non necessariamente poveri, ma fortemente indebitati per non aver saputo gestire in modo adeguato il loro denaro; spinti dal sistema non a risparmiare, ma a investire tramite strumenti finanziari gravidi di rischi; indotti a consumi non essenziali ed esorbitanti rispetto alle entrate; segnati da dipendenze compulsive, causate, negli ultimi anni, soprattutto dalla diffusione incontrollata dell’azzardo; vittime di truffe, sempre più spesso online».

In particolare, «sono maschi, coniugati, con un titolo di licenza media, un reddito mensile medio di circa 1.148 euro, che hanno accumulato mutui e finanziamenti a breve termine, pari a più di 23 mila euro, o a medio-lungo termine, di oltre 76 mila euro, da restituire con una rata il cui valore mensile si aggira attorno ai 914 euro», ha precisato Alberto Valcarenghi, membro del consiglio di amministrazione, tracciando un profilo più specifico di quanti si rivolgono ai centri d’ascolto. Tanti i motivi all’origine del bisogno, tra cui la perdita del lavoro (5,2%), la riduzione del reddito per cassa integrazione (5%), la riduzione del reddito per investimenti dovuti all’avvio di attività commerciale (5%), le spese mediche (4,8%), separazioni/divorzi (3, 6%), debiti di gioco (2,8%).

Eppure, il sovraindebitamento resta un fenomeno sfuggente, dalle mille sfaccettature e in crescita nel nostro Paese, dove la forte polarizzazione nella distribuzione della ricchezza è sempre più netta. Lo ha messo bene in evidenza Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. «Secondo i dati dell’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane, alla fine del 2023 in Italia circa 3 su 10 erano indebitate. Sebbene il sovraindebitamento sia difficile da intercettare, esistono alcuni indicatori che consentono di definire la rilevanza del fenomeno, come il rimborso di debiti. Dalle elaborazioni sui dati della Centrale dei rischi, riportate nella Relazione annuale di Banca d'Italia presentata lo scorso 31 maggio, risulta che nel 2023 le famiglie in ritardo nel pagamento di almeno una rata di un mutuo a tasso variabile sono state circa 127 mila, ossia lo 0,5% del totale delle famiglie italiane. Inoltre, le stime indicano che circa 256 mila nuclei hanno subito un incremento della rata superiore al 30% a causa del rialzo dei tassi e 198 mila hanno dovuto sostenere tra il 2023 e il maggio 2024 una rata superiore al 30% del loro reddito». Per questo motivo, ha avvertito la preside Beccalli, «in un contesto economico che ristagna, con i redditi che tendono a declinare, e in cui i debiti possono diventare un laccio, un fattore sociale disgregante, l’erogazione di credito impone alle banche e alle società finanziarie di esercitare l’attività creditizia orientandosi a principi di responsabilità sociale». Non solo «si rendono necessarie forme di credito alternative che affianchino quelle ordinarie delle banche tradizionali».

Di questo è convinta anche Antonella Sciarrone Alibrandi, giudice della Corte costituzionale, ricordando come negli ultimi anni in ambito giuridico qualcosa è stato fatto nel contrasto all’usura, come la legge 2012 sul sovraindebitamento trasfusa nel Codice della crisi, o anche il Fondo per la prevenzione dell’usura. In ogni caso, ha osservato, «siamo di fronte a un fenomeno per certi versi antico ma che si manifesta in modi nuovi. Servono pertanto anche risposte nuove per la cui elaborazione diventa essenziale la stretta collaborazione con le università fondamentali per suggerire ulteriori modifiche normative».

Il convegno si è arricchito di numerose e interessanti testimonianze che si sono alternate al tavolo dei relatori, tra queste, quelle di Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata all'Università Statale di Milano, Oreste Fratus, Centro di Ascolto Caritas Bergamo, Giovanni Pirovano, Banca Mediolanum, Paolo Stefano De Zan, consigliere cda della Fondazione San Bernardino, Daniela Capitanucci, Associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, Giovanni Pastore, Associazione Favor Debitoris, don Massimo Mapelli. Una pluralità di voci accomunate dalla stessa richiesta rivolta alle istituzioni: l’enorme urgenza di educazione e di accompagnamento dei più vulnerabili.    

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti