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Tassare il patrimonio? Pro e contro per un fisco più giusto

18 novembre 2025

Tassare il patrimonio? Pro e contro per un fisco più giusto

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La tassazione della ricchezza è tornata al centro del dibattito economico. Un dibattito non solo accademico, ma ormai entrato nell’arena politica, recentemente reso ancora più acceso dalla proposta di Gabriel Zucman, allievo dell’economista Thomas Piketty, che ha suggerito l’introduzione di una tassa del 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro. 

Tassare la ricchezza può essere davvero la soluzione per ridurre le disuguaglianze? A questo interrogativo hanno cercato di rispondere accademici, professionisti, esponenti del mondo finanziario e giuridico riuniti giovedì 13 novembre nell’Aula Pio XI per partecipare all’incontro “Per una migliore imposizione fiscale sul patrimonio”, promosso dal Laboratorio di analisi monetaria dell’Ateneo (LAM) e dall’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e borsa (ASSBB)

«L’imposizione sul patrimonio richiede un’analisi di tipo interdisciplinare. Da questo punto di vista è particolarmente significativo affrontare il tema sia sotto il profilo economico-finanziario che giuridico»», ha detto il preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Giovanni Petrella, aprendo i lavori dell’iniziativa. «La fiscalità patrimoniale rappresenta infatti una componente cruciale del sistema tributario generale, non soltanto in termini di gettito, ma anche per il ruolo che svolge nel modulare i principi di equità e di efficienza di un sistema tributario. Quando si fa riferimento alle imposte, la sfida è quella di disegnare sistemi e regole che non risultino distorsivi nei processi decisionali, evitando di condizionare negativamente le scelte di investimento, di lavoro e di risparmio. Naturalmente esistono anche obiettivi collaterali, come quello di garantire un adeguato livello di progressività fiscale e di introdurre incentivi mirati al raggiungimento di specifici obiettivi».

Ma perché anche in Italia si torna a parlare insistentemente di tassa sulla ricchezza? «C’è un aumento nella disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza che non si era mai visto prima», ha spiegato Massimo Bordignon, docente di Scienza delle finanze all’Università Cattolica del Sacro Cuore e promotore del convegno insieme al professor Tommaso Di Tanno, dell’Università degli Studi di Milano. «Il fenomeno è particolarmente evidente negli Stati Uniti, dove l’1% più ricco della popolazione detiene il 40% della ricchezza nazionale. Tuttavia, si tratta di una dinamica universale, che interessa anche la Francia e l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, in pochi anni tra il 1995 e il 2016 il 50% più povero della popolazione è passato dal detenere il 12% della ricchezza nazionale al 3,5%. Nello stesso periodo, l’un millesimo più ricco (circa 50.000 persone) ha visto crescere la propria quota dal 5% al 9%, mentre l’1% più ricco è arrivato a possedere il 22% della ricchezza complessiva».

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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Dati allarmanti che rendono urgente un ripensamento della tassazione patrimoniale. «Che questo avvenga attraverso imposte personali sulla ricchezza, come la cosiddetta Zucman tax di cui si discute molto in Francia, oppure mediante un rafforzamento degli strumenti già presenti in Italia - come l’IMU, la tassazione sul patrimonio finanziario o le imposte di successione - resta un tema di carattere generale. Tuttavia, in una situazione come quella attuale, è un tema che va affrontato con urgenza. Non si tratta soltanto di un problema di gettito o di reperire risorse, ma della necessità di riequilibrare un sistema che, se troppo sbilanciato, rischia di minare la stessa tenuta della democrazia», ha aggiunto il professor Bordignon

Ma quali patrimoni dovrebbero essere tassati? «Quelli di grande entità», ha precisato il professor Di Tanno. «Non si fa riferimento alla prima casa, bensì ai grandi patrimoni. Stabilire se ‘grande patrimonio’ significhi oltre cinquanta milioni o oltre cento milioni è una scelta discrezionale del legislatore». Tuttavia, «il problema principale resta l’identificazione: raramente chi possiede un grande patrimonio lo detiene direttamente. Più spesso esso è intestato a veicoli societari o interposti, talvolta legittimi, talvolta meno, che ne celano la titolarità effettiva. La questione diventa quindi duplice: da un lato come ricondurre il patrimonio a una persona fisica, dall’altro come misurarne il valore». Aspetto quest’ultimo tutt’altro che semplice. «La misurazione se basata sui bilanci, riflette valori storici. Un immobile o una certa quantità d’oro acquistati trent’anni fa figurano ancora al valore originario, ma il riferimento corretto dovrebbe essere quello attuale. I problemi centrali sono dunque due: primo, l’identificazione del vero dominus, più ancora che del proprietario formale; secondo, la corretta valorizzazione del patrimonio», ha chiarito il professor Di Tanno.

Certo, il sistema fiscale difficilmente potrà azzerare le diseguaglianze. Di questo è convinto Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, che ha preso parte alla tavola rotonda conclusiva. «Nei paesi capitalistici, la riduzione delle differenze di reddito avviene più attraverso la spesa pubblica che tramite il sistema fiscale. Non si tratta soltanto di trasferimenti alle famiglie o di sostegni ai redditi più bassi, ma della capacità di garantire servizi universali e di qualità: una sanità accessibile a tutti, un sistema educativo inclusivo, l’accesso all’abitazione e ai trasporti a costi sostenibili». Secondo Cipolletta, «il sistema fiscale, a sua volta, deve essere giusto - cioè, proporzionale e progressivo, facendo pagare di più a chi ha di più - ma anche efficiente, capace di raccogliere il massimo delle risorse disponibili senza compromettere la crescita del Paese. Oggi è necessario combinare giustizia ed efficienza, ricordando che il problema della diseguaglianza non può essere abbandonato: esso va affrontato soprattutto attraverso la spesa pubblica e la garanzia di servizi di buona qualità». 

Al dibattito hanno partecipato, tra gli altri, i docenti dell’Università Cattolica Marco Lossani e Rony Hamaui, rispettivamente direttore del LAM e segretario di ASSBB, Salvatore Morelli, Università degli Studi Roma Tre, Francesca Gastaldi, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Francesco Figari, Università del Piemonte Orientale, Giuseppe Marino, Università degli Studi di Milano, Gianni Guerrieri, esperto di mercato immobiliare, Alberto Chiesa, Mediobanca, e Ilario Scafati, MEF.

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