A ricordare la missione originaria del programma è stato Fabrizio Capocasale, program manager del progetto: «MyMentor nasce per colmare il divario tra istruzione formale e mondo professionale. In oltre dieci anni abbiamo accompagnato più di 800 studenti, offrendo loro uno spazio protetto in cui sperimentare, fallire, imparare e crescere». Un percorso in cui, ha aggiunto, «i mentor non sono trasmettitori di istruzioni, ma guide capaci di aiutare gli studenti a vedere oltre l’ovvio, trasformando gli ostacoli in risorse, anche grazie al reverse mentoring, che valorizza la loro prospettiva fresca e innovativa».
Una filosofia racchiusa nel principio che da sempre anima il progetto: bridging the gap. «È ciò che distingue davvero MyMentor» hanno spiegato Giuseppe Ghittoni e Max Traversone, tra gli ideatori del format. «Significa costruire connessioni autentiche, aprire porte, offrire direzioni. Non è uno slogan, ma un impegno verso i nostri giovani, che meritano di essere accompagnati e valorizzati».
Quest’anno il progetto coinvolge complessivamente 87 coppie tra i campus di Piacenza e Cremona, numeri che testimoniano l’ampiezza di un format ormai radicato nel tessuto formativo dell’Ateneo. A Piacenza — dove il kick off si è tenuto il 26 novembre — si contano 61 coppie, distribuite tra i percorsi di Agrisystem, Agricoltura Sostenibile e di Precisione, Scienze e Tecnologie Alimentari, Banking e Consulting, Gestione d’Azienda, Global Business Management e Giurisprudenza. A Cremona le coppie sono 26, appartenenti ai corsi di Agricultural and Food Economics, Food Processing – Innovation and Tradition, e Innovazione e Imprenditorialità Digitale. Un mosaico di competenze e relazioni che conferma la forza di una comunità pronta a investire sul futuro dei suoi studenti.
Il percorso continuerà nei prossimi mesi con incontri individuali, sessioni di confronto e momenti di networking, anche attraverso la community LinkedIn del progetto, oggi una rete dinamica e sempre più ampia di professionisti e studenti.