In Camerun, nella regione interna dell'Adamawa, è iniziata sotto i migliori auspici la campagna contro la diffusione della tubercolosi, lanciata dall'Università Cattolica del Sacro Cuore con alcuni partner locali, attraverso il progetto di cooperazione Griot.
Almeno, questo è quanto ha suggerito un incontro casuale, avvenuto proprio poche settimane dopo l’avvio dell’iniziativa. Durante una delle periodiche missioni nelle aree rurali più isolate previste dal programma, infatti, lo scorso 31 maggio 2024, suor Christine Richard si è recata in un piccolo villaggio a un’ora di jeep dal centro abitato di Ngaoundal, dove la religiosa dell'ordine delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret dirige l’ospedale Gala Gala.
In auto, insieme con lei, c’erano la sua consorella, suor Maria Luisa Caruso, presidente della Fondazione che sostiene l’ospedale, altri collaboratori del progetto e un mediatore culturale. Lo scopo del viaggio era stabilire un contatto con la popolazione nella speranza di instaurare un clima di collaborazione.
L’accoglienza degli abitanti è stata immediata e calorosa. Tra la curiosità dei bambini, spuntati un po’ ovunque in mezzo alle capanne di argilla e paglia, i membri della comunità hanno offerto una grande ciotola di latte fresco ai visitatori: tipica espressione di cordialità, ma anche pratica a rischio, poiché il latte non bollito è uno dei veicoli di infezione.
La visita si è rivelata un’occasione preziosa quando a un certo punto si è presentato il capofamiglia del villaggio.
«Non appena gli abbiamo spiegato chi eravamo e la ragione della nostra visita – racconta suor Christine Richard – il suo volto si è illuminato. L’uomo ci ha raccontato che si era ammalato di tubercolosi ed era guarito proprio grazie alle cure ricevute nel nostro ospedale. Quindi ci ha detto che eravamo i benvenuti a casa sua e che avevamo il suo totale sostegno».
Come a confermare la sua buona volontà, il capofamiglia ha fatto portare un pollo che girava nel cortile e l’ha offerto agli ospiti.
«Questo episodio ci ha aperto il cuore alla speranza - sottolinea suor Maria Luisa Caruso -. In questa regione a prevalenza islamica, come molti musulmani, anche quest’uomo aveva diverse mogli e molti figli. La sua testimonianza è stata la forma di promozione migliore che potessimo immaginare per la nostra campagna».
«Da queste parti le persone credono ancora che la malattia derivi da una maledizione, per questo prima di andare in ospedale preferiscono rivolgersi ai guaritori locali - aggiunge suor Christine –. Quest’uomo era invece venuto da noi. La storia raccontata da lui stesso, davanti alle persone sulle quali esercitava un’evidente ascendente, è stata un riconoscimento importante del nostro ruolo».
Cercare e formare community leader nelle comunità rurali è la chiave di volta del progetto, il cui acronimo significa Gestione clinica, Responsabilità comunitaria, Informazione e Orientamento ai servizi sanitari nella lotta alla Tubercolosi (GRIOT appunto). Finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo attraverso il Global Fund (il partenariato internazionale istituito per combattere Hiv, malaria e tubercolosi), il progetto è promosso in qualità di ente capofila dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Sotto la supervisione del CeSI, il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, il programma unisce da un lato le competenze cliniche in epidemiologia e sanità pubblica della Facoltà di Medicina e del Policlinico Gemelli, e dall’altro la conoscenza approfondita del contesto locale delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, che vantano una lunga presenza nel Paese e gestiscono, con il sostegno della Fondazione Thouret, il centro ospedaliero Gala Gala a Ngaoundal, designato nel 2022 ospedale distrettuale abilitato alla cura della tubercolosi.