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"A chent'annos": Gesuina e la Cattolica, un secolo insieme

28 aprile 2022

"A chent'annos": Gesuina e la Cattolica, un secolo insieme

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I cento anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore quest’anno hanno un sapore diverso. Ad Oristano, in Sardegna, si celebra anche il centenario di Gesuina Murtas, alumna del nostro Ateneo laureata «il 19 febbraio 1948 in Lettere», afferma la signora con puntualità. Per tutti “la professoressa Murtas”, incrocia Milano grazie al suo spiccato senso critico: appassionata dello studio umanistico e letterario, intraprende il percorso accademico in una realtà del tutto nuova. Attiva, curiosa ed emancipata decide di raggiungere la città con uno scopo preciso: insegnare.

Nata a Milis il 28 gennaio 1922, per lei non è consuetudine trovare traffico nella piccola cittadina dell’ovest della Sardegna. Nella piccola società paesana non era del tutto nuovo nemmeno trasferirsi per studio in una città così lontana e piena di pericoli, per giunta per una donna. Ma Gesuina non si perde d’animo e anzi si trova molto bene da subito. Trascorre le sue giornate al Marianum. Il collegio dista pochi passi dall’Università e quella passeggiata se la ricorda bene. Ogni mattina, infatti, con le sue colleghe, si alzava dal letto e andava a lezione percorrendo quella strada con gioia. Le è dispiaciuto andarsene dalla grande città per via dei bombardamenti dovuti alla Seconda guerra mondiale ma al suo ritorno, nel 1948, è rimasta contenta ugualmente di raggiungere quel grande obiettivo.

 

La laurea e gli affetti


Il titolo della sua tesi è: “Note sulla Letteratura Francescana dalle Origini: il “Sacrum Commercium B. Francisi Cum Domina Paupertate”. Uno studio trasversalmente guidato dalla giovane Gesuina, già facente parte dell’ordine francescano che ripercorre la letteratura ad esso collegata e che l'ha portata in seguito a ericoprire la carica di presidente regionale dell’Ordine francescano secolare. Come relatore ha avuto Ezio Franceschini, poi Magnifico Rettore dell’Università dal 1965 al 1968. Gesuina ricorda con dolcezza il suo mentore e, chiamandolo fratello, racconta quel che è nei suoi ricordi: «Un uomo giusto con grandi valori morali che ha servito l’Italia in Trentino come Capitano degli Alpini», Franceschini è stato nella storia mosso dal sentimento antifascista, appoggiò la Resistenza dopo l’armistizio del 1943 insieme ad altri professori di altra ideologia. Tra questi vi era Concetto Marchesi, rettore dell’Università di Padova, esponente di spicco del Partito Comunista, aiutato poi a emigrare in Svizzera nel 1944 da Franceschini.

Un’altra persona che ricorda nella sua memoria è la direttrice del collegio Mea Tabanelli, una compagna di preghiere e studio. Le regole interne, sia al Marianum sia all’Augustinianum, erano rigide e prestabilite. La direttrice si impegnava nel coordinare le giornate attuando una politica culturale stimolante e ricca, partecipando ad attività laiche con l’intento di formare un pensiero autonomo e una presa di coscienza individuale. La direttrice, infatti, prediligeva un comportamento caritativo favorendo una formazione meno astratta possibile e meno sensibile al fascino dell’utopia. Questo portò Gesuina e tutte le studentesse del collegio Marianum a uno stile accademico emancipato e aperto culturalmente pur nell’adesione ad uno stile alla vita tradizionale di madre e di insegnante. «Non ci imponeva niente, eravamo libere. Andavamo a messa per nostro volere, per l’amore che sentivamo per Dio», ricorda Gesuina.

Agata


Una collega a cui ripensa con tanto amore è Agata, di origine lituana, assistente psicologa. Agata rimase orfana dei genitori in epoca staliniana e trovatasi a Milano, in periodo di guerra, scappò in Canada. Ad Ottawa, fondò un’università cattolica privata per ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento. «Con Agata c’è stato uno scambio epistolare molto intenso, ci siamo sempre sentite. Quando è mancata mi è dispiaciuto non essere lì», dice Gesuina ricordando l’amica. La stessa Agata, avendo a cuore l’amicizia con la signora Gesuina, ha proposto più volte una collaborazione nella scuola. Voleva a tutti i costi che lei diventasse insegnante e che lasciasse la sua amata Sardegna. Un distacco troppo forte e repentino per la giovane Gesuina, che scelse di restare in terra sarda e insegnare ad Oristano, dove ormai si era trasferita dopo un’esperienza a Roma all’istituto di Santa Brigida. «Chissà come sarebbe stata la sua vita ora in Canada. Lontana dagli affetti e dalla sua terra» afferma la nipote Alessandra, molto legata alla zia.

Il ritorno in Sardegna

Tuttavia, la sua vita continua tranquilla. I dolori dei bombardamenti del tempo, che distrussero il collegio, sua casa per gli anni universitari, si amalgamano alla spensieratezza dell’adolescenza e alle prime conquiste accademiche. L’esperienza professionale si mischia alla passione e all’attitudine che ha dimostrato negli anni. La sua vita trascorre serena nella sua terra, circondata dai suoi affetti e dalla tranquillità che circonda la sua casa ad Oristano. Amata e coccolata da tutti, festeggia così i suoi cento anni di vita insieme a quell’istituzione che le ha fatto casa ed esperienza.

“Che Dio ti benedica! Anda in bon’ora (Vai in una buona strada)”, conclude così signora Gesuina, con la voce flebile ma squillante, piena di forza.

 

 


Nella foto qui in alto: la consegna della targa, in occasione del centesimo compleanno, da parte degli assessori del Comune di Oristano Marcella Sotgiu e Gianfranco Licheri a nome della comunità, delle nipoti Alessandra e Carla, della pronipote Francesca e degli amici stretti (Fonte Comune di Oristano)

Un articolo di

Francesca Arcai

Scuola di giornalismo

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