L'Accademia di Svezia mercoledì 8 ottobre ha assegnato il Premio Nobel per la Chimica a Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar M. Yaghi "per lo sviluppo dei reticoli metallorganici". Cosa sono? Perché sono così importanti? Ce lo spiega la professoressa Lucrezia Lamastra, docente di Chimica agraria presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, sede di Piacenza-Cremona.
Questi materiali sono stati paragonati alla borsa di Hermione, noto personaggio della saga di Harry Potter e devo dire che è una analogia perfetta: questi materiali, i MOF (Metal Organic Frameworks), sono come spazi magici in miniatura. All’esterno appaiono materiali ordinari, ma all’interno racchiudono un mondo fatto di cavità e corridoi molecolari, un reticolo in cui le molecole entrano ed escono come condomini di un enorme condominio. È la scienza che riesce a creare in modo quasi “poetico” ordine e funzionalità dentro l’invisibile, trasformando la materia in architettura. Si pensi che solo un grammo di MOF può avere la superficie interna di un campo da calcio!
Questi materiali possono trovare svariate applicazioni: possono catturare anidride carbonica, immagazzinare idrogeno, assorbire gas tossici o persino raccogliere acqua trattenendola dall’aria dei deserti. Ogni loro applicazione tocca un aspetto cruciale delle tematiche che sono oggi di grande attualità - energia pulita, acqua, qualità dell’aria, sostenibilità ambientale.
Mi piace, infine, ricordare che questo Nobel, come ormai succede da qualche anno, dimostra come la cooperazione nella scienza sia essenziale. I tre vincitori, Kitagawa, Robson e Yaghi hanno lavorato in continenti diversi, ma le loro idee si sono intrecciate in modo naturale, evidenziando che la conoscenza non conosce confini. Oggi, di fronte a sfide globali come la crisi climatica o la scarsità di risorse, la collaborazione scientifica non è solo un valore: è una necessità.