A entrare nel merito della questione è stato proprio Enria, ricordando la strada fatta in questo ambito negli ultimi quindici anni. Basti pensare all’armonizzazione delle definizioni, alla trasparenza e disseminazione di informazioni a livello europeo, alla standardizzazione delle metodologie di vigilanza, allo sviluppo di strumenti macroprudenziali, al rafforzamento patrimoniale delle banche, con conseguente recupero di credibilità, a una maggiore integrazione dei meccanismi per la gestione delle crisi. Un processo di riforma regolamentare che forse, secondo alcuni, si è spinto troppo in là portando a un sistema pesante che, come un macigno, ostacola la crescita. Eppure, secondo Enria, a fronte di enormi esigenze di finanziamento per sostenere la doppia transizione digitale e climatica, un «annacquamento delle regole a presidio della stabilità finanziaria sarebbe estremamente rischioso». La semplificazione è una strada da valutare con attenzione, ma densa di incognite.
L’economista ha pertanto ribadito che l’integrazione europea resta l’unica opzione concretamente possibile. In particolare, in ambito finanziario, accanto ad azioni di policy condivise, risulta fondamentale che le imprese finanziarie accettino di giocare «secondo regole e prassi europee, consultando le autorità europee che coinvolgeranno quelle nazionali, senza però cedere alle loro indebite pressioni». Per questo motivo, ha precisato Enria, l’Unione dei mercati dei capitali (“Capital Markets Union”, ora ridenominata “Savings and Investments Union”) «richiede un serio empowerment dell’autorità di regolamentazione e di vigilanza dei mercati finanziari della Ue (Esma) con una governance adeguatamente europea». Un approccio, ha aggiunto Enria, che si dovrebbe applicare anche all’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni (Eiopa). «Non si può avere integrazione dei mercati senza un’autorità europea direttamente responsabile per la vigilanza. La consuetudine a lavorare e decidere insieme sotto guida europea riduce (gradualmente) la preoccupazione di perdere controllo nazionale delle autorità tecniche, compensandole con controllo condiviso dall’Unione europea».
Alla relazione di Andrea Enria è seguita una tavola rotonda coordinata da Giovanni Sabatini, professore a contratto di Principles of Banking nella Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Al dibattito, tra gli altri, hanno preso parte Stefano Cappiello, dirigente generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Carlo Comporti, commissario Consob, Carmine Di Noia, direttore Affari Finanziari e dell’Impresa dell’Ocse, Andrea Resti, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università Bocconi.