
News | Piacenza-Cremona
Piano Africa al centro: Dies Academicus con Nosipho Nausca-Jean Jezile
La sede di Piacenza-Cremona dell'Ateneo inaugura l'anno accademico con la prolusione dell’Ambasciatrice del Sud Africa presso la FAO
| Redazione
13 marzo 2025
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«Formare donne e uomini di valore e risolvere i problemi della nostra terra. In questa storica enunciazione di Padre Gemelli si celano ancora le missioni della sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore». Una traiettoria che il rettore Elena Beccalli ha tracciato nel discorso inaugurale del Dies academicus della sede di Piacenza-Cremona. Senza dimenticare che «rispetto ad allora, i problemi della nostra terra sono cambiati, anche notevolmente. Le vorticose trasformazioni del settore agricolo sono ormai legate alle innovazioni tecnologiche. Per governare e indirizzare tali cambiamenti dobbiamo affidarci a un lavoro inter e trans-disciplinare che qui si esprime in maniera evidente ed efficace».
Quello di Piacenza-Cremona è innanzitutto un microcosmo internazionale, ha detto il rettore. «Gli studenti internazionali sono ben 386, dei quali il 13% proviene da un paese africano. Non meno rilevanti i dati degli studenti in uscita, 323 sono quelli che hanno deciso di arricchire il loro curriculum con esperienze in atenei esteri». Una proiezione iniziata vent’anni fa con il primo double degree in International management, «qualificando la sede come un perno per rendere a tutti gli effetti Piacenza e Cremona un polo universitario globale, in cui l’Africa riveste già un ruolo significativo».
Ed è proprio l’Africa «la regione con la più alta percentuale di popolazione che non ha cibo a sufficienza: circa il 20% a fronte dell’8% in Asia e del 6% in America Latina. Dunque, ben 298 milioni di africani hanno affrontato tale condizione nel 2023». Secondo la professoressa Beccalli sono proprio le povertà alimentari che «mettono in luce i numerosi limiti del modello economico dominante». Limiti che «trovano ulteriore conferma nel cambiamento climatico, descritto dall’economista Nicholas Stern, nostro laureato honoris causa, come “il più grande fallimento del mercato che il mondo abbia mai sperimentato”». Da qui deriva «l’importanza di orientare il paradigma verso la sostenibilità sociale e ambientale, oltre che economica».
Un impegno fatto proprio, secondo un profilo di etica intergenerazionale, dalla sede di Piacenza-Cremona, «che ha saputo tradurre in azioni concrete la sensibilità verso la salvaguardia dell’ambiente». Dall’attivazione nel 2020 di una laurea triennale in Management per la Sostenibilità, alla realizzazione lo scorso anno del parco agrivoltaico, alla costituzione - con Fondazione EDUCatt - della prima comunità energetica rinnovabile in ambito universitario.
Del parco agrivoltaico «che ha restituito nuove funzioni e vitalità a terreni rimasti per anni inutilizzati» e di «progetti scientifici di grande valenza in termini di sostenibilità ambientale» ha parlato nel suo saluto la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, per cui «il cardine del legame tra un ateneo e la sua città è la condivisione degli obiettivi, lo sguardo univoco verso lo sviluppo sostenibile. Nella consapevolezza che la “città delle Università” è una città capace di costruire un futuro migliore».
Alla salvaguardia dell’ambiente sono strettamente connessi i problemi di fame e denutrizione, che richiedono «azioni congiunte per sviluppare un sistema agricolo e alimentare più inclusivo che, sostenuto da ricerca scientifica e innovazione tecnologica, promuova un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente», nell’ottica dell’ecologia integrale della Laudato si’. Un paradigma, ha continuato il Rettore Beccalli, «che può essere declinato - seppur con prospettive diverse - sia nella Food Valley, in cui ci troviamo, sia nei paesi africani, con i quali collaboriamo, e sempre più lo faremo, attraverso il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore», «un’opera di giustizia non tanto di carità».
