Che aria respiravi, che atmosfera hai vissuto ad Harvard?
«Il valore aggiunto di questa esperienza, al di là dell’eccellenza accademica, è stata la qualità dei rapporti umani stretti con altri studenti, provenienti da tutto il mondo. Studiare ad Harvard significa essere circondata da una moltitudine di stimoli, che si amplificano grazie al continuo confronto tra prospettive diverse. Mi piace definire Harvard come un’oasi di tranquillità che ti fa sentire al centro del mondo. L’integrazione tra studenti che provengono da tutto il mondo avviene in maniera naturale, molto più spontaneamente rispetto ad altri contesti universitari che avevo sperimentato in precedenza. Inoltre, grazie alle numerose attività organizzate dal Program Office e alle strutture sportive presenti nel campus, è praticamente impossibile non trovare qualcosa che susciti interesse o che favorisca nuove connessioni.
E quindi quali nuovi interessi hai scoperto durante la tua Summer school nella più antica università americana?
«Mi sono avvicinata in particolare al mondo dei dibattiti: imparare a sostenere le proprie opinioni con fermezza, ma senza mai screditare l’interlocutore, è un esercizio di rispetto e intelligenza che considero uno degli insegnamenti più preziosi appresi da questa esperienza. In prospettiva più ampia, Harvard mi ha trasmesso una curiosità inesauribile. La voglia di approfondire, di comprendere le differenze e di trasformarle in opportunità di crescita è un approccio che porto con me ogni giorno, anche nel mio percorso attuale».
Ora stai facendo il secondo anno della magistrale in Global Business management in Francia, questa spinta a studiare, a fare esperienze all’estero, da cosa nasce?
«Fin da piccola sono stata circondata da persone che mi hanno insegnato l’importanza di scoprire realtà e culture diverse dalle mie, considerandole una fonte preziosa di conoscenza e crescita personale. I miei genitori sono stati la mia più grande ispirazione, a loro devo tutto e rappresentano la base di tutto ciò che sto costruendo. Quando arrivò il momento di scegliere il mio percorso universitario, decisi fin da subito di iniziarlo all’estero per poi proseguirlo in Italia. Ho conseguito il Bachelor in Management alla ESCP Business School, questa scelta poco convenzionale mi ha aiutata - una volta entrata in Cattolica per la laurea magistrale - a non esitare un attimo nel candidarmi al percorso di Double Degree con l’Università di Lille.
C’è un docente dell’Università Cattolica che ti ha particolarmente spinto o anche ispirato su questo fronte?
«Il sostegno dei miei professori è stato fondamentale, in particolare voglio ricordare la professoressa Laura Zoni, docente di Performance measurement and controlling, che mi ha guidata e motivata a cogliere queste opportunità accademiche internazionali. Grazie a tutto questo “ensemble” di curiosità personale e supporto dalla Cattolica che ho ricevuto, ho vissuto la partenza per la Francia come una naturale continuazione del mio percorso universitario e di crescita personale».
Perché hai scelto di immatricolarti in Università Cattolica a Piacenza?
«Quando ho deciso di tornare in Italia per conseguire la laurea magistrale, non ho avuto dubbi su quale ateneo scegliere. L’Università Cattolica si distingue nel panorama accademico italiano e internazionale per l’eccellenza della preparazione offerta dal corpo docente, ma anche per il suo ampio network con università top-tier in tutto il mondo. Avendo frequentato un programma di laurea triennale in lingua inglese, ho scelto di proseguire gli studi, in un contesto simile, anche nel mio paese natale, così da continuare a confrontarmi con una realtà internazionale senza rinunciare a un ambiente familiare. Per quanto riguarda la scelta della magistrale in Global Business Management, posso dire che la mia passione per l’economia mi ha spinto a voler approfondire le competenze manageriali, con l’obiettivo di completare i cinque anni di studi con una solida base teorica e pratica, consolidata in paesi differenti e arricchita da approcci accademici diversi».
Ora come ti trovi e come si svolge la tua vita all’Università di Lille?
«Grazie al programma di Double Degree con l’Université Catholique de Lille sto vivendo un’esperienza davvero interessante. Parlare francese ha indubbiamente facilitato la mia integrazione nella vita universitaria e nel Paese; ora tra le varie attività universitarie ho anche iniziato l’apprendimento di una quarta lingua, il che è una sfida stimolante, e al tempo stesso, molto divertente. Il programma nel quale sono inserita prevede l’Alternance, vale a dire l’alternanza dello studio con periodi in azienda. Questo sistema mi permette di vedere, concretamente, come le nozioni apprese in aula trovino dirette corrispondenze nella realtà, e come la mia esperienza lavorativa “sul campo” mi faciliti con lo studio delle discipline manageriali, in vista delle sessioni d’esame. Sto vivendo un percorso che mi mette alla prova ogni giorno, costringendomi a uscire dalla mia zona di comfort e a rivedere continuamente il mio approccio al business e alle persone. Come compresi e imparai ad Harvard, una delle lezioni d’oro è che le soft skills contano tanto quanto le hard skills, soprattutto in un mondo sempre più interconnesso, dove i rapporti umani costituiscono una vera ricchezza».
Secondo te, perché ogni studente universitario dovrebbe includere esperienze di studio internazionali nel proprio curriculum?
«Vivere esperienze di studio all’estero non ha solamente un grande valore formativo, ma rappresenta anche la base fondamentale per la costruzione di un pensiero indipendente e di un’identità personale. Conoscere persone e realtà nuove ci porta a scoprire cose che non pensavamo neanche immaginabili o esistenti. Avere l’opportunità di scambiare la ricchezza culturale del proprio Paese con quella di un altro rappresenta un’esperienza preziosa. Non si tratta di un percorso unidirezionale: noi giovani, per crescere con una visione consapevole del mondo, abbiamo il dovere di porci domande e di esplorare ciò che si trova al di fuori della nostra zona di comfort».
E dopo la laurea quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Terminare i miei studi universitari, al momento, è il mio obiettivo principale. Il percorso di Alternance che sto frequentando in Francia mi sta aiutando a comprendere meglio le mie aspirazioni e i miei interessi, ma nulla distoglie la mia attenzione dal mio obiettivo principale: avere un impatto nel mondo. Ciò che faccio voglio che porti significato, non solo risultati. Credo nella curiosità come leva per il cambiamento e nella determinazione di chi non si accontenta. Harvard ed ora il programma di Double Degree con l’Université Catholique de Lille mi hanno insegnato che il vero valore non sta solo nel raggiungere traguardi e titoli accademici, ma nel modo in cui li mettiamo a frutto: per condividere, ispirare e creare ponti tra culture, idee e persone».
Giulia Murador è una studentessa determinata e curiosa, e tutto questo trapela dalla dedizione e dall’entusiasmo con cui affronta ogni impegno e ogni sfida. Ma soprattutto si riflette pienamente quando afferma con sicurezza che: «Dietro ad ogni risultato importante vi è tanta ambizione e preparazione: linguistica, accademica e culturale in questo caso. L’improvvisazione non trova spazio quando si ambisce all’eccellenza».