Le operazioni si sono svolte in un clima di grande serenità grazie all’efficienza della squadra, composta quasi esclusivamente da personale sanitario locale, a cui si sono aggiunti uno specializzando di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo e un referente amministrativo del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) dell’Università Cattolica, venuti per l’occasione dall’Italia.
Nel corso della giornata sono state effettuate 97 radiografie e 80 ecografie, oltre a numerosi test di laboratorio. Visti i numeri elevati, alcuni degli abitanti che avevano partecipato all’iniziativa sono stati richiamati nei giorni successivi per completare gli accertamenti.
«Sinceramente non ci aspettavamo un’affluenza tale – ammette suor Christine Richard, sorella dell’ordine delle suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret e direttrice generale dell’ospedale –. Eravamo all’inizio del mese di Ramadan e qui, in questo periodo, spesso le persone rifiutano di assumere i medicinali, perché li ritengono una forma di alimentazione e dunque una pratica non ammessa. Inoltre, pensavamo che l’arsura tipica di questa stagione avrebbe scoraggiato molti a spostarsi dai villaggi e ad aspettare sotto il sole».
Quando però già all’alba i sanitari hanno visto la coda che si era formata davanti ai cancelli, tutti i timori si sono dissolti. Anzi, ad un certo punto, la preoccupazione è stata quella contraria. «Poiché non riuscivamo a completare tutti i test nell’arco della giornata, abbiamo deciso di organizzare la raccolta dei campioni su due giorni, chiedendo alle persone di ripresentarsi l’indomani. Temevamo che molti non sarebbero tornati ed invece siamo riusciti a completare il programma come avevamo previsto», racconta Antonio Cristiano che all’Università Cattolica si sta specializzando in igiene e medicina preventiva.
Suor Christine è convinta che una parte del merito di questo successo inaspettato sia dovuta all’intervento del griot locale: una figura tradizionale che in questa regione dell’Africa ha un ruolo centrale nella vita sociale.
Ma certamente insieme all’oratoria del personaggio, un argomento molto persuasivo deve essere stato la gratuità delle prestazioni: niente affatto scontata in Camerun.
Lo screening sanitario ha permesso di identificare ben 23 persone positive che non hanno sviluppato la malattia, ma che erano state infettate. Di queste, 17 hanno già iniziato la cura.