Una struttura di azione, quella del Piano Africa, in cui «rivedo «parecchi dei valori che, oltre 70 anni fa, ispirarono chi rese possibile a Piacenza la nascita della prima Facoltà di questo Ateneo e decise di puntare sulla formazione, sulla ricerca e sulla qualità di aule e laboratori», ha detto Monica Patelli in qualità di presidente della Provincia, ma soprattutto in veste di amministratore unico di Epis (Ente di Piacenza e Cremona per l’Istruzione Superiore).
Attualmente l’Università Cattolica ha già attivi 123 progetti con 40 paesi africani, dei quali 10 nella sola sede di Piacenza-Cremona. «Se negli anni Quaranta e Cinquanta, l’agricoltura rappresentava un settore chiave per l’economia italiana - ha detto il rettore -, oggi questo vale per l’Africa. Si comprende quindi la rilevanza che nel Piano Africa avranno le questioni agro-alimentari».
Un articolo di
Come ha dimostrato il progetto in Mali a cui ha partecipato il dottorando di Agrisystem Gabriele Bellotti. «Lo scopo era rigenerare i suoli agricoli di quattro villaggi rurali e, di conseguenza, generare ricchezza, sviluppo, opportunità lavorative e ridurre l'incidenza delle emigrazioni irregolari». Secondo il dottorando «questo progetto non rappresenta solo un esempio di cooperazione multidisciplinare e multiculturale, ma dimostra come un lavoro svolto in sinergia con le istituzioni locali possa generare fiducia, sviluppo duraturo e portare a cambiamenti concreti nella vita delle persone coinvolte».
Alla base di tutto c’è quello che la professoressa Beccalli nei vari Dies ha definito education power, «per evidenziare il ruolo decisivo dell’educazione come base per lo sviluppo integrale e sostenibile». Secondo il rettore «anche nella ricerca, nella didattica e nelle attività dell’ambito agro-alimentare l’education power può essere risolutivo. Un esempio su tutti: per il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, l’azione della FAO risulta indispensabile».
Sul ruolo degli organismi internazionali cruciale per la «trasformazione» dell’Africa si è concentrata la prolusione di Nosipho Nausca-Jean Jezile, presidente del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale presso la FAO e ambasciatrice del Sudafrica in Italia. «Le organizzazioni internazionali, intergovernative e regionali - come il Comitato per la sicurezza alimentare mondiale, che presiedo, o l’Unione africana - i governi, la società civile e il settore privato devono agire insieme per promuovere un cambiamento positivo nella regione» ha affermato. «I Paesi africani sono impegnati ad aggiungere investimenti in agricoltura, riducendo così il futuro fabbisogno di importazioni. La trasformazione dei sistemi alimentari in Africa è una questione critica, poiché il continente è alle prese con l'insicurezza alimentare, il cambiamento climatico, la rapida urbanizzazione e i cambiamenti economici. Trasformare i sistemi alimentari significa assicurarsi che siano più sostenibili, resilienti ed equi, affrontando al contempo le sfide associate alla malnutrizione, allo spreco di cibo e alla bassa produttività agricola in vari territori. Come ha detto Papa Francesco, il diritto a una vita veramente umana porta logicamente al diritto a cibo sufficiente per sostenere una vita dignitosa».
Secondo l’ambasciatrice «la trasformazione dei sistemi alimentari in Africa richiede un approccio olistico, che combini innovazione, riforme politiche e pratiche sostenibili. La collaborazione tra le istituzioni, in particolare i governi, il settore privato, gli agricoltori e gli istituti di ricerca o le università, sarà fondamentale per ottenere un continente sicuro e resiliente dal punto di vista alimentare. L'approccio del governo italiano alla collaborazione con il continente africano con il “Piano Mattei” è uno sviluppo positivo». Ma «il successo dipenderà - ha concluso l’ambasciatrice - da una cooperazione trasparente e reciprocamente vantaggiosa tra i Paesi africani e l’Italia in partnership con le istituzioni accademiche per una scienza e una ricerca basate sull'evidenza a sostegno di decisioni e investimenti informati, compreso il ruolo e il contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza».