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Lella Costa, di precise parole si vive

08 maggio 2024

Lella Costa, di precise parole si vive

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«Ogni volta che non si valorizza il talento delle donne si fa un torto al pianeta e all’umanità». L’attrice e scrittrice Lella Costa sceglie un tono tutt’altro che rivendicativo nell’affrontare la questione di genere nell’incontro Il silenzio e le parole delle donne, promosso dal Comitato pari opportunità dell’Università Cattolica mercoledì 7 maggio nell’Aula Magna della sede di Brescia. Invitata in Ateneo mentre sta portando in scena il suo “Otello” al Teatro Sociale, accetta di buon grado di dialogare con la vice capo servizio del Giornale di Brescia Francesca Sandrini, dopo i saluti del direttore di sede Giovanni Panzeri e della prorettrice Raffaella Iafrate, e dopo l’introduzione di Antonella Olivari del Comitato pari opportunità.

Secondo Lella Costa le pari opportunità sono sacrosante, «ma noi lavoriamo perché i nostri nipoti si chiedano: “Cosa erano le pari opportunità?”». A questo proposito cita l’evoluzione di una frase coniata a metà Ottocento: “Dietro ogni grande uomo c’è una donna che soffre”. «Un’espressione che nel ‘900 si trasformò in: “Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”» e che l’attrice declina, invece, in questo modo: “Dietro ogni grande uomo c’è una donna stupefatta”. Evocando l’eroina del romanzo Piccole donne, Jo, la sorella più amata dal pubblico femminile, la scrittrice fa notare che è «fantastica ma è oblativa». «A noi, sorelle, nipotine, che abbiamo una famiglia ma anche un lavoro e, come Jo, ci facciamo carico, mancano ancora dei passaggi perché gli uomini diventino nostri pari: hanno imparato a far partire la lavatrice ma non hanno ancora imparato a spegnerla!». 


Del resto, «nessuno chiede a un uomo: come fai a conciliare il lavoro e la famiglia?», mentre la domanda è costantemente rivolta alle donne che lavorano. C’è bisogno di un’alleanza tra uomo e donna, ma alla base ci deve essere «un’autonomia economica e anche emotiva». È una forma di prevenzione educare all’autonomia.

Alla giornalista che le fa notare che anni fa, parlando di parità tra donne e uomini, aveva detto che, quando sarà davvero raggiunta (periodo ipotetico dell’irrealtà!), la smetteremo di accapigliarci sulle desinenze, di fronte al fatto che in realtà lo stiamo facendo ancora tantissimo, Lella Costa spiega che «nella nostra lingua il maschile e il femminile sono una disgrazia ma anche una fortuna». Per questo «è molto importante fare attenzione alle parole che mancano».

Le parole che l’attrice lascia alle studentesse presenti in aula magna sono: libertà, voce, sguardo, ironia, forza, coraggio, insieme all’appello a non confondere mai i mezzi con i fini. Non manca di ironia nel concludere con una frase fulminante: «Quando sapevamo tutte le risposte, ci hanno cambiato le domande».

A proposito di parole, a conclusione dell’iniziativa la prorettrice Iafrate e la direttrice delle risorse umane Marzia Benelli hanno presentato, insieme alle attività della task force per le pari opportunità in Ateneo, le linee guida per il linguaggio inclusivo. «Non è un atto di devozione al politicamente corretto, ma sono dei consigli per diventare sempre più familiari con queste parole» ha affermato la professoressa Iafrate, che ha sottolineato l’attenzione per tutte le differenze, non solo quelle di genere, ma anche l’abilismo, l’ageismo e il razzismo. La responsabile delle risorse umane ha indicato alcune iniziative nell’ottica delle pari opportunità: i corsi di enrichment familiare, per sostenere la genitorialità, i focus group sulla vita in Ateneo, il riequilibrio nelle assunzioni tra uomini e donne, la maggiore attenzione alla crescita professionale e retributiva dal punto di vista del genere, lo strumento del part time, estremamente flessibile in Università Cattolica.

Ma per cambiare davvero le cose, fa presente la prorettrice, servono educazione e cultura: «Abbiamo una cultura molto sbilanciata sull’individuo e sul suo desiderio di possesso. I più fragili sono sempre le prime vittime di una cultura sbagliata». Per questo serve un impegno corale di tutta la comunità universitaria.

Un articolo di

Paolo Ferrari

Paolo Ferrari

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