Quando pensiamo al mondo digitale, di solito, il primo pensiero va subito al mondo della Rete, agli smartphone, allo sterminato mondo delle app, alle serie da vedere in streaming e alla galassia dei videogiochi. Uno sguardo parziale, se non proprio limitato, perché tutte queste realtà sono solo una componente del digital, forse la più conosciuta, probabilmente non la più importante, che invece molto spesso viene dimenticata. Le applicazioni nella farmaceutica, i telai elettronici, il mondo dei droni con tutti i loro utilizzi in ambito civile sono solo alcuni esempi. Avere piena consapevolezza di ciò è fondamentale per comprendere al meglio le tecnologie che ci circondano. Un percorso indispensabile anche in chiave formativa per individuare il ruolo della società, dei genitori e della scuola nell’educare a vivere bene in un mondo digitalizzato.
Temi che sono stati affrontati, mercoledì 21 agosto, al Meeting di Rimini, in un incontro a cui hanno partecipato Luca Botturi, docente di Educazione ai media presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e lo psicoterapeuta, scrittore e saggista Alberto Pellai. Al dibattito ha contribuito, con un video intervento, Maryanne Wolf, professoressa della Ucla University, membro della Pontificia Accademia delle Scienze e autrice Vita e Pensiero.
«La vera sfida è saper "abitare" questi i luoghi - ha detto introducendo l'incontro Fabio Mercorio, docente di Data Science presso l'Università Milano Bicocca - spesso concentrandoci solo sull'esperienza dei consumatori, ci fermiamo sulla superficie di un modo decisamente più profondo. L'entertainment non è la cittadinanza digitale. Dobbiamo imparare a saper pensare in maniera sistemica».
Ma qual è l'impatto che le tecnologie hanno realmente sui processi di apprendimento dei più piccoli? Maryanne Wolf, nel suo video intervento, ha ricordato come «la convinzione che una maggiore esposizione al linguaggio digitale migliorasse l'apprendimento si è rivelata errata. Anzi, studi scientifici hanno dimostrato come la correlazione tra esposizione al digitale e sviluppo cerebrale ha prodotti risultati allarmanti dal punto di vista del rendimento scolastico. Con il tempo - ha aggiunto - c'è il rischio che le aree dell'attenzione diventino meno sviluppate e connesse del normale».