Camminare nella ricostruzione di Pompei anziché limitarsi a guardare delle foto su un libro di storia. Condividere un laboratorio pratico con una studentessa statunitense che non è potuta partire per l’Italia perché non le è stato riconosciuto il visto d’ingresso. Le potenzialità della didattica immersiva nel Metaverso sono davvero tante e l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha iniziato a esplorarle.
Metaversity è un progetto pilota del Laboratorio di Ateneo Teaching and Learning Lab (TeLe Lab) coordinato dal professor Andrea Gaggioli, direttore del Centro Studi e Ricerche di Psicologia della Comunicazione della Cattolica e componente del Comitato direttivo di TeLe Lab, che punta a sperimentare forme di didattica immersiva e ibrida innovative nel corso dell’anno accademico 2022-23.
Il primo passo è stato fatto venerdì 3 febbraio negli spazi di via Olona del campus milanese dell’Ateneo. I trenta studenti del Master in User-Experience Psychology organizzato dalla Cattolica assieme al POLI.Design-Politecnico di Milano sono entrati in aula e invece di aprire libri o laptop hanno indossato visori e impugnato tracker multisensoriali che li hanno portati prima a sperimentare individualmente l’esperienza di una persona non vedente e poi a fare un’esperienza sociale di gruppo in uno spazio virtuale condiviso, imparando a configurare un proprio avatar e interagire con gli altri studenti.
Questa lezione sperimentale è la prima di una serie di prove e workshop esperienziali da cui muoveranno i prossimi step di Metaversity. Sulla base dei dati ottenuti e dei feedback di studenti e docenti in aula sarà possibile raccogliere suggerimenti, proposte e indicazioni su potenzialità e criticità delle tecnologie virtuali impiegate ma anche identificare più chiaramente scenari, format e relativi contenuti calibrandoli sugli insegnamenti presenti nelle 12 facoltà della Cattolica.
TeLe Lab è un laboratorio di Ateneo attivo dallo scorso anno ed è dedicato all’innovazione delle pratiche e delle strategie didattiche svolte anche con il supporto e l’integrazione delle tecnologie più innovative. Questo vero e proprio motore dell’innovazione didattica dell’Università Cattolica nasce come network di strutture interne all’Ateneo già operanti da tempo in tema di formazione dei docenti e si propone di contribuire al miglioramento e all’innovazione della didattica dei corsi di studio per offrire agli studenti una esperienza formativa di qualità.
«Quanto accaduto durante la pandemia ha messo in evidenza la necessità che ogni Ateneo abbia uno sguardo strategico nei confronti dell’innovazione didattica, e più complessivamente in merito all’esperienza formativa che propone ai propri studenti» spiega il prof. Giovanni Marseguerra, Pro-Rettore al Coordinamento dell’Offerta formativa e Direttore di TeLe Lab. «Promuovere proposte di sperimentazione didattica è oggi cruciale per contribuire alla definizione di metodologie specifiche e alla individuazione dei più adeguati strumenti tecnologici da utilizzare. Dobbiamo innovare la didattica per accrescere l’interazione attiva con gli studenti e rendere così l’esperienza in università un momento di crescita personale. La didattica rimane l’elemento fondamentale per costruire la nostra relazione educativa e come Ateneo dobbiamo quindi fornire ai nostri docenti tutti gli strumenti possibili per realizzare una didattica inclusiva di qualità che garantisca il coinvolgimento degli studenti nei processi di apprendimento», spiega ancora il prof. Marseguerra.
Particolare attenzione sarà posta sulle forme di configurazione esperienziale ibride come la realtà aumentata, nella quale gli oggetti digitali sono integrati nello spazio fisico, e la realtà mista, dove invece lo spazio fisico è convertito in uno spazio virtuale: una proprietà che consente all’utente di interagire al tempo stesso con oggetti virtuali e fisici.
Lo scopo ultimo del progetto è individuare nel corso dell’anno accademico nuove forme di didattica immersiva e “phygital” da sperimentare a partire da ottobre 2023 in almeno un corso pilota tenuto da professori adeguatamente formati sui nuovi approcci didattici scelti. I risultati saranno poi valutati sulla base dell’esperienza complessiva di docenti e studenti, dell’efficacia dell’apprendimento e di quanto queste metodologie saranno poi effettivamente estendibili ad altri corsi.
«L’esperienza degli ultimi anni insegna che ormai la didattica non può più fare a meno della tecnologia ma è necessario utilizzarla in modo nuovo e originale, integrando gli strumenti digitali con la lezione in presenza che rimane centrale e fondamentale in un ateneo come il nostro che ha un essenziale compito educativo da svolgere» spiega in via di sintesi il prof. Marseguerra. «Padre Gemelli diceva che non possono essere educatori coloro che vivono nel passato. Questo richiede oggi di mettere in campo robuste dosi di innovazione e creatività, rimanendo all’interno di una cultura che vede l’educazione come trasmissione di un sapere di lungo periodo, capace di costruire un’intelligenza creativa, non ristretta alla ripetizione di schemi collaudati. Nel solco di una tradizione che dura da più di cento anni».